C'È SPAZIO PER TUTTI - LA PRIMA MISSIONE SU MARTE È QUELLA DEGLI EMIRATI ARABI, PARTITI A LUGLIO. POI NELL'ORBITA DEL PIANETA ROSSO ARRIVA L'ASTRONAVE DELLA CINA, CHE STA RECUPERANDO TERRENO, E QUELLA DEGLI AMERICANI CON LA TRIVELLA - MA LA NASA È IN ROSSO: HA RICEVUTO DAL CONGRESSO SOLO 850 MILIONI DI DOLLARI RISPETTO AI 3,2 MILIARDI NECESSARI PER TORNARE SULLA LUNA ENTRO IL 2024 - LE PRIORITÀ DI BIDEN SEMBRANO ALTRE, COSÌ GLI USA DEVONO AFFIDARSI A MUSK E BEZOS...
-Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"
La sonda spaziale Hope lanciata dagli Emirati Arabi nel luglio scorso è entrata ieri nell'orbita di Marte dopo un viaggio di 480 milioni di chilometri. Sarà seguita oggi dall'astronave automatica cinese Tianwen-1: si inserirà anch'essa in un'orbita marziana e, dopo tre mesi di esperimenti, atterrerà sul Pianeta Rosso a maggio, andando ad esplorare la regione denominata dagli astronomi Utopia Planitia.
Arriverà, invece, direttamente sul terreno, nel Cratere Jazero - quello che, secondo gli scienziati, un tempo era il delta di un fiume - la sonda americana Perseverance, l'ultima della carovana partita a luglio dalla Terra approfittando di condizioni favorevoli di allineamento dei pianeti che si verificano solo ogni 26 mesi circa.
Per gli Emirati, che hanno costruito il veicolo spaziale con l'aiuto degli scienziati americani dell'Università di Boulder, in Colorado, è un momento storico: il primo Paese arabo a entrare nel club spaziale del quale, oltre a Stati Uniti, Russia e Cina, fanno parte l'Unione Europea e l'India che in passato hanno già inviato sonde verso Marte.
I motori, accesi per 27 minuti, hanno ridotto la velocità del veicolo spaziale arabo da 72 a 11 mila chilometri l'ora. Hope studierà l'atmosfera di Marte con un'accuratezza che non ha precedenti, mentre la sonda cinese e quella americana, dotate di trivelle, estrarranno campioni di minerali e andranno alla ricerca di acqua, ghiaccio e altre tracce di vita.
Tanto Tianwen1 quanto Perseverance hanno a bordo un rover, una piccola jeep elettrica per esplorare il terreno intorno al luogo dell'atterraggio. La sonda americana dispone anche di un piccolo elicottero che verrà attivato tra qualche mese: consentirà di allargare il raggio delle esplorazioni.
Gli Stati Uniti sono di certo i più avanzati in questo campo: le otto sonde che negli ultimi decenni sono scese su Marte sono tutte americane. Ma la Cina sta recuperando terreno: vuole lanciare una sfida alla superpotenza anche per quanto riguarda la conquista dello spazio.
Marte è solo l'inizio: l'anno scorso Pechino ha varato un intenso programma spaziale quinquennale (140 lanci nel solo 2020) che comprende, tra l'altro, la costruzione modulare di una stazione spaziale orbitante intorno alla Terra più piccola ma anche molto più moderna di quella internazionale, l'Iss, che sta invecchiando senza che Stati Uniti e Russia, partner principali dell'impresa, abbiano ancora deciso cosa farne.
In calendario anche una missione cinese verso Giove e il ritorno su Marte tra dieci anni con un veicolo che dovrebbe essere in grado di riportare sulla Terra i campioni estratti dal sottosuolo marziano.
Siamo, insomma, all'inizio di una nuova fase della corsa allo spazio: anziché l'ex Urss, ora a sfidare l'America c'è la Cina mentre la Nasa, perso il dinamismo e le risorse degli anni Sessanta e Settanta, delega sempre più lo spazio ai privati o ai militari anche perché costretta a combattere con grossi problemi di bilancio: ha ricevuto dal Congresso solo 850 milioni di dollari rispetto ai 3,2 miliardi necessari per tornare sulla Luna entro il 2024.
Un obiettivo, comunque, ormai irrealistico anche per problemi tecnici. Lo sviluppo del supermissile Sls della Boeing, indispensabile per lanciare un'astronave e un modulo di allunaggio, è in ritardo di tre anni. E, a differenza di Donald Trump che premeva sulla Nasa sperando di festeggiare con la prima donna americana che mette piede sulla Luna la fine del suo secondo mandato presidenziale, Joe Biden, il leader che l'ha battuto, sembra avere altre priorità.
A contrastare il progresso tecnologico cinese e le ambizioni spaziali di Pechino rimane, così, soprattutto l'attivismo della SpaceX di Elon Musk e della Blue Origin di Jeff Bezos che, sollevato dagli impegni della guida operativa di Amazon, avrà più tempo da dedicare alla sua vera passione. Senza dimenticare il Pentagono che costruirà una stazione spaziale militare, per ora disabitata: in tempi di cyberwar anche quella tra astronavi diventa una gara non solo pacifica.