1. D’ALEMA L’HA PREDETTO: IL GOVERNO RENZI CADRÀ PER MANO DELLA MAGISTRATURA
2. E ORA NEL PD C’È CHI SENTE ODORE DI SCOSSONI GIUDIZIARI. MAGARI PER IL CASO DELLA CPL CONCORDIA, PER L’AFFARE MPS O PER QUELLO DELLA BANCA DELL’ETRURIA. E POI C’È IL CASO DEL TFR DI RENZI IMPIEGATO NELLA DITTA PATERNA, MA CON CONTRIBUTI VERI DELLO STATO
3. A PREOCCUPARE IL BULLO TOSCANO È QUANTO STA EMERGENDO DAGLI INTERROGATORI DI LUCA ODEVAINE CHE STAREBBE COLLABORANDO CON I PM DI ROMA E CATANIA SUL CENTRO D’ACCOGLIENZA PER RICHIEDENTI ASILO (CARA) DI MINEO. E GIA' SALVATORE BUZZI, IN UNA DICHIARAZIONE AI MAGISTRATI, AVEVA CONFIDATO: “SU MINEO CASCA IL GOVERNO...”
5. FELTRI: “RENZI È MORTO, POLITICAMENTE, S'INTENDE. BISOGNA SOLTANTO COMUNICARGLI LA DATA DEL FUNERALE. CHE PECCATO, UN PREMIER GIOVANE E PIENO DI IDEE SBAGLIATE”…


1 - MATTEO È MORTO FISSATE I FUNERALI (POLITICI, EH...)

Vittorio Feltri per “il Giornale”

 

RENZI dalema

Quelli che la sanno lunga dicono che Matteo Renzi sia cattivissimo, cinico e vendicativo. A me più che altro sembra morto, politicamente, s'intende. Bisogna soltanto comunicargli la data del funerale. A esequie avvenute, qualcuno provvederà a stabilire il da farsi, che non si profila una passeggiata. Che peccato, un premier tanto giovane e vigoroso, pieno di idee sbagliate e di energie sprecate, se ne sta andando già nel numero dei più inutili e dispersivi governanti, cioè capaci di presentarsi bene, di illudere le folle con promesse mirabolanti, ma, alla prova dei fatti, inabili a concludere alcunché.

 

DALEMA E RENZI

Diciamo queste cose con molta tristezza nel cuore: tuttavia, la realtà è talmente cruda da meritare una narrazione priva di ipocrisie e di eufemismi. L'Italia, nonostante lo scellerato ottimismo sbandierato dal presidentino, continua a essere una ciofeca, identica a quella maldestramente condotta da Mario Monti e da Enrico Letta, per rimanere all'ultimo periodo delle tribolazioni patrie. I dati macroeconomici sono oggi più disastrosi rispetto agli anni scorsi; è sufficiente leggerli per capire che ha ragione Renzi: il Paese effettivamente è ripartito, peccato che abbia innestato la retromarcia.

 

RENZI PASSA DA FONZIE AI BAFFI MA SEMBRA POIROT NON DALEMA

Esso è riuscito a progredire soltanto nel degrado: Roma docet. E altre città hanno imparato la lezione e l'hanno seguita alla lettera. In barba al Jobs act, la disoccupazione, lungi dall'essere calata, si è impennata (inclusa quella giovanile, aggravata dal fatto che i ragazzi hanno voglia di incassare lo stipendio e non di lavorare). Il Pil è stabilmente basso. Il debito pubblico è a livelli di record mondiale. Se i padroni dello spread (i banchieri spericolati e complici dei finanzieri vicini alle cancellerie) decidessero di sbarazzarsi dell'enfant prodige fiorentino, darebbero un po' di gas alle loro speculazioni e addio bambinone. Già visto.

 

RENZI HOUSE OF CARDS

Volando rasoterra, entriamo nella casa matta del Partito democratico e scorgiamo soltanto macerie: difficile trovare due democrat che vadano d'accordo, benché tutti si dicano renziani. Monta il desiderio generale di una resa dei conti. La vecchia guardia osserva le operazioni di macelleria ghignando nella speranza (certezza) che la fine sia imminente. Chi è stato spodestato è pronto a restituire le botte ricevute, con gli interessi, naturalmente. Si annusa l'acre odore del sangue.

RENZI FORTE DEI MARMI

 

Ma Renzi non si dà per vinto, è persuaso di avere in pugno la situazione, confondendola con una ventina di mosche. Povero figlio. Ogni volta che lascia Palazzo Chigi per recarsi in un Paese straniero, in aereo annota gli appunti di un discorso che sarà la fotocopia di quello precedente. A chiunque incontri rivolge sempre le stesse parole da paraculo. La conferma ce l'ha fornita alcuni giorni fa in Giappone.

 

Ha detto che il modello nipponico è il migliore, va adottato anche in Italia. La stessa frase l'ha spesa conversando con qualunque capo di Stato e di governo che abbia incontrato. Egli ha annunciato di apprezzare anche le formule greche. La peggior figura che possa rimediare un premier è quella di rendersi ridicolo.

 

RENZI ORFINI BILIARDINO

Renzi l'ha rimediata spesso, inchiodato dalle riprese televisive che hanno documentato la sua goffaggine. A questo punto, se si considera ciò che Alessandro Sallusti ha scritto ieri sul Giornale, non rimane che ribadire il concetto espresso in apertura di questo articolo: auguriamo a don Matteo una dolce morte (politica, sottolineiamo ancora). Libera nos a malo.

 

2 - D’ALEMA AVVISA RENZI

Tommaso Montesano per “Libero Quotidiano”

 

renzi conferenza ambasciatori

Ci risiamo. Massimo D’Alema è tornato a vaticinare. Come ai bei tempi. Quelli dell’estate 2009, per intenderci. Quando l’ex premier si lasciò andare a una previsione sul governo guidato da Silvio Berlusconi: «Nella vicenda italiana potranno avvenire delle scosse. L’opposizione sia pronta». Di lì a poco, l’ex premier fu investito dalle rivelazioni sul caso della escort pugliese Patrizia D’Addario, che diedero il via alla fase declinante dell’esecutivo. Adesso D’Alema, che non ha mai nascosto la sua avversione per Matteo Renzi, ci riprova.

 

renzi con i pesenti all italcementi

Come riportato dal Foglio, l’ex premier «da qualche tempo sostiene che il governo non cadrà per uno sgambetto del Parlamento, per un giochino delle minoranze, per un complotto delle opposizioni, ma cadrà per mano giudiziaria». Un ragionamento che D’Alema ha fatto più volte in privato e che sarebbe arrivato anche alle orecchie di Andrea Orlando, ministro della Giustizia. Ma soprattutto, il messaggio di D’Alema non è passato inosservato a Renato Brunetta.

 

Al punto che il capogruppo di Forza Italia a Montecitorio ha fatto mettere a verbale, sul suo Mattinale, una ricostruzione sulle ultime mosse del premier in tema di giustizia. A partire dalla libertà di coscienza concessa dal Pd ai suoi senatori nel voto sulla richiesta di arresto nei confronti di Antonio Azzollini (Ncd). «E se Renzi temesse una controffensiva dei magistrati?», ipotizza il bollettino forzista.

renzi festa unita

 

«Forse il presidente del consiglio badava a tutelare se stesso dopo i tanti segnali di ostilità che di recente gli sono giunti dai pubblici ministeri». Il Mattinale butta giù una lista dei fronti giudiziari dai quali potrebbe arrivare qualche grattacapo per il leader di Palazzo Chigi: «Il Vietnam giudiziario è alle viste, investendo le Coop del Golfo di Napoli (il caso della Cpl Concordia, ndr), l’affare Monte dei Paschi, quello della Banca dell’Etruria, oltre che il tfr dello stesso Renzi impiegato nella ditta paterna, ma con contributi veri dello Stato».

 

LUPI RENZI

Negli atti dell’inchiesta napoletana alcune intercettazioni riguarderebbero lo stesso Renzi e Luca Lotti, sottosegretario di Palazzo Chigi, mentre parlano al telefono con il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi. In realtà, a preoccupare di più Palazzo Chigi potrebbe essere quanto sta emergendo dagli interrogatori di Luca Odevaine, l’ex componente del tavolo del ministero dell’Interno sull’accoglienza.

 

MATTEO RENZI A BERSAGLIO MOBILE

Odevaine, arrestato a dicembre nell’ambito della prima tranche di Mafia Capitale, starebbe collaborando con i magistrati di Roma e Catania sul Centro d’accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo. La struttura più grande d’Europa per i migranti il cui appalto, del valore di 100 milioni di euro, è finito nel mirino delle toghe, che hanno iscritto nel registro degli indagati, oltre a Odevaine, altre cinque persone tra cui Giuseppe Castiglione, il sottosegretario all’Agricoltura, uomo forte di Ncd in Sicilia.

 

MATTEO RENZI A BERSAGLIO MOBILE

Lo scorso 31 marzo Salvatore Buzzi, il patron della Cooperativa 29 Giugno ritenuto il vertice finanziario di Mafia Capitale, in una dichiarazione spontanea ai magistrati aveva confidato: «Su Mineo casca il governo... Io potrei, cioè, se possiamo spegnere il registratore glielo dico». Frasi bollate come «inutili», in attesa di riscontri, dai magistrati. Fatto sta che adesso alle parole di Buzzi si uniscono le rivelazioni di Odevaine, i cui contenuti messi a verbale sono stati secretati. Un filone alimentato anche dalle dichiarazioni dello stesso Buzzi. Pure il fondatore della Coop 29 Giugno sta rispondendo ai pm: cinque interrogatori in carcere, due a giugno e tre a fine luglio. Davanti agli inquirenti, Buzzi avrebbe definito «famelici» i politici romani. A partire da quelli del Pd: «Mai pagato così tanto prima d’ora».

 

renzi con il koala

 

matteo renzi leopolda