AMERICA FATTA A MAGLIE - BILANCIO DI UN ANNO DI TRUMP: DOVEVANO ABBATTERLO, LUI È LÀ CHE FESTEGGIA LA RIFORMA FISCALE, LE VITTORIE ALLA CORTE SUPREMA, LA SFIDA ALLE NAZIONI UNITE AL FIANCO DI ISRAELE. PERSINO I ‘NEVERTRUMP’ SONO COSTRETTI A RICONOSCERE I SUOI MERITI - RESTA TUTTA LA SITUAZIONE CATASTROFICA DEL RAPPORTO CON MEDIA SALDAMENTE LIBERALI E DEMOCRATICI SALDAMENTE CONFUSI
-Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Si guarda in anteprima il film su Winston Churchill, il cui busto Barack Obama aveva tolto dall'Ufficio Ovale, e lui lo ha fatto prontamente rimettere; si gusta i discorsi incendiari della sua ambasciatrice all'Onu, Nikki Haley, della serie uno contro tutti, mentre spiega che l'Amministrazione è pronta a togliere altri fondi alle inutili agenzie internazionali, e poi lo fanno, lei e lui, 285 milioni di dollari in meno; fa fuori di fatto l'odiata Obama Care, la riforma della sanità del suo predecessore che non gli era riuscito di modificare per le divisioni dei repubblicani in Parlamento, eliminando l'obbligo di stipulare la relativa assicurazione o pagare salate sanzioni con le tasse.
In Israele il governo annuncia che appena sarà pronta una stazione della metropolitana che passa sotto il Muro del Pianto, porterà il suo nome, che per loro è il nome di un presidente giusto e amico non solo a parole d'Israele, e subito a chi abbia memoria, e non pratichi pregiudizio e faziosità, viene alla mente la campagna elettorale del 2016, quando tutti giuravano che gli ebrei d'America non lo avrebbero votato mai, che la prima volta che si fosse presentato da loro si sarebbero alzati e se ne sarebbero andati.
Il 45simo presidente degli Stati Uniti, sempre accompagnato dalla sua spettacolare first lady, sta lì a Washington, tutto intero, alla fine di un anno che doveva crocifiggerlo.
C’e’ una foto simbolo di come è andato l'anno rocky di Donald Trump alla Casa Bianca. La riforma delle tasse è stata approvata nel tempo record previsto e senza i pur annunciati tremendi intoppi; festeggiano col pollice alzato in segno di vittoria il presidente, seduto, e accanto a lui il vice Mike Pence, il leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, lo speaker della Camera, Paul Ryan.
Con la riforma delle tasse, una spinta storica a produzione ed economia, della quale I repubblicani hanno accettato tutti i rischi politici, è passata anche l'abolizione di un pezzo importante dell'ObamaCare, la controversa riforma sanitaria che i repubblicani avevano tentato senza mettersi d'accordo di abolire, ma che ora non è più obbligatoria, e a sorpresa l'accordo per tornare a sfruttare alla grande i giacimenti dell'Alaska Artica.
Sono gli stessi personaggi che si guardavano in cagnesco, non solo durante la campagna elettorale del 2016, nella quale i leader repubblicani hanno fatto di tutto per far fuori Donald Trump, ma anche nel primo periodo della presidenza?
Tutto dimenticato, perché, come testimonia in una dichiarazione al Wall Street Journal l'ex capo di staff di Ronald Reagan,Ken Duberstein,“To be viewed as an effective president, you have to be viewed as winning on Capitol Hill, and this ends the year on an up note for him,”,per essere considerato un vero presidente, ti si deve vedere vincente a Capitol Hill, e questa vittoria gli fa finire l'anno alla grande.
L'elenco è in realtà più lungo e corposo, a partire dalla scelta e nomina di Neil Gorsuch a giudice della Corte Suprema, e di molti altri Giudici federali, e la Corte sta sostanzialmente appoggiando le scelte del presidente che i giudici dei circuiti federali tentano di contestare in continuazione, soprattutto se appartengono a quei giri molto liberal della West Coast; a continuare con l'abolizione di una lunga serie di regulations e di impacci burocratici, creati durante l'amministrazione Obama.
Il bando di viaggio e ingresso a provenienti da Paesi sospettati di terrorismo e nei quali i controlli di sicurezza americani non sono considerati affidabili e’ in piedi e funziona; gli Stati Uniti si sono ritirati dell'accordo commerciale con l'Asia, e stanno per fare la stessa cosa con il Nafta, accordo voluto da Bill Clinton con Messico e Canada.
L'annuncio dello spostamento dell'ambasciata americana a Gerusalemme, così come un nuovo accordo con l'Arabia Saudita e un atteggiamento durissimo verso l'Iran, sono le novità forti nella politica mediorientale, dopo 8 anni che I repubblicani hanno considerato di pesante appeasement, di sostanziale inerzia e debolezza dell'Amministrazione precedente.
Ma il vero elemento di riconciliazione tra il presidente venuto dal nulla, anzi dai suoi soldi e dalle sue imprese, dalle sue stravaganze di vita newyorkese, il partito repubblicano profondo e radicato a Washington nella palude lo ha trovato nella riforma delle tasse. Basta quella per dire che non è stato un anno di maggioranza sprecata al Congresso e al Senato.
Basta quello per sperare che i 10 mesi che separano dalle elezioni di midterm, quando saranno rinnovati l'intera Camera dei Deputati e 33 senatori su 100, più un certo numero di governatori, siano agevolati verso la vittoria da un'economia ancora più rinvigorita dal nuovo sistema fiscale.
La scommessa non è facile. Durante il primo mandato i presidenti e il loro partito di solito sono messi sotto scrutinio pesante dagli elettori , e la tendenza è quella di favorire l'opposizione a Capitol Hill, perché sia più forte il dibattito con il potere esecutivo.
Per capirci, oggi i repubblicani hanno 51 senatori contro 49 democratici, perché il 52esimo lo hanno perso con la sciagurata ostinazione in Alabama sul candidato Roy Moore, colpito da denuncia di sexual harassment e soprattutto troppo ideologicamente fazioso; ma per far passare le prossime iniziative di legge servirebbe loro la maggioranza qualificata di 60.
I democratici tenteranno di guadagnare due senatori per passare loro in maggioranza, ma la geografia politica non è dalla loro parte. Per un puro caso, su 33 rinnovi 25 riguardano seggi occupati da democratici, che ora li devono difendere, 10 di questi sono in Stati vinti da Trump, e solo 8 da repubblicani. Alla Camera devono invece guadagnare 24 seggi.
Nello scontro feroce e quotidiano, il più tranquillo sembra proprio il presidente. Ha recuperato il rapporto con i due leader di Camera e Senato, che era veramente negativo soprattutto con Ryan, uno di quei repubblicani all'acqua di rosa, talmente moderato da sembrare un Democratico certi giorni.
I senatori, un corpo molto coriaceo e settario, perché non dimenticate che restano un numero sterminato di legislature al loro posto, al contrario dei deputati, ora si sono pacificati col presidente, soprattutto perché è finita l'opposizione interna di Lindsey Graham e Rand Paul, due che avevano aspirato alla candidatura presidenziale nel 2016.
Il nuovo rapporto è stato testato anche dalla capacità mostrata da Trump di convincere la senatrice del Maine, Susan Collins, che in un primo tempo si era detta contraria al testo della riforma delle tasse. Ammettono che il presidente si è dimostrato molto più doppio di quanto credessero, e anche se l'uso continuo di tweet per scavalcare i corpi intermedi e aggredire le bugie della stampa, sembra a molti inappropriato, su questo punto hanno rinunciato e se la sono messa via.
Ma forse la prova più vistosa che la battaglia col partito repubblicano Donald Trump la sta finalmente cominciando a vincere, viene da National Review, il giornale dei neocon , la rivista della famiglia Christol, quelli di Never Trump, per intenderci, che nel numero appena uscito pubblica un articolo dal titolo “Give Trump Credit Where It’s Due,” date a Trump il credito che gli è dovuto.
Rich Lowry scrive che è difficile immaginare che un presidente tradizionale avrebbe potuto fare meglio, a meno che non fosse riuscito anche a ottenere l'abolizione di Obama Care, impresa veramente difficile, vista l'esiguità della maggioranza in Senato”’.
Il professore di Berkeley, Steven F. Hayward, un altro dei conservatori schierati l'anno scorso in modo feroce contro Trump, scrive invece in un editoriale per il Los Angeles Times: “Nel riconoscere i successi ottenuti da Trump, non ci facciamo distrarre troppo del suo comportamento non convenzionale. Quest'uomo apparentemente così disorientato ideologicamente ha messo in piedi un'Amministrazione più conservatrice di quella di Reagan“.
Mentre il Congresso controllato dal suo partito di adozione resta bloccato, Trump fa fuori regulations e un numero notevole delle più controverse decisioni di Obama, compresa la struttura interna di Obama Care e il Piano per l'Ambiente . L'aggiustamento della politica estera appare sempre di più solido e radicato le nomine di giudici sono sanamente conservatrici. Inconcepibile credere che chiunque degli altri candidati repubblicani 2016 potrebbe governare così audacemente”’
Resta tutta la situazione catastrofica del rapporto con media saldamente liberali e democratici saldamente confusi. I primi non possono e non cercano di tornare indietro rispetto alla campagna feroce del passato e anche quando, cedendo agli istinti migliori, pubblicano scoop che documentano il marcio nell’ FBI, nel clan della Clinton e di Obama, insomma il complotto contro il presidente che porta il nome arbitrario di Russia gate, il giorno seguente si smentiscono, si contraddicono, fanno finta che sia vero il contrario di quel che hanno appena scritto.
Il secondo è un partito in crisi profonda, dilaniato fra un centro moderato che si è rivelato profondamente faccendiere e corrotto, oltre ogni limite di sopportazione fisiologica, e una sinistra barricadera ed estremista che erode spazio ogni giorno.
Tra i nemici giurati del primo anno di presidenza di Donald Trump, ci sarebbe anche una Unione Europea che sembra sempre più una nave senza nocchiero in tempesta, e che manda proclami di protesta all'America perché abbassa le tasse, come se questa non fosse una indebita interferenza, o la condanna per aver detto quel che da 50 anni è la realtà, ovvero che Gerusalemme è la città di tre religioni ed è la capitale di Israele, che consente vita e libertà a queste tre religioni.
Diciamo che Trump non sembra preoccuparsene molto mentre, firmata la nuova legge fiscale, parte per la Florida in vacanza natalizia di lavoro, accompagnato da una moglie rivelatasi impeccabile first lady e sempre più popolare, e da un bilancio lusinghiero. Checché ne scriva in Italia il corrispondente collettivo unico, “The President is on a roll”, il Presidente va alla grande.