Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Si sono rubati senatore e voti elettorali per il presidente in New Hampshire l’8 novembre del 2016? Pare proprio di sì. I repubblicani, naturalmente. No, i democratici che strillano da quel giorno all’imbroglio e all’ impostore. Non cambia niente e probabilmente finisce la’, ma l'inchiesta appena chiusa in New Hampshire è un avviso alle anime belle. A chi tocca non s'ingrugna.
Già era stato il giorno migliore della presidenza di Donald Trump, ma per arrivare a leggere una semplice verità, o ti butti su Pat Buchanan, che prima di essere un politico conservatore è un giornalista di razza, o frughi tra quotidiani inaciditi, che dissertano sulla debolezza del Trump negoziatore, giù giù fino al Kansas star.
Era stata decisamente una buona giornata, fra telefonata col premier cinese che ha ceduto finalmente sulle sanzioni e ha detto le due parole che doveva dire contro il nucleare della Corea del Nord, a dimostrazione che bisogna sempre seguire il percorso del denaro, e accordo, potrebbe essere il primo di una serie, con i leader democratici del Congresso. Si è anche aperto il dibattito su quanto rosicano i repubblicani che al loro presidente stanno scavando la terra sotto i piedi, e vedremo come procede.
Ma la storia naturalmente nascostissima dei 5000 voti farlocchi del New Hampshire non può che migliorare l'umore alla Casa Bianca.
È successo che siccome in quello Stato come in altri 15 è possibile registrarsi per il voto il giorno stesso delle elezioni, si sono presentate circa 6500 persone con la patente, che e’ l'unico documento che stabilisce la residenza, di un altro Stato, dicendo che si erano appena trasferiti, e così hanno potuto votare.
Ma a distanza di quasi un anno, il 30 agosto, e nonostante la legge preveda che due mesi siano il tempo massimo per cambiare la residenza e l'indirizzo sulla patente, solo 1014 circa di quei 6540 risultano residenti in New Hampshire. Che è uno swing state, ovvero uno stato nel quale a volte vincono i democratici a volte i repubblicani, a differenza del Massachusetts e del Vermont confinanti, che sono stabilmente democratici.
Per molti anni si è detto, fino a farla diventare una sorta di leggenda metropolitana, che dai due Stati vicini i militanti democratici passavano a votare due volte approfittando della facilità consentita dalla registrazione nello stesso giorno, ora ci sarebbero le prove. “Vai a votare in New Hampshire con la macchina, e la sera ti guardi risultati da Boston a casa tua”.
hillary clinton donald trump il town hall.
I più di 5000 imbroglioni non si sono certo mossi a livello individuale ma hanno fatto le truppe cammellate, e hanno fatto la differenza nel risultato perché il senatore eletto, la democratica Maggie Hassan, ha vinto per 1017 voti sulla sfidante repubblicana, Kelly Ayotte, e i 4 voti elettorali dello Stato sono andati a Hillary Clinton per soli 2732 voti. Il che non avrebbe fatto la differenza per l'elezione del presidente ma certo lo ha fatto per il Senato, e tanto per fare un esempio, se fosse 53 a 47 la maggioranza repubblicana, nel caso recente e clamoroso dell’ Obamacare a nulla sarebbe servita la sceneggiata del senatore John McCain, perché il suo voto non sarebbe bastato ad affossare la riforma.
Donald Trump proprio in New Hampshire aveva sollecitato un'inchiesta su tutti i 15 stati che consentono di registrarsi al voto il giorno stesso del voto, e aveva accusato i democratici di aver falsato le elezioni in quello Stato. Certo è che in tutti e 15 gli Stati i democratici si oppongono a una modifica della legge che chieda la dimostrazione della residenza per permettere l’iscrizione.
In America, si sa, si porta il cattolico adulto, per usare un termine caro a Romano Prodi, piuttosto che quello di una volta. Diciamo che la stessa protezione fornita dai politici al rispetto per le manifestazioni più tradizionali delle religioni ebraica e musulmana, oltre che alle varie gamme del protestantesimo che sfumano fino al settarismo, non è invece garantita ai cattolici all'antica.
Gli episodi non mancano, basta ricordare quello scambio di mail del capo della campagna di Hillary Clinton, John Podesta, con un suo collaboratore, nel quale si metteva in dubbio anche l'igiene personale dei cattolici, e a rinforzare la tendenza ci pensano alcuni neo cardinali nominati da Bergoglio, guarda un po', tanto moderni da poter essere definiti degli autentici liberal, tanto impegnati politicamente da essere tutti dei fans di Hillary Clinton, ora rimasti un po' orfani ma strenuamente sostenuti da Città del Vaticano. Vedi Blase Cupich a Chicago.
Donald Trump però non la pensa così, e qualche cattolico tradizionalista in Amministrazione, forse spinto anche da sua moglie Melania, cattolica slovena praticante, lo ha piazzato e continua a piazzarlo con grande disdoro dei più liberal tra i senatori democratici che sono chiamati a confermare quelle nomine, previo interrogatorio dei candidati prescelti.
Ecco che l'altro ieri pomeriggio, durante un confirmation hearing della giudice Amy Coney Barrett, indicata per il settimo circuito della Corte d'Appello, la senatrice democratica Dianne Feinstein ha attaccato la giudice senza mezzi termini per la sua fede cattolica, suscitando un mezzo ginepraio naturalmente, che potrebbe diventare un autentico caso non fosse che i famosi cardinali di cui sopra sono d'accordo con la senatrice, gli altri stanno zitti perché hanno paura di ritorsioni vaticane.
La Barrett è un professore di Legge dell'Università di Notre Dame che ha scritto diffusamente sul ruolo della religione nella vita pubblica e tiene lezioni accademiche a gruppi cristiani. Non c'è niente da scoprire. Ma di qui a sostenere che la sua fede cattolica le impedisca di giudicare correttamente in un tribunale ce ne dovrebbe passare.
miami si prepara all uragano irma 9
Non per la Feinstein.“When you read your speeches, the conclusion one draws is that the dogma lives loudly within you,” a leggere i suoi discorsi si ricava la conclusione che il dogma viva profondamente dentro di lei “,e ancora “And that’s of concern when you come to big issues that large numbers of people have fought for for years in this country.” “ e questo preoccupa quando si arriva a grandi questioni per le quali tante persone hanno combattuto per anni in questo paese”’.
È inutile nascondersi dietro un dito, la preoccupazione è per l'aborto, e insiste nonostante la Barrett avesse appena detto che “It is never appropriate for a judge to apply their personal convictions whether it derives from faith or personal conviction.” non è mai appropriato per un giudice mettere al di sopra e prima della legge le proprie convinzioni e fede personali.
Non è finita lì, è arrivato un altro liberal simpatico, Dick Durbin, a contestare l'uso del termine “cattolico ortodosso”, sostenendo che questo è un modo di calunniare quei cattolici che invece sono a favore dell'aborto e della pena di morte.
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Con santa pazienza, è il caso di dirlo, il giudice Barrett ha mostrato suoi scritti precedenti nei quali si dice che i giudici non devono mai e non possono tentare di allineare il sistema legale americano con gli insegnamenti morali della Chiesa nel caso che divergano, e ha insistito sulla possibilità, che lei ritiene vada praticata, e che tutti i giudici hanno, di ricusarsi quando si sentano in conflitto tra coscienza e legge.
Magari mente, ma è in buona compagnia. Soprattutto ci piacerebbe vedere I senatori coraggiosi alle prese con un giudice di fede musulmana o ebreo ortodosso.
Dedicato agli zucconi e ai risentiti sociali, agli ambientalisti di carriera, agli anti Trump in servizio permanente effettivo, l'elenco dei terribili uragani dell'ultimo secolo. Succedeva anche prima che arrivasse l'impostore con i capelli tinti e, a proposito, quando capito’ a lui, l'intoccabile Obama non si spostò dalle vacanze. Cliccate, non serve neanche tradurlo, l'elenco è chiaro così com'è. Tremendo, come è tremenda la natura
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