Estratto dell’articolo di Clemente Pistilli per www.repubblica.it
Presidente e assessore alla sanità. Un uomo solo al comando. Il suo nome è Francesco Rocca, il governatore che si è dato pieni poteri in un settore che nel Lazio drena il 70% del bilancio regionale, 12 miliardi su 18.
Condividendo le scelte solo con il suo cerchio magico e assicurando che non farà sconti ai privati, nonostante abbia lavorato per anni proprio nella sanità privata e sia stato a lungo al vertice della Croce Rossa, realtà a cui da presidente ha subito destinato ingenti fondi. E gli stessi partiti di destra? Devono accontentarsi delle briciole.
Rocca, cresciuto negli ambienti del Fronte della gioventù e dopo aver incassato una condanna per narcotraffico quando aveva appena 19 anni, si è laureato in giurisprudenza, durante la legislatura regionale dell’amico Francesco Storace ha iniziato la sua carriera da manager della sanità ed è poi approdato in Croce Rossa, assumendone la guida prima a livello nazionale e poi internazionale, mollando l’ultimo incarico soltanto nel dicembre scorso.
francesco rocca giampaolo angelucci foto di bacco
Il governatore, 58 anni, già durante la campagna elettorale ha battuto molto sulla salute, giurando che avrebbe azzerato le liste d’attesa ed eliminato le lunghe code nei pronto soccorso. Promesse che è ancora lontano dal riuscire a mantenere. Ha mantenuto invece la delega alla sanità e ha fatto spallucce davanti a chi gli ricordava che fino a pochi mesi prima della candidatura decisa dalla Meloni, oltre che nella Cri, lavorava all’interno della sanità privata, in particolare nella Fondazione San Raffaele del deputato leghista Antonio Angelucci, e presiedeva la Confapi, il sindacato della sanità privata. Chi ambiva a quell’assessorato, come il presidente del consiglio regionale Antonello Aurigemma, di FdI, si è dovuto arrendere.
Quando si parla di sanità Rocca si confronta solo con i suoi più stretti collaboratori: Andrea Urbani, commercialista messo al vertice della Direzione salute, Alessandro Ridolfi, scelto come direttore generale della Regione, e Giuseppe Pisano, capo di gabinetto. Tre uomini che negli anni hanno stretto un legame fortissimo con il governatore. Ridolfi è stato segretario di Rocca nella Confapi Sanità, dove sedeva anche Giampaolo Angelucci, figlio di Antonio.
Gli stessi che a Capodanno si sono ritrovati insieme a Cortina, dove hanno festeggiato il nuovo anno nella villa del senatore azzurro Claudio Lotito, che ha poi incassato da Rocca 300mila euro per far sponsorizzare la sua Lazio dalla Regione. Anche Ridolfi è stato uno stretto collaboratore di Storace, grazie a Rocca ottenne la guida della Sise, una società della Croce Rossa siciliana, e al pari dell’amico presidente ha lavorato per gli Angelucci, essendo stato membro del collegio sindacale sia della San Raffaele che della finanziaria Tosinvest, senza contare che al momento della nomina risultava titolare del 90% delle quote della Morgan Ingest, società impegnata nella gestione della sanità, parte del Gruppo Garofalo.
Urbani invece, in passato collaboratore di Renata Polverini e Beatrice Lorenzin, ha collezionato anche qualche grana giudiziaria, finendo indagato nell’inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione dell’emergenza Covid e nelle indagini a Catanzaro sugli emolumenti aggiuntivi riconosciuti al personale sanitario.
Pisano infine fa parte degli uomini scelti dal presidente all’interno della Croce Rossa, che i detrattori chiamano Croce Rocca, dove era e, stando alla dichiarazione da lui presentata, è ancora presidente del collegio sindacale, senza contare che al momento della nomina sedeva su 36 poltrone e aveva partecipazioni in 3 società. Oltre al cerchio magico ad avere un certo peso – seppur limitato - anche sulla sanità è infine la sorella della premier, Arianna Meloni.
Un potere quello di Rocca e dei fedelissimi destinato ad aumentare essendo in scadenza le nomine di diverse aziende sanitarie. Finora il governatore si è dovuto fermare a qualche commissariamento, ma a breve potrà scegliere manager di sua fiducia a cui dare incarichi duraturi e non si dovrà più confrontare con quelli scelti dal suo predecessore di centrosinistra Nicola Zingaretti.
Dovrà presto nominare un nuovo direttore generale nella grande Asl Roma 2, attualmente guidata da Giorgio Casati, azienda dove è direttore sanitario Giuseppe Gambale, esponente della sinistra, ex deputato ed ex sottosegretario del Governo D’Alema.
Sarà poi la volta della Asl Roma 5, una poltrona delicatissima dopo l’incendio la notte dell’Immacolata dell’ospedale di Tivoli, costato la vita a tre pazienti, e dove a semplificare la vita al centrodestra c’è stata la scelta del direttore Giorgio Giulio Santonocito di accettare un incarico a Messina. E di Tor Vergata, attualmente diretta da Giuseppe Quintavalle, scelto sempre da Zingaretti ma da sempre vicino alla destra e a uomini come l’ex missino Domenico Gramazio, tanto che Rocca lo ha voluto anche come commissario dell’Asl Roma 1. Direttore che ultimamente ha perso quota, sembra per aver ambito al posto che è di Urbani. […]
francesco rocca si taglia il pizzetto a un giorno da pecora 3
Rocca e il cerchio magico hanno problemi però anche a trovare validi manager di area. Tanto che all’Umberto I hanno confermato Fabrizio d’Alba. Occorrerà vedere quale sarà il destino del manager del San Camillo, Narciso Mostarda, in passato anche assessore a Frosinone in una giunta di centrosinistra, e di Tiziana Frittelli, che lascerà il San Giovanni, dove potrebbe andare Maria Paola Corradi, attualmente al timone dell’Ares 118, apprezzata anche a destra e legatissima all’assessore al bilancio Giancarlo Righini, anche se la stessa c’è chi la vuole al Ptv.
FRANCESCO ROCCA AL SEGGIO PER LE REGIONALI DEL LAZIO
Allo Spallanzani il governatore ha scelto Angelo Aliquò, considerato sia a destra che a sinistra un ottimo tecnico, mentre resta da vedere cosa accadrà al Sant’Andrea, attualmente retto da Daniela Donetti, e all’Ifo, dove è facente funzioni Laura Figorelli.
A godere intanto come sempre sono i privati, che assorbono quasi la metà del bilancio sanitario regionale, e Angelucci più degli altri, a cui appena insediato Rocca ha destinato 10,2 milioni di euro su un totale di 23 per acquistare altri posti letto. E quando ha investito, dopo l’incendio dell’ospedale di Tivoli altri 10,3 milioni sui posti letto, 826mila euro sono andati al San Raffaele di Montecompatri. Il governatore però non ha dimenticato neppure l’organizzazione che gli ha dato enorme potere in Italia e nel mondo: la Croce Rossa ha appena ricevuto otto milioni di euro. Il motivo? Garantire l’accoglienza dei pazienti nei pronto soccorso.
ANTONIO ANGELUCCI A PALAZZO CHIGI antonio angelucci foto di bacco