Pasquale Napolitano per “il Giornale”
NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO
I report che girano al Nazareno fanno venire i brividi al segretario del Pd Nicola Zingaretti: nella migliore delle ipotesi la partita alle regionali (20 e 21 settembre) finisce 4 a 2 in favore della coalizione di centrodestra. L'incubo è uno schiacciante 6 a 0 per l'alleanza Fdi-Lega-Forza Italia. Un esito che farebbe saltare le poltrone del segretario dei dem e del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Sarebbe quasi impossibile reggere l'avvocato del popolo a Palazzo Chigi con 19 Regioni in mano alle opposizioni.
Anche perché in Campania, dove il presidente uscente del Pd Vincenzo De Luca è partito in vantaggio, si è invertito il trend e lo sfidante Stefano Caldoro è in rimonta. Scenario nero. Il leader del Pd per scongiurare disfatta elettorale, nella prima consultazione post-covid, tenta la carta (mossa disperata) di un'alleanza con i Cinque stelle. È quasi una minaccia: se i Cinque stelle non ritirano i candidati nelle 6 Regioni, al voto nel mese di settembre, rischia di saltare in aria il governo giallorosso.
stefano caldoro vincenzo de luca
A margine della conferenza nazionale delle donne del Pd, il leader del Pd esce allo scoperto: «Decidono le regioni. Ma ho sempre detto e confermo che un'alleanza che governa l'Italia e che ha l'ambizione di disegnare la prossima elezione del Presidente della Repubblica dovrebbe almeno provare a unirsi nelle Regioni, anche perché la destra ha scelto spesso candidature del passato già bocciate dagli elettori. Quindi si può vincere e, lì dove è possibile, almeno proviamo a fare insieme un passo avanti per salvare questo Paese».
NICOLA ZINGARETTI GIORGIO GORI
Zingaretti teme contraccolpi non solo per l'esecutivo ma anche per la sua segreteria. C'è già la fila per metterlo alla porta: Giorgio Gori, Stefano Bonaccini, Beppe Sala. Il presidente della Regione Lazio tira nella trattativa l'elezione (nel 2022) del Capo dello Stato: si parte con lo schema Pd-M5S alle prossime elezioni regionali per arrivare compatti alla scelta dell'inquilino del Colle. Un messaggio indirizzato non solo agli alleati grillini ma anche ai renziani: Italia Viva minaccia di rompere l'alleanza di governo in Puglia (con Ivan Scalfarotto) e Liguria.
Nel Pd il fronte per l'asse con i grillini è quasi compatto. La richiesta di un'alleanza giallorossa per le regionali è stata anticipata ieri - nell'intervista alla Stampa - dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia: «Un'alleanza con il M5a mi sembra un'occasione per tutti. Bisogna costruire un fronte aperto, progressista, ambientalista da contrapporre a quello sovranista. Non ha senso non farlo sui territori».
La mossa del Pd punta a far uscire allo scoperto il Movimento stuzzicato nelle ultime ore da un riavvicinamento con la Lega: Mes e vitalizi sono due temi su cui può rinascere il patto gialloverde. Per ora, l'appello del segretario dei dem non fa breccia nel muro grillino: in Campania, Puglia, Marche, Toscana, Liguria e Veneto restano confermati i candidati pentastellati. Un elemento di disturbo sulla trattativa Pd-Cinque stelle è sicuramente Alessandro Di Battista, ritornato alla ribaltata nelle ultime settimane. Il Dibba punta a prendere la guida del Movimento. In quel caso le chance di un'alleanza sono praticamente pari a zero. Ieri però è arrivato lo stop di Davide Casaleggio: «Di Battista capo politico? Decidono gli iscritti», ha risposto il figlio del fondatore del Movimento in un'intervista a SkyTg24. Un messaggio per tutti (Grillo, Di Maio e Di Battista): Capi e alleanze devono avere il via libera di Rousseau. I piani di Zingaretti si complicano.
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