ANALISI MERKEL: PUTIN HA VINTO LA GUERRA IN UCRAINA, L’OCCIDENTE NON MANDA I SUOI SOLDATI A SCACCIARLO - IL 90% DEI RUSSI STA CON PUTIN, MA IL 10% DELL’ÉLITE RICCA, INVECE, È ESASPERATA PERCHÉ, CON LE SANZIONI, STA PERDENDO MONTAGNE DI SOLDI E LIBERTÀ DI AZIONE


Paolo Mastrolilli per La Stampa

angela merkel vladimir putin

 

Putin ha vinto la guerra in Ucraina, nel senso che l’Occidente non ha alcuna intenzione di mandare i suoi soldati a scacciarlo. Le sanzioni però servono a danneggiare l’élite ricca russa, fino al punto di spingerla a fare pressione sul capo del Cremlino perché si fermi.

 

Questa analisi, che la cancelliera tedesca Merkel ha fatto nel privato di conversazioni con analisti del suo paese, spiega in maniera tanto cinica quanto puntuale cosa sta avvenendo davvero nella crisi ucraina. Sommandola alla Forza di intervento rapido per l’Europa orientale varata ieri dal vertice Nato in Galles, che dovrebbe scoraggiare Mosca dalla tentazione di cercare altre avventure.  

 

PUTIN TRA MERKEL E CAMERON

Le sanzioni sono state già definite: l’unica incertezza riguarda il modo in cui usarle, che dipende in buona parte dalla tenuta del cessate il fuoco firmato ieri a Minsk. La lista americana, secondo quanto ha spiegato il presidente Obama, colpisce soprattutto il settore finanziario, bancario e dell’energia, con alcune aggiunte anche nel campo della tecnologia, la difesa, e le limitazioni ai viaggi di persone vicine al regime.

 

Quelle europee sono simili, e secondo un testo visto dal «Financial Times» vietano alle compagnie petrolifere russe controllate dallo stato, e a quelle del settore difesa, di raccogliere capitali sui mercati del Vecchio continente. 

 

merkel e putin alla finale dei mondiali al maracana

Il bando si applica solo alle aziende statali con un valore superiore a 27 miliardi di dollari, che ottengono oltre metà dei loro ricavi «dalla vendita e il trasporto di greggio o prodotti derivati dal petrolio». Significa colpire colossi come Rosneft, la più grande compagnia petrolifera russa, ma anche Transneft, la più grande compagnia mondiale di oleodotti, e la Gazprom Neft, ossia la sussidiaria della Gazprom che opera nel settore del greggio.

 

Altri gruppi importanti, come Lukoil e Surgutneftegas, sono esenti perché la proprietà è privata. Nello stesso tempo, le nuove sanzioni europee proibiscono ad aziende tipo l’italiana Saipem o la francese Technip di condurre perforazioni petrolifere in mare, nell’Artico, o di shale oil. 

 

angela merkel e barack obama

Una escalation significativa, su cui però restano differenze tra Usa e Ue in termini di applicazione. Obama ieri ha ribadito che la sua preferenza sarebbe imporre subito le nuove misure, e poi sospenderle se Putin rispettasse il cessate il fuoco. Gli europei vogliono invece tenere la minaccia delle sanzioni come una forma di pressione sul Cremlino, per spingerlo a cambiare linea, con un grilletto che le farebbe scattare subito in caso di violazioni.

 

Il premier italiano Renzi ha spiegato che in realtà il meccanismo burocratico per l’adozione delle nuove sanzioni cancella quasi questa differenza. Una volta completata la lista, infatti, dovranno passare 72 ore per consentire ai paesi membri della Ue di rivederla, e qualche altro giorno per mandarla in vigore: in altre parole, il tempo sufficiente a verificare se Putin fa sul serio.

 

Obama Putin

Secondo Merkel, comunque, l’obiettivo è chiaro: il 90% dei russi sta con Putin, che col nazionalismo ha fatto proseliti. Il 10% dell’élite ricca, invece, è esasperato, perché sta perdendo montagne di soldi e libertà di azione. Le sanzioni servono a colpire ancora di più questo gruppo, affinché prema su Putin e lo convinca a fermarsi nel nome degli interessi economici del paese. Di questo passo, infatti, le condizioni di vita peggioreranno, e allora il nazionalismo non basterà più a frenare il malcontento del 90% della popolazione che per ora applaude. 

 

putin obama

Nel caso questa strategia non funzionasse, la Nato in Galles si è preparata anche a difendere meglio i suoi confini. Ha ribadito l’impegno ad aumentare gli investimenti nella difesa al 2% del pil di tutti i membri. Poi ha varato la forza di intervento rapido, che avrà il comando in Polonia, e userà cinque basi già esistenti nei paesi baltici e Romania per schierare a rotazione le truppe capaci di intervenire ovunque in 48 ore. L’Italia non ha ancora formalizzato l’adesione, ma ieri Renzi non ha escluso di contribuire, mentre Londra ha offerto mille soldati. Un altro segnale chiaro per Putin, che per il momento ha reagito con un comunicato del ministero degli Esteri: «La Nato usa la crisi ucraina come pretesto. La pace è a rischio».