GLI AMERICANI ORA SI SVEGLIANO: DOPO ANNI PASSATI A INVOCARE IL RITIRO DALL’AFGHANISTAN, ORA TUTTI A DIRE CHE È STATO UN ERRORE - STASERA BIDEN PARLERÀ ALLA NAZIONE (ALLE 21.45 ORA ITALIANA). MA QUELLO CHE VOLEVA DIRE L’HA GIÀ DETTO, E LO HA CONFERMATO OGGI IL CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA NAZIONALE JAKE SALLIVAN: “INUTILE RESTARE SE L’ESERCITO AFGHANO NON LOTTA” - LA FIGURA DI MERDA DEL PRESIDENTE, CHE 5 SETTIMANE FA DICEVA CHE I TALEBANI NON AVREBBERO MAI PRESO KABUL - VIDEO
-“Quello che non vedrete in nessun caso è la gente prelevata da un elicottero dal tetto di un'ambasciata degli Stati Uniti d'America in #Afghanistan”
— ALESSANDRO TAPPARINI (@aletapparini) August 15, 2021
- Joe Biden, 8 luglio 2021#Kabulpic.twitter.com/wh0kpw86a6
BELLA FIGURA DI MERDA PER JOE BIDEN CHE SOLO CINQUE SETTIMANE FA DICEVA CHE I TALEBANI NON AVREBBERO MAI PRESO KABUL: “NON VEDRETE IN NESSUN CASO GENTE PRELEVATA DA UN ELICOTTERO SUL TETTO DI UN’AMBASCIATA. HO FIDUCIA NELLE CAPACITÀ DELL’ESERCITO, CHE È MEGLIO ADDESTRATO, MEGLIO EQUIPAGGIATO E PIÙ COMPETENTE SU COME SI PORTA AVANTI UNA GUERRA. LA VITTORIA DEI TALEBANI NON È INEVITABILE” - VIDEO
PER BIDEN INUTILE RESTARE SE ESERCITO AFGHANO NON LOTTA' ++
(ANSA) - WASHINGTON, 16 AGO - "Il presidente Biden non era pronto ad iniziare un terzo decennio di guerra e mettere le truppe Usa in pericolo, combattendo e morendo, per tentare di tenere insieme l'Afghanistan quando le sue stesse forze armate non combattono per tenerlo insieme": lo ha detto alla Cbs il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan.
AFGHANISTAN, IL SILENZIO DI BIDEN SOTTO ASSEDIO A CAMP DAVID. ORA TORNA ALLA CASA BIANCA PER PARLARE ALLA NAZIONE
Viviana Mazza per www.corriere.it
Joe Biden verrà ricordato come il presidente che ha posto fine alla guerra più lunga. Era quello che voleva, però non immaginava che sarebbe finita così. «Il presidente noto per l’empatia sceglie la freddezza», titola il Washington Post.
Di fronte alla caduta di Kabul e al panico e alla disperazione degli afghani all’aeroporto, Joe Biden fa sapere che parlerà alla nazione «nei prossimi giorni» ma ha ribadito con una dichiarazione scritta sabato 14 agosto che non intende lasciare questa guerra ad un quinto presidente. Oggi alle 9:45 ora italiana il presidente, dopo essere ritornato alla Casa Bianca, parlerà alla nazione.
«Una macchia indelebile»
Le critiche a Biden non riguardano per la maggior parte il ritiro in sé ma la mancanza di pianificazione, il fallimento dell’intelligence e quella frase disgraziata sul paragone con Saigon: «Non vedrete mai gli americani prelevati dal tetto di un’ambasciata».
È vero — come ha ricordato Biden in una dichiarazione scritta — che l’iniziale accordo di pace con i talebani fu portato avanti da Trump, ma Biden — dopo aver appoggiato l’intervento a Kabul nel 2001 — ha sempre creduto alla necessità del ritiro, già dal 2005 in poi.
Anche se Trump aveva fissato il ritiro a maggio e ridotto le truppe a 2.500 appena, il presidente ora è Biden e spettava al suo team, che ha spostato a data l’11 settembre e poi il 31 agosto, organizzare l’uscita dal teatro di guerra.
L’ex ambasciatore in Afghanistan sotto Obama, Ryan Crocker, definisce questa uscita dalla guerra «una macchia indelebile per la presidenza Biden». I repubblicani criticano duramente il presidente democratico, i parlamentari del suo partito restano per la maggior parte in silenzio.
Durante il briefing del capo del Pentagono Lloyd Allen, guardavano sui cellulari le immagini da Kabul che raccontavano in diretta una storia diversa da quella presentata dall’Amministrazione. La speaker Nancy Pelosi tenta una difesa di Biden («Bisogna ammirare il presidente per la chiarezza dei propositi sull’Afghanistan...») ma viene completamente ignorata dalla stampa.
Nel giro di 72 ore il rapporto del presidente Biden con i media, il mondo politico americano e gli esperti di politica estera è radicalmente cambiato, «con implicazioni di lunga durata difficili ancora da valutare, ma con un impatto immediato sulla capacità di gestire sia la crisi a Kabul che le altre sfide interne», scrive Politico. La domanda è se questo colpo durissimo avrà effetti di lunga durata sulla sua presidenza.
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La minaccia del terrorismo
L’opinione pubblica ha appoggiato a lungo il ritiro da una guerra che per vent’anni ha preso troppe vite americane e troppi soldi e che non sembrava avere più un impatto sulla sicurezza dal terrorismo, dopo la morte di Osama bin Laden. Ma il capo di Stato maggiore delle forze armate Mark Milley afferma ora che le stime sulla capacità dei terroristi di riorganizzarsi sotto un regime talebano sono cambiate rispetto a quelle precedenti che ci volessero almeno due anni.
Antony Blinken
Le parole di personalità rispettate dell’amministrazione come il segretario di Stato Antony Blinken vengono ora contestate in tv, quando sostiene che «non è assolutamente come Saigon». Il consigliere di sicurezza nazionale Jake Sullivan spiega che il presidente non ha mai considerato «inevitabile» la caduta di Kabul, le sue affermazioni che il ritiro stia funzionando vengono definite «quasi comiche» dalla Cnn.
Sul Wall Street Journal l’avvocata dei diritti umani Kimberly Motley replica che «è molto peggio di Saigon». Qualcuno dovrà pagare per questo fallimento —si comincia a dire che saranno Blinken e Sullivan. «Il momento è di grande tensione anche per il timore che i talebani non accettino che per le prossime due settimane l’aereoporto resti controllato da 6.000 marines americani per consentire la piena evacuazione del personale americano e afghano. Ieri sera il dipartimento di Stato ha diffuso una dichiarazione congiunta con gli alleati, inclusa l’Italia, che avverte che «coloro che si trovano in posizione di potere in Afghanistan hanno la responsabilità della protezione delle vite umane e della proprietà».
Saigon e Teheran
Oltre ai paragoni con il Vietnam, quando l’ambasciata americana di Kabul è stata abbandonata domenica 15 agosto, sui social è diventata «virale» la ricerca di Jimmy Carter: la gente fa il paragone con Teheran nel 1979, non per la presa degli ostaggi americani ma per l’impatto sulla presidenza Biden. Donald Trump ieri da New York, con il cappello rosso Make America Great Again, proclamava: «Biden si dimetta».