L'ULTIMO SMACCO DEL DALAI LAMA ALLA CINA - IL LEADER DEL BUDDISMO TIBETANO HA NOMINATO COME SUO SUCCESSORE UN BAMBINO DI 8 ANNI, NATO NEGLI STATI UNITI DA GENITORI DELLA MONGOLIA - PECHINO STA CERCANDO IN TUTTI I MODI DI METTERE LE MANI SUL TIBET, E RIVENDICA IL DIRITTO DI NOMINARE DIRETTAMENTE I LEADER DEL BUDDISMO – ORA, CON LA NOTIZIA DELLA REINCARNAZIONE DIVINA “MADE IN USA”, L'INTERESSE DI WASHINGTON SUL TERRITORIO E' DESTINATO A RAFFORZARSI…
-Estratto dell'articolo di Lorenzo Lamperti per “la Stampa”
È nato negli Stati Uniti nel 2015 da genitori della Mongolia. È stato scelto come la reincarnazione di una delle figure più importanti del buddhismo tibetano. E a 8 anni finisce al centro di una delicata partita religiosa e geopolitica sulla successione del Dalai Lama. Non è chiaro se il suo nome sia Aguidai o Achiltai, ma di certo è uno dei due gemelli della famiglia Altannar (una delle principali dinastie politiche e commerciali della Mongolia) ad apparire in foto di fronte al leader spirituale buddista in una cerimonia a Dharamsala, nello Stato indiano dell'Himachal Pradesh.
[...] Proprio qui, ha deciso di incoronare davanti a circa 600 persone il decimo Khalkha Jetsun Dhampa, terza carica del buddismo tibetano. La notizia è stata accolta con sentimenti contrastanti in Mongolia: gioia per la scelta di un proprio bimbo, timore per la reazione della Cina.
Pechino rivendica infatti il diritto di nominare direttamente i leader del buddismo tibetano. [...]
il padre del bimbo, Altannar Chinchuluun, è un noto professore dell'Università nazionale mongola. La madre, Monkhnasan Narmandakh, è amministratore delegato di uno dei principali conglomerati industriali. E la nonna è una ex componente del parlamento.
Aver «promosso» un bambino con passaporto statunitense potrebbe poi essere letto dal Partito comunista come ulteriore segnale di sfida. La Mongolia, schiacciata tra Russia e Cina, spera di non subire ripercussioni. Il Paese è uno snodo chiave per Pechino: da lì passerà il gasdotto Power of Siberia 2 annunciato da Xi Jinping e Vladimir Putin.
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«Nessun governo dovrebbe avere alcun ruolo in questa questione spirituale e penso che sia molto più saggio per la Cina (non interferire)», ha dichiarato a Kyodo News il presidente del governo tibetano in esilio Penpa Tsering. Il suo esecutivo non viene riconosciuto da Pechino ma ha il sostegno dell'India, che lo ospita sin dal 1959 e dalla fallita rivolta contro Mao Zedong in Tibet. La Cina sostiene di avere il diritto di scegliere il prossimo Dalai Lama, come parte di un retaggio ereditato sin dai tempi dell'impero. E potrebbe intervenire sin da ora sulla scelta del Jetsun Dhampa.
Ma la partita è complessa. Nonostante la sinizzazione del Tibet proceda a ritmo sostenuto [...] diversi abitanti della regione autonoma potrebbero essere tentati dal rispettare il successore scelto dal Dalai Lama. Forti rischi soprattutto per i già tesi rapporti tra Cina e India.
[...] Sullo sfondo gli Stati Uniti, che come rivelato nei giorni scorsi hanno messo per la prima volta a disposizione dell'esercito indiano informazioni satellitari durante gli scontri di dicembre coi militari cinesi. Avendo ora incarnazione divina col proprio passaporto, l'interesse di Washington non potrà che rafforzarsi.