Chiara Clausi per “il Giornale”
FUSTIGAZIONI NELLO STADIO IN AFGHANISTAN
La notte afghana è sempre più buia. Una notte dove le vite non contano come altrove, neppure quelle dei bambini. Conta solo la sharia, la legge islamica. E così in uno stadio nella provincia di Logar, a sud di Kabul, dodici persone, comprese tre donne, sono state frustate in pubblico dopo la condanna per «crimini morali». Cioè furto, adulterio e rapporti omosessuali.
È già la seconda volta in un mese che il gruppo islamista ha fatto fustigare in pubblico «gli immorali». Una escalation che potrebbe segnalare un ritorno alle pratiche della linea dura viste nel precedente dominio talebano negli anni Novanta. Sebbene quando hanno preso il potere l'anno scorso i leader barbuti avessero rassicurato che ciò non sarebbe avvenuto. Bugie.
La fustigazione arriva una settimana dopo che il leader supremo dei talebani, Hibatullah Akhundzada, ha ordinato ai giudici di imporre punizioni per determinati crimini in linea con la rigorosa lettura del gruppo della legge islamica della sharia. Questa interpretazione della legge islamica prevede esecuzioni e amputazioni pubbliche e lapidazioni, sebbene i crimini esatti e le rispettive punizioni non siano stati ufficialmente definiti. Questo è il secondo inverno da quando i talebani hanno preso il potere. I fondi esteri sono stati congelati e milioni sono a un passo dalla carestia.
L'Afghanistan è pieno di storie di disperazione cieca, violenze e compromessi che nessuno vorrebbe mai fare. Qui alcuni genitori sono costretti a vendere i propri organi se non anche i propri figli, che vengono drogati per non patire la fame. Siamo alla catastrofe umanitaria e la situazione è tragica.
Abdul Wahab che vive appena fuori Herat, la terza città più grande del Paese, in un insediamento di migliaia di piccole case di fango, piene di sfollati e martoriate dalla guerra e dai disastri naturali, racconta: «I nostri bambini continuano a piangere e non dormono. Non abbiamo cibo. Quindi andiamo in farmacia, compriamo le compresse e le diamo ai nostri figli in modo che si addormentino».
La pratica di dare droghe psicotrope ai bambini per farli addormentare e non patire la fame è molto diffusa. Una pasticca costa meno di un pezzo di pane. Ma proprio l'uso di queste droghe a digiuno potrebbe creare danni irreversibili a questi bambini. Danni al fegato, insieme a una serie di altri problemi come stanchezza cronica, disturbi del sonno e del comportamento.
Ma gli orrori non si fermano qui. La storia di Ammar (il nome è di fantasia) è altrettanto forte e terribile. Ammar ha subito un intervento chirurgico per asportare il suo rene tre mesi fa. È stato pagato circa 270 mila afgani, 3.100 dollari, la maggior parte dei quali è stata usata per rimborsare il denaro che aveva preso in prestito per comprare cibo per la sua famiglia.
E poi c'è la disperazione che ha attraversato la mamma di una bambina costretta anche lei a vendere un rene sette mesi fa per ripagare un debito, per un gregge di pecore poi morte tutte a causa della crisi alimentare del Paese.
La somma ottenuta poco meno di tremila dollari non è bastata per tirare avanti: «Ora siamo costretti a vendere nostra figlia di due anni, le persone da cui abbiamo preso il prestito ci tartassano ogni giorno» racconta la donna. Mentre il marito confessa: «A volte penso che è meglio morire che vivere così». Lontano dall'attenzione del mondo, la crisi afghana potrebbe rimanere nascosta perché qui gli uomini, le donne, i bambini contano meno.
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