'È TORNATO BERLUSCONI!' - “SE NON SPARI ADESSO UN COLPO DI CANNONE, SARAI COSTRETTO AD ANDARE SEMPRE A RIMORCHIO DI QUEI DUE GIOVANOTTI CHE TI STANNO SBRANANDO” – DIETRO ALLA RISCOSSA DEL CAV SULLO SCOSTAMENTO DI BILANCIO C’È OVVIAMENTE GIANNI LETTA, CHE HA CONVINTO IL BANANA A FORZARE LA MANO COSTRINGENDO MELONI E SALVINI A INGOIARE UN ROSPO GROSSO COSI' PER NON PERDERE IL CENTRO E RIMANERE UNA STERILE DESTRA REIETTA DALL'EUROPA – E GIORGIA DEVE AMMETTERE CHE NULLA SARA' COME: “GLI ABBIAMO ROTTO IL GIOCATTOLO, PER ORA...”
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1- "I DUE GIOVANOTTI TI SBRANANO " COSÌ LETTA HA CONVINTO SILVIO
Amedeo La Mattina per "la Stampa"
«Gli abbiamo rotto il giocattolo, per ora». Giorgia Meloni tira il fiato ma è guardinga. E Salvini pure. Perché non sanno che gioco fa Berlusconi. Il passaggio di ieri al Senato è stato vissuto dalla parte anti-sovranista di FI come la riscossa di Silvio, che ha costretto Salvini e Meloni a votare sì allo scostamento di bilancio.
E a intestarsi anche loro una vittoria a favore del proprio elettorato di riferimento (liberi professionisti e partite Iva). È stato Gianni Letta il demiurgo dell' operazione: ha trattato con Conte, spalleggiato da Renato Brunetta e da Maria Stella Gelmini. Letta ha convinto Berlusconi a forzare la mano.
Mercoledì sera gli ha detto chiaro e tondo che se non avesse dato un segnale forte al proprio elettorato avrebbe potuto «sciogliere Forza Italia»: «Se non spari adesso un colpo di cannone su una questione così importante, è la fine e sarai costretto ad andare sempre a rimorchio di quei due giovanotti che ti stanno sbranando».
Il Cavaliere ha esitato, pressato dagli azzurri più vicini a Salvini. Raccontano che ormai la divisione sia tra il gruppo della Camera e quello del Senato, che sarebbe in mano agli amici del Capitano.
Lo squillo di tromba lo ha dato lo stesso Berlusconi alla riunione del gruppo della Camera, annunciando telefonicamente la decisione di votare sì, prima ancora che il governo si pronunciasse sul documento del centrodestra. Berlusconi, Salvini e Meloni erano rimasti d' accordo che in base all' accoglimento delle loro proposte, avrebbero deciso se votare a favore o astenersi, sempre in maniera unitaria.
Il Cavaliere poi è andato in contropiede. «Negli ultimi dieci giorni - ha detto ai deputati - abbiamo lavorato con il governo, portando avanti nostre richieste che in gran parte sono state accolte. A favore di due milioni di professionisti prima dimenticati, di un milione di imprese a cui saranno dati aiuti per sostenere i costi fissi. Si introduce soprattutto un semestre bianco fiscale dal mese di dicembre. Quindi è logico che dobbiamo votare a favore dello scostamento».
E Brunetta lesto: «Questa è la posizione del gruppo!». Applauso. E Berlusconi: «Votiamo sì nonostante non siano accolte anche le due richieste che loro fanno per puro puntiglio, per far vedere che qualcosa gli è stato concesso. Anche loro devono votare a favore» ha chiuso, riferendosi a Salvini e Meloni.
Dalla sala è salito un coro: «È tornato Berlusconi!» . Bisognerà vedere fin dove si spingerà l' ex premier. I leader di Lega e FdI hanno subito fatto muro difensivo, appena si sono accorti del tentativo di dribbling del Cavaliere. Hanno capito che stava riuscendo la manovra del Pd, in combutta con Gianni Letta, di spaccare il centrodestra e avvicinare un bel pezzo di FI all' area di governo in maniera strutturale.
«Ma gli abbiamo rotto il giocattolo, almeno per ora», ha spiegato Meloni ai suoi colonnelli. Governo e pezzi di FI avrebbero lavorato fino all' ultimo secondo per separare gli azzurri dalla Lega e da FdI, indebolendo in un colpo solo opposizione e 5 Stelle.
Che temono di essere sostituiti da Fi. Ma la Meloni rivendica di aver ottenuto la sostituzione di Brunetta come mediatore con il governo, con il senatore azzurro Pichetto vicino alle posizioni di coalizione. Salvini e Meloni non hanno chiaro però quale partita stia giocando il Cavaliere. Oscillante ai loro occhi tra le sirene di Letta-Gelmini-Brunetta e quelle della stessa Meloni che ha passato ore al telefono con Silvio.
A dettare l' agenda questa volta non è stato Salvini, che si è accodato quando ha capito che far mancare i suoi voti al Senato non avrebbe messo in crisi il governo. In più, avrebbe rischiato di scatenare una campagna mediatica contro la Lega: sarebbe stata accusata di aver votato contro i liberi professionisti e le partite Iva.
2 - LA RETE DI LETTA, POI IL BLITZ E SILVIO SPIAZZA I SOVRANISTI
Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per "la Repubblica"
Il «Cavaliere Berlusconi », lo chiama in serata il Giuseppe Conte davanti alle telecamere del Tg5: così, tutto d' un fiato, mettendo in testa un titolo onorifico che traballò ai tempi della condanna e della decadenza dal Parlamento. Un modo per rendere omaggio a un highlander che i suoi non esitano a chiamare a turno "statista" e che in questo giovedì di tardo autunno sembra avere gettato alle spalle guai politici e personali (non ultimo il Covid) per riprendersi il centrodestra. Et voilà, Silvio è tornato.
Per l' ennesima volta. Perché il patto di unità nazionale consacrato dal voto unanime alla manovra da otto miliardi è soprattutto merito suo, che in un colpo solo ha risposto all' appello di Mattarella, si è accreditato come interlocutore affidabile per il governo e ha ridato un volto moderato alla coalizione. Mettendo all' angolo i sovranisti.
(…) Il momento più difficile in serata, dopo la nota ufficiale con cui Gualtieri ha annunciato l' intenzione di recepire «le proposte avanzate da Forza Italia». È il via libera ad alcune misure direttamente indicate da Berluscioni: moratoria fiscale, incremento del sostegno ai lavoratori autonomi, aiuti a 2 milioni di liberi professionisti iscritti alle casse previdenziali private e alla gestione separata Inps.
Fi, a quel punto, ha già incassato il risultato politico ma monta l' insofferenza degli alleati (...) Nella notte si rischia la rottura e scendono in campo altri diplomatici, pontieri interni al centrodestra come Antonio Tajani, Licia Ronzulli, Renato Schifani.
Si spinge per far entrare provvedimenti cari a Fdi (ristori sulla base del calo del fatturato per la continuità d' impresa) e alla Lega (il rinvio delle scadenze della rottamazione Ter). Ma se, già in nottata, Giorgia Meloni mostra il suo nuovo volto dialogante, i salviniani frenano e non danno il via libera.
Arriva il nuovo giorno e sia la leader di Fratelli d' Italia che il Capitano si mantengono prudenti: ma mentre dicono di attendere la risposta del governo alle loro richieste, Berlusconi - spinto soprattutto da Gelmini e Brunetta - gioca d' anticipo e intervenendo alla riunione dei deputati di Fi annuncia il sì del suo partito allo scostamento di bilancio.
A quel punto soprattutto a Salvini non resta che fare buon viso a cattivo gioco: nessuno, davanti a un provvedimento che dà 8 miliardi a professionisti e imprese, può più tirarsi indietro. È la vittoria dei moderati sui falchi sovranisti, un rovesciamento della coalizione. E il progetto di una federazione di centrodestra a guida Salvini finisce nel cassetto.