GLI AMERICANI FANNO GEOPOLITICA CON LE NOSTRE CHIAPPE - LA CASA BIANCA PREME AFFINCHÉ IL GOVERNO MELONI PORTI L’ITALIA FUORI DALLA “VIA DELLA SETA”, IL PIANO SIGLATO NEL 2019 CHE CI LEGA ALLA CINA CON 19 INTESE ISTITUZIONALI E 10 ACCORDI COMMERCIALI - LA DISDETTA, CHE DEVE ESSERE ESPLICITA E BEN MOTIVATA, AVREBBE DEI COSTI NELLE RELAZIONI CON LA CINA E I BENEFICI ANDREBBERO AD ALTRI PAESI EUROPEI: NOI CHE CI GUADAGNIAMO? - GIORGIA MELONI VORREBBE ANDARE IN VISITA A PECHINO ENTRO FINE ANNO, MA MOLTO DIPENDERÀ DALLA DECISIONE SULLA “VIA DELLA SETA”…
-Estratto dell’articolo di Carlo Marroni per il “Sole 24 Ore”
C’è un dossier sul tavolo, ingombrante e non evitabile. L’Italia entro breve deve prendere l’iniziativa sulla Via della Seta, il maxi accordo commerciale che l’Italia, unico paese occidentale, ha firmato con la Cina nel 2019 dal governo Conte. Ma che è di fatto congelato – così è stato nel periodo di Mario Draghi – e da tempo in attesa di una decisione.
L’esecutivo Meloni potrebbe aver deciso di uscire dall’intesa, anche se in realtà al momento «sta riflettendo», come dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Gli Usa, non da oggi, premono per una risoluzione: un orientamento più deciso dovrà essere assunto prima della missione di Giorgia Meloni a Washington, prevista (ma non ancora fissata) all’inizio dell’estate.
Ma prima c’è un altro appuntamento, il G-7 in Giappone, dove il tema delle relazioni con Pechino sarà centrale: sia per l’attivismo militare attorno a Taiwan (ma anche la vicenda dei dirigibili ha il suo peso) sia per l’iniziativa cinese verso Mosca apparentemente per una soluzione della guerra in Ucraina (iniziativa considerata al momento del tutto inconsistente[…]).
Mancano meno di tre settimane al summit dei leader a Hiroshima, ora […] «gli alti funzionari di entrambe le sponde dell’Atlantico si aspettano che Meloni segnali la direzione che Roma prenderà». […] entro dicembre dovrebbe essere data disdetta verso quello che ufficialmente si chiama Belt and Road Initiative (Bri), che consta di 19 intese istituzionali e 10 accordi commerciali. Ieri intanto un contatto ad alto livello c'è stato a Roma con la visita ieri dello speaker della Camera dei rappresentanti degli Usa, il repubblicano Kevin McCarthy, accompagnato da un’ampia delegazione bipartisan del Congresso statunitense […]
[…] osservatori delle relazioni Italia-Usa rilevano come in questo periodo ci sia da parte della destra americana, e in particolare dell’ala più moderata, attenzione verso il governo italiano […] Il quadro che emerge quindi è di una azione diplomatica a vari livelli verso l’Italia in un momento di crisi delle altre leadership europee, e in un contesto di guerra in Ucraina che necessita di ogni sponda sicura (e in questo senso va forse anche letta la visita a Londra con tutti gli onori di Meloni).
Gli Stati Uniti da tempo premono per un progressivo “decoupling” strategico, il progressivo sganciamento delle economie occidentali dalla Cina (processo a cui l’Europa si oppone, Germania e Francia in testa, ma anche l’Italia). Quindi una decisione sulla Via della Seta è parte di un disegno complessivo, ma la Cina cerca per quanto può di non lasciare spazi. Pochi giorni fa l’ambasciatore di Pechino a Roma, Jia Guide, ha escluso possibili «modifiche o aggiornamenti» al memorandum d’intesa.
Gli Stati Uniti sanno bene che una presa di posizione forte di Roma per la disdetta, che deve essere esplicita e quindi ben motivata, avrebbe dei costi nelle relazioni con la Cina, i cui benefici andrebbero a stretto giro verso gli alleati europei: inoltre la premier ha intenzione di andare in visita a Pechino entro fine anno, ma certo dipenderà dallo sviluppo del dossier. Si vedrà.
Intanto il governo ha di recente nominato il nuovo ambasciatore in Cina, Massimo Ambrosetti, profondo conoscitore del paese e certamente uno dei maggiori esperti nella nostra diplomazia in cybersecurity. Una competenza non da poco, vista l’attenzione dell’esecutivo sui rischi cibernetici, un'azione che esercita con l’uso massiccio del “golden power”, speciale disciplina per l’uso dei poteri speciali nei settori strategici, che verso la Cina sono soprattutto concentrati delle telecomunicazioni. Diversi provvedimento da inizio anno sono stati emanati - via Dpcm - in tema di forniture a operatori italiani nel campo del 5G, territorio cinese per eccellenza.