AD ISCHIA PURE LE CASERME SONO ABUSIVE - PER FAR LARGO A QUELLA DELLA FORESTALE SBANCATA MEZZA COLLINA ED ABBATTUTI 80 ALBERI - LE IRREGOLARITA’ DI QUELLA DEI CARABINIERI DENUNCIATE DALLA GUARDIA DI FINANZA - MA I CITTADINI: 'NON VE LA PRENDETE CON NOI, E' COLPA DELLA BUROCRAZIA'
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1. ABUSIVE ANCHE LE CASERME A ISCHIA È MATTONE SELVAGGIO
Simone Di Meo per ‘il Giornale’
L' isola delle caserme fuorilegge. Il vento caldo dell' abusivismo edilizio, che soffia su Ischia da mezzo secolo, non ha risparmiato chi, della legge e del rispetto delle regole, ha fatto giuramento e professione. Per due volte, le forze dell' ordine locali sono finite nel mirino degli ambientalisti.
C' è addirittura un processo in corso (a un passo dalla prescrizione) per quanti avrebbero reso possibile lo sbancamento di un parte della pineta della Maddalena, a Casamicciola. Ottanta alberi sradicati per far posto a una foresteria dove avrebbero trovato alloggio gli ufficiali della Guardia forestale. La costruzione, autorizzata dal piano paesaggistico del 1999, era stata chissà perché - «allargata» a una particella catastale diversa da quella per la quale era stata disposta l' autorizzazione; particella su cui era vigente allora come oggi vincolo di inedificabilità assoluta.
Nessuno se n' era accorto. Non il sindaco di allora Ferrandino né il dirigente dell' ufficio tecnico Arcamone né il provveditore delle Opere pubbliche Carlea a cui il pm Ugo Miraglia ha contestato una serie di reati che vanno dalla lottizzazione abusiva, alla falsità ideologica, alla distruzione di bellezze naturali. A far scattare i sigilli furono due denunce: la prima a firma del responsabile del circolo Legambiente di Ischia, Giuseppe Mazzara; e la seconda a nome del gruppo di tutela paesaggistica «AssoPini».
A poca distanza dalla foresta sventrata dai bobcat, in località Citara, ancora oggi si può osservare lo scheletro in cemento armato, alto tre piani, di quella che avrebbe dovuto essere la nuova «casa» dei carabinieri. Tirata su, anch' essa, in un' area demaniale vietata. A far bloccare il cantiere, paradosso, furono i colleghi della Guardia di finanza che, durante un controllo, si accorsero che alcuni operai della ditta incaricata dei lavori non erano in regola.
Tra la spiaggia dei Maronti e Barano, invece, c' è una strada provinciale realizzata negli anni Sessanta. Pare che non sia mai stata collaudata, ma scoprirlo con certezza con l' aria post-terremoto che tira e la caccia agli abusivisti non è facile. Un architetto giura di no, un ex dipendente comunale afferma il contrario ma «forse le carte sono andate perdute».
E questo senza considerare gli scempi privati (sull' isola verde devono essere abbattute 600 abitazioni, e sono state presentate per il solo Comune di Ischia quasi 8mila richieste di condono, metà delle quali ancora sott' esame) che hanno fatto la fortuna di tante famiglie: chiunque avesse un podere, una masseria, una stalla in pochi giorni, e a prezzi tutto sommato contenuti, è riuscito a ricavarne villette monofamiliari o bungalow da fittare.
L' elenco delle violazioni sarebbe infinito, e nessuno è indenne. Nemmeno i politici locali che, tra Forio, Lacco Ameno e Casamicciola, hanno fatto scempio di ogni centimetro quadrato demaniale disponibile. Arrivando a «privatizzare» pure una caletta nella zona del Castiglione. Una battaglia quasi impari tra ambientalisti e «signori del cemento» che per alcuni è motivo di preoccupazione. «Ho ricevuto minacce e intimidazioni per le mie denunce dice al Giornale un esponente dell' associazionismo locale . So di essere nel mirino».
La Procura di Napoli, intanto, sta valutando la possibilità di aprire un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo plurimo per le due vittime del sisma. Ieri c' è stato un nuovo sopralluogo dei pm. Il procuratore Giovanni Melillo promette pugno duro: «Non sfuggono i costi sociali, che anche in queste occasioni si rivelano, di fenomeni gravi come quello dell' edilizia illegale e dell' abusivismo edilizio. All' abusivismo edilizio corrisponde una delle priorità del lavoro della procura della Repubblica di Napoli; un fenomeno che in Campania ha dimensioni straordinariamente gravi e come tale va affrontato».
Ma che possano esserci legami accertati tra i crolli e lo status amministrativo di abuso edilizio, una parola certa non c' è. E forse solo i responsi dei periti riusciranno a rendere meno nebulosa la questione.
2. GLI ISOLANI SI RIBELLANO: «COSTRETTI AGLI ILLECITI DALLA BUROCRAZIA»
MMO per ‘il Giornale’
La mano della natura contro la mano dell' uomo. E il braccio di ferro, comunque impari, si trasforma in una piccola rivolta quando gli abitanti di Casamicciola e Lacco Ameno se la prendono con i media che avrebbero sposato l' equazione che lega i danni provocati dal terremoto agli abusi edilizi che incontestabilmente sono una delle piaghe dell' isola, che «vanta» 33mila richieste di condono ancora in attesa di essere evase, più o meno due ogni tre abitanti.
A incendiare gli animi nel centro di coordinamento dei soccorsi, nella marina di Casamicciola, ieri mattina, il confronto tra alcuni cronisti e i sindaci di Lacco Ameno e della stessa Casamicciola, Giacomo Pascale e Giovan Battista Castagna. I due primi cittadini criticavano l' associazione tra abusivismo edilizio e bilancio del sisma, quando un gruppetto di residenti presenti ha cominciato a inveire contro i giornalisti lamentando il danno per il turismo seguito al terremoto. Che, comunque, non ha molta attinenza con il tema del «peso» dell' edilizia selvaggia.
Ma certo qui, vista la situazione dei condoni e la presenza di 600 abitazioni sotto la spada di Damocle di un ordine di demolizione, il partito del cemento raccoglie facili proseliti. Per strappare il condono ci sono percorsi ormai codificati, con soldi da pagare e avvocati specializzati per questo. Dopo lustri di inerzia della Regione Campania, nel 1995 il governo provvide a varare un piano urbanistico per l' Isola, sostanzialmente aggiungendo solo vincoli e divieti, col paradosso di incentivare gli abusi invece di contenerli, perché un territorio che vive di turismo non poteva e non voleva restare immobile sul fronte immobiliare.
Il tema, però, torna attuale quasi solo dopo ogni disastro, che sia una frana, un allagamento o appunto un terremoto. E spacca subito il fronte tra chi vive qui e gli altri, che siano ambientalisti, giornalisti o politici. La crescita selvaggia ha certo generato mostri. E, va detto, anche i tentativi di arginarla hanno spesso provocato più danni che benefici. Come ricordavano ieri i sindaci e i residenti, per esempio, è complicato ristrutturare un edificio, quasi impossibile adeguarlo sismicamente, sopratutto se d' epoca. Colpa dei vincoli, che rendono il parere della soprintendenza una sorta di spiaggia dove invece di prendere il sole si fanno arenare le domande.
E il risultato è un disastro, perché non potendo demolire e ricostruire - e spesso nemmeno ottenere il nulla osta per spostare una finestra - va di moda il fai da te con dribbling dei lacci burocratici. Così le case vengono «ristrutturate» a pezzetti, un pilastro alla volta, un ambiente dopo l' altro. Con evidenti limiti di qualità costruttiva e tenuta. Che magari non saranno collegati al tragico bilancio del sisma di lunedì, ma rendono questo gioiello del Mediterraneo una triste capitale dell' abusivismo.