5G, DUE FAZIONI, UN PROBLEMONE - I MINISTRI AMENDOLA E GUERINI, DURANTE IL CONSIGLIO DEI MINISTRI DEL 7 AGOSTO, SI SONO DISSOCIATI DALLA SCELTA DI AUTORIZZARE LA TECNOLOGIA HUAWEI TRAMITE DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - MOLTO VICINI AGLI STATI UNITI, I DUE CHIEDONO A SETTEMBRE UN CONFRONTO POLITICO DEFINITIVO - IL VICE DEL COPASIR, URSO: “FAREMO ATTENZIONE ANCHE AI PORTI”
-Claudio Antonelli per “la Verità”
La diffusione della notizia del Dpcm con cui il governo ha autorizzato l'uso di tecnologia cinese (Huawei) sulle reti 5G di Tim ha sollevato più di una reazione. Il tentativo di Giuseppe Conte di far passare sotto silenzio l'atto amministrativo e quindi far entrare dalla finestra il colosso di Ren Zhengfei rischia di essere un boomerang, o meglio, rischia di far diventare lo stesso premier un target «nemico» per gli Stati Uniti. Infatti, seppure la forma sia stata in toto rispettata, così come la prassi delle raccomandazioni e il rispetto dei paletti fissati dalla toolbox Ue dello scorso gennaio, non tutti i partecipanti al consiglio dei ministri del 7 agosto si sono allineati e hanno accettato di buon grado le firme di Conte e del ministro Stefano Patuanelli a piè del documento.
A quanto risulta alla Verità, infatti, in occasione del consiglio, il titolare per gli Affari Ue, Vincenzo Amendola e quello della Difesa, Lorenzo Guerini (entrambi del Pd) hanno posto la questione della discussione «politica» prima che tecnica sul tema Huawei. Hanno formalmente (anche se non tramite informativa) chiesto che se ne discuta alla ripresa dei lavori a settembre. In pratica, pur non bloccando la firma del Dpcm (va infatti ricordato che un decreto del presidente non transita dal cdm) i due ministri, a quanto ci risulta unici nel consesso, avrebbero alzato la paletta rossa per chiedere a Conte di prendere una posizione e - aggiungiamo noi - di non nascondersi dietro piccoli passi amministrativi che però non ingannano nessuno.
Vedremo quale sarà l'effetto della presa di distanza. Intanto è chiaro che il ministro della Difesa riafferma le sue posizioni sul tema, che sono note a tutti. E tutte rispondenti al principio dell'asse Atlantico da un lato e di una discussione vera e impegnata a livello europeo. Lo scorso dicembre non a caso invitava a valutare «con attenzione la relazione del Copasir che ha messo in guardia sui rischi che potrebbero derivare dall'ingresso delle aziende cinesi nella tecnologia per reti mobili di quinta generazione. In precedenza, Patuanelli aveva invece rassicurato spiegando che la normativa varata «garantisce la sicurezza nazionale».
Secondo Guerini - che da presidente del Copasir fino al 2018 aveva seguito la partita 5G con una lunga serie di audizioni - il dibattito che si è sviluppato sul tema, anche a livello internazionale, «non può essere ignorato» e la questione va affrontata «con ancora più determinazione perché attiene alla sicurezza nazionale», ha spiegato in occasione della conclusione dei lavori del Copasir.
L'Italia, ha ricordato, «ha certamente già affrontato il tema 5G. L'approvazione del perimetro di sicurezza cibernetica nazionale e l'estensione del golden power al 5G sono provvedimenti importanti e sostanziali per la sicurezza delle nostre infrastrutture strategiche. Tuttavia», ha concluso, «il Copasir, dopo un anno intenso di approfondimento e audizioni, ha evidenziato come sia comunque necessario tenere alta la guardia per limitare potenziali rischi».
Indicazioni messe nero su bianco dal comitato parlamentare e appunto rilanciate dallo stesso Guerini, che però non sembrano essere prese in considerazione da premier, 5 stelle e pure da una parte del Pd. Non si può non notare che, se da un lato spiccano le prese di posizione di Amendola e Guerini, si notano ancor di più i silenzi accondiscendenti di Roberto Gualtieri e degli altri dem che evidentemente concordano con la linea fumosa di questo governo. E con la tecnica di inserire in Italia la tecnologia cinese un passa alla volta.
«Non sono qui a discutere di atti amministrativi, tanto più se riguardano singole società e quotate», commenta alla Verità, Adolfo Urso numero due del Copasir e senatore di Fdi, «ma la sicurezza nazionale in questo momento va valutata non solo dentro il perimetro nazionale ma anche fuori. Libia, Libano, Egitto, Niger e Medioriente in generale ci coinvolgono direttamente e possiamo tutelare i nostri interessi soltanto all'interno di un'alleanza con gli Stati Uniti. Per questo», prosegue, «serve una scelta politica di fondo a partire dal 5G su cui la Casa Bianca si è espressa in modo inequivocabile».
Il numero due del Copasir tiene anche ad anticipare un secondo tema da mettere sullo stesso piano delle reti mobili e si tratta delle infrastrutture portuali. «Monitoreremo con attenzione», aggiunge il vice presidente, «l'evoluzione delle scelte relative alla tecnologia Huawei, ma anche tutti gli interventi e gli interessi che si stanno concentrando sui porti della Penisola, da Trieste a Civitavecchia, ma soprattutto a Taranto». Sembra insomma, che agosto non basti a Conte per chiudere certe partite, a settembre ripartiranno gli esami. Vedremo anche se nel Pd passerà la linea Guerini (al momento minoritaria) o si evolverà quella anti atlantista. Di certo i dem non riusciranno più a nascondersi dietro alle sottane dei 5 stelle.