ALL’ABUSO D’UFFICIO CI PENSERÀ L’EUROPA – L’UE INSISTE CON IL PRESSING PER ELIMINARE DAL DDL NORDIO L’ABOLIZIONE DEL REATO, VISTO A BRUXELLES COME UN TASSELLO FONDAMENTALE DELLA LOTTA ALLA CORRUZIONE – IL VOTO CONTRARIO ALLA DIRETTIVA IN COMMISSIONE, ALLA CAMERA, NON PREOCCUPA GLI EURO-POTERI: LA MAGGIORANZA ITALIANA PUÒ ANCHE STREPITARE, MA TANTO DECIDE L’UNIONE EUROPEA TRAMITE IL CONSIGLIO, E BASTA LA MAGGIORANZA QUALIFICATA….

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Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”

 

giorgia meloni carlo nordio

La bocciatura della proposta di direttiva Ue anti-corruzione non ha alcun effetto concreto sull'iter di approvazione del provvedimento europeo: la mossa della commissione Politiche Ue della Camera non è stata certo accolta con le fanfare a Bruxelles, ma fonti Ue la derubricano a «un semplice atto politico».

 

Ciò che invece preoccupa seriamente Bruxelles è la riforma Nordio che abolisce il reato d'ufficio: un passo indietro che, sottolinea un portavoce di Palazzo Berlaymont, «potrebbe incidere sulla lotta alla corruzione». Per questo – assicura l'esecutivo europeo […] – «continueremo a seguire gli sviluppi». L'auspicio di Bruxelles è che le Camere ripristino il reato durante l'approvazione in sede parlamentare.

 

ursula von der leyen giorgia meloni tunisia

La Commissione europea – premette il portavoce – «prende atto del voto nella commissione parlamentare italiana» che contesta la nuova direttiva anti-corruzione. Del resto, ricorda l'esecutivo Ue, la possibilità di esprimere un parere contro una proposta legislativa «è un diritto democratico di un parlamento nazionale» e fa parte di una «procedura normale».

 

Ma questo passaggio non impatta sul percorso di approvazione della direttiva, per la quale – ricorda la Commissione – «è richiesta la maggioranza qualificata in Consiglio». Vuol dire che un solo Paese non può bloccarne l'approvazione e quindi, teoricamente, quando sarà il momento potrà essere adottata anche con il voto contrario dell'Italia.

LEGA NORDIO - MEME BY EMANUELE CARLI

 

Certo l'episodio è indice di un clima non troppo disteso sul fronte della Giustizia tra Roma e Bruxelles, anche se dalle parti della Commissione stanno facendo il possibile per evitare di far deflagrare lo scontro. Non è facile. Contestare con argomenti giuridici una proposta legislativa è un gesto che le capitali fanno con oculatezza, mentre Roma lo ha già fatto per ben due volte negli ultimi mesi.

 

Prima della direttiva anti-corruzione era toccato alla proposta di regolamento sul certificato europeo di filiazione. Anche in quel caso il Parlamento, difendendo la sovranità normativa, aveva sollevato una questione legata ai princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità (alla quale Palazzo Berlaymont ha già risposto smontando le accuse).

 

giorgia meloni ursula von der leyen

Ma quel parere aveva subito acquisito un significato molto più concreto: per essere adottato, il regolamento che obbliga a riconoscere le famiglie registrate in un altro Stato Ue richiede l'unanimità. In sostanza il voto del Senato è già il segnale che il governo italiano non darà il suo via libera e dunque il certificato europeo di filiazione non potrà vedere la luce, almeno fino a quanto resterà questo esecutivo.

 

Nel caso della direttiva anti-corruzione, invece, la questione è diversa proprio perché l'approvazione richiede la maggioranza semplice all'Europarlamento e la maggioranza qualificata in Consiglio. Per bocciarla bisogna costituire una minoranza di blocco formata almeno da quattro Paesi che rappresentino non meno del 35% della popolazione Ue.

 

GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - ILLUSTRAZIONE - IL FATTO QUOTIDIANO

Se all'Italia si aggiungessero anche Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria e Grecia – potenziali, ma non sicuri, alleati politici in questa battaglia – il fronte contrario non avrebbe comunque i numeri.

 

Il testo proposto dalla Commissione prevede di «armonizzare le definizioni di reati perseguibili come corruzione», includendo non solo la concussione, ma anche altri reati come l'appropriazione indebita, il traffico di influenze e appunto l'abuso d'ufficio, integrando nel diritto Ue «tutti i reati previsti nella convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione». Per questo la riforma Nordio viene vista come un'involuzione.

 

«La lotta alla corruzione è una priorità assoluta per la Commissione», spiega un portavoce dell'esecutivo Ue. Che aggiunge: «Siamo a conoscenza del disegno di legge italiano. Come spiegato nella relazione 2023 sullo Stato di diritto, le modifiche proposte depenalizzerebbero importanti forme di corruzione e potrebbero incidere sull'effettiva individuazione e sulla lotta contro la corruzione». Per questo «continueremo a seguire gli sviluppi». Un messaggio fin troppo chiaro al Parlamento, che ora ha il potere di "sanare" una situazione che diversamente finirebbe per alimentare lo scontro e porterebbe l'Italia fuori dai binari del diritto Ue.

CARLO NORDIO GIORGIA MELONI - FOTOMONTAGGIO IL FATTO QUOTIDIANO
nordio meloni
GIORGIA MELONI CARLO NORDIO