AMERICA FATTA A MAGLIE - TRUMP: TU DAI CICCIO KIM A ME, IO LASCIO IL MADE IN CHINA A TE: IL DITTATORE NORDCOREANO, ISOLATO DA PECHINO, DOVRÀ CONSEGNARE L’ARSENALE NUCLEARE - LA FAKE NEWS DI CNN E NBC SUL PUZZONE DONALD CHE INGOZZA LE CARPE GIAPPONESI? TRA UN PO' I GIORNALISTI DELLE TV IN GUERRA COL PRESIDENTE FARANNO LE BOCCACCE E ALZERANNO IL DITO MEDIO IN DIRETTA, E POI NON RESTERÀ CHE IL SUICIDIO LIVE
-Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Tu dai Ciccio Kim a me, io lascio il made in China a te. “Io credo che sia logico per la Corea del Nord fare la cosa giusta”, che, tradotto in soldoni, vuol dire che nonostante le sue roboanti grottesche minacce, il dittatore nordcoreano, se adeguatamente isolato dal punto di vista economico da parte del governo che lo tiene in vita, dovrà consegnare l'arsenale nucleare, e poi vediamo se potra’ continuare a restare al potere, di fatto privato della sua arma letale e quindi del potere di minacciare il resto del mondo e la penisola asiatica, ma anche con le già scarsissime risorse economiche tagliate, e un popolo da decenni disperato privato anche della propaganda ideologica.
Donald Trump parla a Seoul in conferenza stampa assieme al presidente sud coreano Moon jae-in. Si riferisce il presidente americano a progressi concreti nella faticosa non trattativa? “Non ve lo voglio dire”, risponde, magari capiremo qualcosa di più quando arriverà la parte cinese di questa lunga visita, e Trump si incontrerà con Xi, il nuovo potentissimo Mao di Pechino. “Giudicheremo delle sue azioni Pechino”, ha twittato il presidente di recente, Il che vuol dire che non consentirà ancora alla Cina di imbrogliare e continuare la sua relazione preferenziale di accordi e commerci con Kim Jong un.
I nordcoreani rispondono con la solita propaganda, contro il “vecchio lunatico americano”, e con la minaccia di imminenti test nucleari.
Ma Trump insiste che la Cina è di grande aiuto e sta lavorando sodo per risolvere il problema la Corea del Nord, e che lo stesso si augura che farà la Russia. ”E’ un problema che avrebbero dovuto affrontare già da molto tempo, ma che ci volete fare, questo è quello che ho ereditato”. È la politica degli ultimi 25 anni in Asia, pessima.
La dimostrazione della potenza militare sono quelle tre portaerei e un sommergibile nelle acque del sud est asiatico; l'economia cresce a ritmi superiori al 3%, dopo dieci anni di stagnazione; il denaro per la difesa non mancherà più, niente smantellamenti, e anche se l'America trumpiana, non a caso disegnata anche con strateghi militari, ha a cuore gli interessi economici del Paese e non le avventure di guerra, se e’ necessario alla guerra si va. Magari con le mini-nukes, nuovissime armi nucleari dalla potenza ridotta e controllata, tale da circoscrivere aree colpite e limitare i danni.
Naturalmente il progetto elettivo e’ l'altro, come nella tradizione conservatrice di politica estera americana, ovvero se è possibile, dispiegare il massimo della forza e della pressione per evitare il conflitto. Con gli alleati che si dimostrino affidabili in questo progetto e in armonia con questa visione, si stringono o si mantengono gli accordi per loro più vantaggiosi. Ma, è nel discorso alla conferenza multinazionale in Vietnam il presidente americano lo dirà con la sua consueta brutalità, mai più gli Stati Uniti stringeranno accordi commerciali che impoveriscono il lavoro del settore manifatturiero americano esportano prodotti e posti di lavoro consentano il furto continuato da parte di pechino.
E’ più complicato da affermare in Corea del sud, dopo il Giappone schierato, e in attesa del posto dove tutto si decide, la Cina, anche delle follie di Ciccio Kim; il quale un presidente americano così vicino non pensava di doverlo vedere, e invece e’ la’, e anche oggi parla della sua disponibilità a trattare e stringere accordi con chiunque, ma anche della determinazione se necessario allo scontro, come testimoniano le tre portaerei americane da guerra che stazionano a poca distanza, non succedeva dal 2007.
In Giappone è stata una passeggiata trionfale, tra popolo incantato dalla bellezza di Ivanka Trump, assurta a nuova Barbie, e dall'eleganza di Melania Trump, e l'accordo di ferro tra il presidente americano e il leader giapponese.
In Corea del Sud il clima è diverso, non fosse altro perché il nemico e’ li’ dietro l’angolo, non fosse altro perché è un Paese abituato a contestazioni furibonde di popolo e a rovesci di governo preparati in piazza. Tuttavia le manifestazioni in corso a Seul sono due, e pari sono, quella pro e quella contro, alcune centinaia di persone, a migliaia sono i poliziotti che li controllano, occorrerà dirlo al reporter del Sole 24Ore che,forse perché affetto da strabismo, ne ha vista una sola, la seconda, ovviamente.
D'altra parte perché scandalizzarsi, visto che NBC e CNN hanno visto e raccontato un Trump sprezzante della vita di una vasca di preziosi pesci, che gettava nell'acqua l'intero contenuto della vaschetta di apposito cibo invece della prevista cucchiaiata. Peccato che il suddetto Trump abbia seguito né più né meno quel che faceva il suo ospite Abe, titolare della vasca, e che lo stesso gesto compiuto prima dal giapponese sia sparito dall'inquadratura.
Tra un po' giornalisti e conduttori delle TV in guerra col presidente faranno le boccacce e alzeranno il dito medio in diretta, e poi non resterà che il suicidio live.
A Seoul i dimostranti contro Trump lo accusano di aver ulteriormente alzato il livello di tensione con la Corea del Nord, i loro cartelli dicono “ No War”, e contestano la richiesta di nuovo accordo commerciale bilaterale che sarebbe più favorevole agli Stati Uniti. Stravagante, vero, che un presidente voglia un contratto commerciale favorevole per la nazione che rappresenta!
Dall'altra parte della strada, altrettante centinaia di dimostranti pro Trump agitano bandiere coreane e americane, cartelli con le scritte “Corea e Stati Uniti Blood Allies”, fratelli di sangue.
Il Giappone del primo ministro Shinzo Abe, che pure non è meno minacciato dalla follia nucleare di Kim jong-un, la pensa come loro. Dice che una forte alleanza tra Stati Uniti e Giappone aiuta e protegge il suo Paese, e nelle interviste rilasciate in questi giorni ricorda che trattative e colloqui finora si sono rivelati inutili, anzi dannosi perché sono stati utilizzati dal dittatore nordcoreano per guadagnare tempo e sviluppare ulteriormente il programma nucleare e i missili.
Sono frasi destinate a segnare in parte la differenza di opinioni con il presidente sudcoreano Moon Jae-in, ritenuto debole e conciliante non solo e non tanto verso la Corea del Nord, ma soprattutto verso la Cina comunista; segnano anche una piena sconfessione e critica della politica di pazienza strategica imposta per 8 anni da Barack Obama ai suoi alleati asiatici con i bei risultati che abbiamo visto.
Il Giappone si pone così in una posizione di ambiziosa leadership sostenuta da Donald Trump con una politica completamente nuova e un nuovo approccio alleato al problema Corea del Nord, ovvero concorda che al tavolo delle trattative Pyongyang deve arrivare pressata dall'opposizione della minaccia mondiale, in posizione di debolezza e persino di disperazione, pregando di giungere a un accordo. Non il contrario, come è stato per tutti questi anni.
All'inizio dell'anno, appena insediato, Donald Trump ha Infatti ordinato una revisione completa e uno studio della situazione del nucleare e della difesa con missili balistici. Per adeguarli e renderli moderni, nei prossimi 10 anni verranno investiti 400 miliardi di dollari. Non che l'Arsenale nucleare americano sia modesto ma una buona parte è fermo alla fine della Guerra Fredda . Le mini nukes sarebbero l'elemento di novità maggiore.