L’ABILE MOSSA DI TONINO - CAPITO CHE IL GRILLISMO ANDRA’ A CORRODERE L’8% DI CUI E’ ACCREDITATA L’ITALIA DEI VALORI, DI PIETRO PENSA DI SCIOGLIERE IL PARTITO PRIMA CHE VENGA SCIOLTO DAL VOTO PER CREARE UN LISTONE CIVICO NAZIONALE - CHE PUNTA AGLI ELETTORI SINISTRI E MANETTARI CHE NON VOTEREBBERO MAI PER GRILLO - NELL’IDV C’È UNA FETTA DI SCONTENTI, COME DONADI E LANNUTTI, CHE TEME LA DERIVA “ANTAGONISTA” E SPINGE PER L’ASSE CON BERSANI & VENDOLA…


1 - DI PIETRO ACCERCHIATO L'IDV SCOPRE LE CORRENTI...
Francesca Schianchi per "la Stampa"

ANTONIO DI PIETRO

I deputati Palomba e Zazzera, indignati, minacciano querela. Sbotta il collega Formisano: «Non appartiene alla mia cultura l'agitare fronde, costruire componenti o quant'altro». Ribadisce categorico il vicecapogruppo Borghesi: «Non esistono né fronde né correnti». Uno stillicidio di note d'agenzia per tutta la giornata, compatte a respingere l'ipotesi messa ieri nero su bianco da «Il fatto quotidiano»: spaccature dentro al loro partito, l'Italia dei valori, con tanto di componente avversa al leader Di Pietro sulle alleanze e sugli attacchi riservati al presidente della Repubblica.

beppe grillo

Un dubbio che è venuto leggendo, nei giorni scorsi, un'intervista proprio dell'ex pm per dire «ce ne andiamo noi» dall'alleanza col Pd, e, il giorno dopo, l'opposto dal capogruppo alla Camera, Massimo Donadi: «Non ho alcuna intenzione di rompere con il Pd», una posizione, ha specificato lui, «non isolata».

Poi, lunedì, l'annuncio non esattamente conciliante del senatore Elio Lannutti, presidente di Adusbef, di non volersi ricandidare tra le fila del partito di Di Pietro: «Non si può continuare ad attaccare le istituzioni tutti i giorni. Abbiamo fatto tanto l'anno scorso per portare Bersani a Vasto, e ora non passa giorno senza che si attacchi l'alleato».

lapresse massimo donadi

Come stanno dunque le cose? «I dissensi interni sono un arricchimento politico e culturale. Ma il segretario di un partito deve esprimere una linea politica precisa. Io esprimo la nostra contrarietà al governo Monti e le riserve sulla scelta del presidente Napolitano che ha sollevato un conflitto di attribuzione», è la sintesi dell'ex pm. Che ammette quindi, dentro alla sua creatura, l'esistenza di «dissensi».

ELIO LANNUTTI

Come conferma il senatore girotondino Pancho Pardi: «Nel partito è aperta una discussione sul rapporto col Pd. Noi vorremmo una coalizione Pd-Idv-Sel, ma c'è il punto dolente di forze significative tra i democratici che puntano a sconfessare la foto di Vasto. Di fronte a questa realtà ci sono due punti di vista: quello di Di Pietro, che gioca d'anticipo e dice "se sono loro a non volerci, consideriamo di giocare da soli", e quello di Donadi, che punta invece ancora a tentare di convincere il Pd a tenere l'atteggiamento di un alleato coerente. Il dissenso sugli attacchi a Napolitano è proprio una componente dei rapporti col Pd».

Un esponente del partito che preferisce restare anonimo sospira: «Sa cosa sta succedendo? Che per la prima volta su una scelta strategica come l'alleanza, la decisione di Di Pietro è stata insidiata da una persona importante, il presidente Donadi». E per un partito leaderistico non è un passaggio banale.

Ci sono due punti di vista diversi, come spiega Pardi, e lui si avvicina di più alla "mozione Donadi": «Penso che l'elettorato di centrosinistra abbia una vocazione unitaria e si irriti quando i partiti fanno le bizze. Anche se quella col Pd è un'alleanza piena di rospi da ingoiare, temo che se sceglieremo di andare per conto nostro, questa cosa non piacerà». Non sarà che la posizione Donadi sta dilagando e conquistando la maggioranza del partito?

DI PIETRO BARBATO

«No, il punto di vista di maggioranza mi pare coincida con quello di Di Pietro. Però sì, c'è una salutare discussione in corso». Quanto animata? Si parla di una vivace riunione nei giorni scorsi... «Abbiamo fatto una riunione la settimana scorsa: posizioni diverse, ma nessuno scontro».

Perché questa pioggia di agenzie di smentite, tutti a dirsi assolutamente d'accordo in tutto e per tutto col capo? «Mah, sa... Nel partito è molto forte la tendenza a riconoscersi nelle posizioni del presidente... C'è chi discute al chiuso delle riunioni, ma poi non palesa all'esterno il suo punto di vista...».

Chi è particolarmente severo con Di Pietro è proprio Lannutti, che con l'Idv non si ricandiderà. Al leader ha scritto una lettera per comunicare la sua decisione, ma non si sono sentiti, manco una telefonata. «Di Pietro dovrebbe abbassare i toni, pur senza ovviamente rinunciare a fare opposizione», consiglia lui. E aggiunge sibillino: «E dovrebbe tenere tutti uniti, non dire "o fai questo o non ti ricandido"».

FRANCESCO BARBATO IN PARLAMENTO

È quello che dice? «Ma, non so, può darsi ci sia anche questo...». Lui comunque se ne andrà. E chissà che in Parlamento non ci rientri, ma col Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo: «E' un amico, lo sento, ma non me lo ha mai proposto. Se lo facesse? Mai dire mai...».

2 - LA TENTAZIONE DI DI PIETRO: SCIOGLIERE L'IDV...
Giovanna Casadio per "la Repubblica"

Il convitato di pietra si chiama Beppe Grillo. Per Tonino è «l'amico che sento spesso». Ma per i dipietristi, in pieno maremoto, è una calamita che sta attirando Di Pietro verso il definitivo distacco dal Pd e ad imboccare una strada in fondo alla quale sembra intravedersi un "coup de theatre": lo scioglimento dell'Idv per creare una "lista dei cittadini". Un "Movimento dei valori", una sorta di listone civico.

Con quale scopo? L'ex pm potrebbe metterlo in prima battuta sul tavolo del centrosinistra o, in caso contrario, schierarlo (schierarsi) sullo stesso fronte "antagonista" del MoVimento 5 Stelle. Tonino è tentato. Molto. Anche se il logo di Idv non dovrebbe scomparire perché, secondo gli ultimi sondaggi, garantisce comunque un 8% di consensi. L'annuncio? A settembre, quando a Vasto si riunisce lo stato maggiore del partito.

Un anno fa proprio la "foto di Vasto" siglò l'alleanza di Di Pietro con Vendola e Bersani. Sembra passato un secolo. "Vasto 2" arriva dopo l'opposizione al governo Monti, dopo una rottura con Bersani che appare quasi impossibile evitare, e nel mezzo di un Idv in piena fibrillazione. Per il partito dipietrista è il momento forse più duro di tutta la sua storia. E dire che di vicissitudini "Italia dei valori" in sette anni ne ha passate tante. Basti pensare, solo in questa legislatura, all'abbandono di Scilipoti e Razzi passati dalla parte del "nemico" Berlusconi.

dipietro bersani vendola

Di 29 deputati che erano nel 2008, i dipietristi sono oggi 20. In questi giorni è un tam-tam sulla nuova possibile scissione dei filo- Pd in dissenso con la deriva grillina di Di Pietro che va dall'attacco al Quirinale alla strategia politica. La giornata di ieri è trascorsa per l'ex pm a negare che ci siano fronde interne, malesseri, addii: «È un bene che all'interno di un partito democratico come il nostro ci sia qualcuno che la pensa diversamente ha risposto - È un arricchimento culturale». E via con le rassicurazioni, smentendo (e anche gli altri) esodi; mantenendo alti i toni contro il presidente Napolitano, contro Monti e contro «i morti viventi» della maggioranza che appoggia il governo.

Massimo Donadi, il capogruppo dipietrista a Montecitorio, ha ammesso che «in Idv lo sbandamento è forte». Poiché la bufera delle polemiche interne infuria, lo stesso Donadi - che per primo si è smarcato dal "grillismo" di Di Pietro con un'intervista sull'Unità - resta abbottonato. Però di una cosa è certo: «Vasto non può ratificare scelte già fatte». Bisogna in qualche modo avviare un confronto e discutere di qual è la linea, se è cambiata rispetto al 2008, e dove si vuole andare a parare.

Pancho Pardi è della stessa opinione: «Un chiarimento ci vuole». Ma la «semi rottura con Bersani è più una forzatura tattica che una reale volontà - sostiene Pardi - d'altra parte è stato Casini che con perfida finezza ha mostrato di essere disponibile a un accordo con Pd e con Vendola ma non con Idv». Tonino sta sbagliando? «Non dico questo, d'altra parte in politica si procede anche con "colpi di assaggio", però per me che sostengo a spada tratta l'alleanza con i Democratici, è necessaria una bella discussione, e sono sicuro non ci saranno scissioni».

A smarcarsi, dopo Donadi e Borghesi, è stato anche il senatore Elio Lannutti con tanto di lettera di dimissioni inviata a Di Pietro: «Caro Antonio, io con te ho chiuso...». Poi c'è stata una mezza rappacificazione: racconta Franco Barbato. Ma per Barbato, Tonino sta facendo la cosa giusta e «Donadi e Borghesi sono la semi sezione del Pd in Idv, dirò a Di Pietro che sono un "cavallo di Troia"». Barbato è tra i sostenitori del "listone civico". Addirittura immagina già un logo misto: la scritta "Italia dei valori" e, incastonato, "I cittadini".