ALLEANZA CON IL MAL DI PANZA – ANCHE CROSETTO FA CAPIRE TRA LE RIGHE CHE SALVINI E MELONI NON SI SOPPORTANO: “IL CENTRODESTRA È UNA COALIZIONE. MA IN CAMPAGNA ELETTORALE OGNI LEADER HA DUE OBIETTIVI: OTTENERE UN RISULTATO DI COALIZIONE E OTTENERNE UNO DI PARTITO. E RISPONDERÀ DEI DUE RISULTATI. È UNA COMPETIZIONE NELLA COMPETIZIONE. L’ALLEANZA REGGERÀ? DIPENDE. LE PAROLE DETTE IN CAMPAGNA ELETTORALE PASSANO, QUELLO CHE SI DECIDE DI FARE, RESTA…”
-Adriana Logroscino per il “Corriere della Sera”
Guido Crosetto, cofondatore di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni può fidarsi dei suoi alleati?
«In teoria sì. In pratica, come dice il Vangelo, dai frutti li riconoscerete».
Sulla premiership che qualche giorno fa rivendicava, Salvini l'ha stoppata.
«L'altro giorno si è fatta una forzatura. Si sono estratti 10 secondi da un discorso di un'ora e mezza, in cui Giorgia sostiene che se il centrodestra vincerà le elezioni, il Quirinale ne prenderà atto. Una cosa banale. Detta con rispetto verso Mattarella che sa bene cosa deve fare e lo farà, soprattutto se dalle urne uscirà un risultato chiaro. Ma qualcuno ha voluto estrapolare e polemizzare».
Chi ha estrapolato?
«I leader degli altri partiti che non sapendo come fermare Meloni analizzano ogni frase al microscopio alla ricerca di qualcosa da utilizzare in negativo. Un problema, questo atteggiamento, per il Paese non per la leader di FdI. Inventare polemiche semantiche è fare politica giocando al ribasso: non cerco di essere migliore dell'avversario, ma lo scredito e lo insulto per provare a batterlo».
Ma Salvini è un alleato non un avversario.
«Il centrodestra è una coalizione. Ma in campagna elettorale ogni leader ha due obiettivi: ottenere un risultato di coalizione e ottenerne uno di partito. E risponderà dei due risultati. È una competizione nella competizione».
E a queste condizioni, dopo il voto, l'alleanza reggerà?
«Dipende. Le parole dette in campagna elettorale passano. Quel che si decide di fare per il Paese, invece, resta. Mi auguro che, dal giorno dopo le elezioni, ogni leader di partito si dimostri consapevole della responsabilità che ha. Si comporti da statista. Io ho fede. Ma solo per il personaggio politico che conosco meglio, Giorgia Meloni, sono sicuro sarà così. Lei ha la consapevolezza al 100 per cento che il centrodestra ha un'occasione storica anche per zittire chi la dipinge come non è».
Un pericolo per la democrazia?
«Per esempio: definire Meloni un pericolo per la democrazia è una cosa ridicola».
La presa di distanza dal fascismo poteva essere più incisiva?
«Ma il fascismo è morto 75 anni fa! Viene tirato fuori pretestuosamente. Come mai nessun politico della prima Repubblica chiamava Giorgio Almirante, che fascista lo era stato davvero, a prenderne le distanze? Che senso ha chiederlo a una persona nata 35 anni dopo la fine del fascismo? Facendo finta di non vedere, tra l'altro, che Meloni è leader dei Conservatori europei, non è nel gruppo di Le Pen».
Non crede che una certa diffidenza nei confronti di Meloni, per età, per esperienza, per provenienza politica o per genere, serpeggi anche tra gli alleati?
«Non c'è diffidenza. C'è disappunto verso chi sta vincendo. Un meccanismo piuttosto semplice da decifrare».
Prima nelle Marche, poi in Puglia, ora in Sicilia: Salvini marca Meloni?
«Mah. È folklore, non è politica. Più importante è che dopo il voto ci si sieda tutti insieme intorno a un tavolo per esprimere la miglior classe dirigente che si assumerà la responsabilità di guidare il Paese nel momento peggiore, dal punto di vista economico e sociale, dal dopoguerra».
Sempre il segretario della Lega prenota il ministero dell'Interno per un leghista e vorrebbe decidere i ministri dell'Economia e degli Esteri prima del voto. Che ne pensa?
«Il totoministri è una perdita di tempo. Parliamo dei problemi degli italiani. Dopo il voto c'è un mese abbondante per formare il governo».
C'è chi teme che un governo guidato da Meloni non duri. Calenda l'ha proprio detto.
«Alcuni amano l'idea di commissariare la democrazia. Si ritengono parte di una piccola cerchia di migliori che deve guidare la nazione senza sporcarsi le mani con i popoli. Io invece spero l'Italia riprenda ad avere governi politici, finalmente.
Calenda, che presume che i titoli di studio o le condizioni di partenza di una persona ostacolino le sue capacità di interpretare ruoli di governo, valuti chi si candida per quei ruoli dai risultati e non in base al proprio pregiudizio».
Nel caso di Meloni, si mette in discussione solo l'esperienza o c'è dell'altro?
«C'è anche un mondo che non vuole far governare Giorgia Meloni perché ha paura che dimostri che quel che si diceva impossibile, in realtà si possa fare. Un mondo che difende lo status quo per tutelare i propri privilegi e interessi. Come fanno i parassiti».