ALI AGCA E LE QUARANTA VERSIONI – ORA SCRIVE: “FU KHOMEINI IL MANDANTE DELL’ATTENTATO AL PAPA” - L’AUTOBIOGRAFIA DEL TERRORISTA DESCRIVE L’INCONTRO A TEHERAN E LE PAROLE CHE GLI AVREBBE RIVOLTO L’AYATOLLAH: “UCCIDI L’ANTICRISTO, UCCIDI SENZA PIETÀ GIOVANNI PAOLO II E POI TU STESSO TOGLITI LA VITA AFFINCHÉ LA TENTAZIONE DEL TRADIMENTO NON OFFUSCHI IL TUO GESTO” - IL CONTENUTO DELL’INCONTRO COL PAPA E IL TERZO SEGRETO…


Giacomo Galeazzi per La Stampa

Attentato al Papa Giovanni Paolo II - Ali Agca

«L'Iran voleva Wojtyla morto. Fu Khomeini il mandante dell'attentato al Papa», afferma Ali Agca. Un incarico ricevuto direttamente dall'ayatollah Khomeini che lo accolse nel Palazzo verde di Teheran. A rivelarlo è Agca stesso nell'autobiografia «Mi avevano promesso il paradiso» (Chiarelettere), oggi in libreria. Una «verità» che arriva dopo trent'anni di bugie, false piste e processi da quel fatidico 13 maggio 1981 quando in piazza San Pietro, tra un mare di folla, papa Wojtyla fu gravemente ferito.

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«Questa è la volontà di Allah, caro Ali. Non devi dubitare», gli avrebbe detto in turco Khomeini. Inoltre, «Allah ti chiama a questo grande compito. Non dubitare mai, abbi fede, uccidi per lui, uccidi l'Anticristo, uccidi senza pietà Giovanni Paolo II e poi tu stesso togliti la vita affinché la tentazione del tradimento non offuschi il tuo gesto. Questa morte aprirà una volta per tutte la strada del ritorno dell'imam Mahdi sulla terra».

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E ancora: «Questo spargimento di sangue sarà il preludio della vittoria dell'Islam su tutto il mondo e il tuo martirio sarà ricompensato con il paradiso, con la gloria eterna nel regno di Allah». Parole dure e chiare alle quali Agca, giunto in Iran dopo essere fuggito dalla prigione turca dove era stato incarcerato per l'omicidio del direttore del quotidiano liberale Milliyet, inizialmente non risponde. Ma poi accetta, desideroso di farsi valere, di uscire dalla povertà, bramoso di riscatto e di rivincita. Tanto che racconta: «Mi scopro forte, pronto a immolarmi per la causa islamica come se fosse la cosa più naturale da fare, sì, ucciderò Giovanni Paolo II e un istante dopo mi toglierò la vita».

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Un capitolo del libro è dedicato all'incontro in carcere tra il Wojtyla e il suo attentatore, il 27 dicembre 1983, colloquio finora rimasto segreto: «Santità, io conosco il terzo segreto di Fatima, me lo hanno rilevato in Iran».

La morte del Papa polacco non sarebbe arrivata per «inimicizia», ma perché gli iraniani, secondo Agca, interpretarono il terzo segreto di Fatima (rivelato da Wojtyla solo il 13 maggio 2000) come la caduta del Vaticano con la morte del Papa, e pensarono che così l'Islam avrebbe trionfato nel mondo. Un colloquio mai reso noto finora. E Agca spiega il perché: «Santo Padre, io le racconto tutto sull'attentato ma lei mi deve dare la sua parola d'onore che non dirà mai nulla a nessuno». «Hai la mia parola», fu la risposta del Papa.