ESTRATTO - Marco Lillo per il Fatto Quotidiano
Alfredo Romeo esce dal carcere
La questione dell' incarico di consulenza legale affidato da parte di Alfredo Romeo al fratello del presidente dell' Anac, Raffaele Cantone, rischia di lasciare una scia velenosa sull' immagine di un magistrato che è il simbolo mediatico della lotta alla corruzione in questo paese. La questione merita di essere raccontata nel dettaglio a partire dalla somma pattuita tra Romeo e il fratello del magistrato per un' attività di consulenza legale.
L' avvocato Bruno Cantone, secondo quanto ha appreso Il Fatto, avrebbe stipulato un contratto di consulenza per un importo di 3 mila e 800 euro al mese. Nella somma non erano incluse le difese legali del gruppo Romeo. Al Fatto risulta che l' avvocato Bruno Cantone abbia ottenuto un incarico per una causa davanti al Tar. La prima attività richiesta da Alfredo Romeo a Bruno Cantone, avvocato con studio a Napoli vicino a quello di Romeo Gestioni, riguardava una questione relativa a un immobile di Londra.
Il Fatto Quotidiano ha provato a chiedere informazioni più precise su importi e oggetto della consulenza e della difesa. Prima a Raffaele Cantone il quale ci ha risposto con la massima gentilezza chiedendo di girare al fratello i quesiti.
Poi a Bruno che ci ha risposto: "Ci sono notizie che per ragioni di segreto investigativo non posso svelare e precisamente quelle che riguardano i compensi da me percepiti, sui quali ho offerto ampia spiegazione e tutta la documentazione alla Procura di Napoli; i compensi percepiti sono stati tutti regolarmente fatturati e riguardano attività professionali di assoluta importanza e complessità, in nessun modo ricollegabile all' attività che svolge mio fratello Raffaele. Il mio rapporto professionale con il Gruppo Romeo ha avuto inizio nel mese di novembre 2015, quindi successivamente al parere reso dall' Anac di cui ho avuto notizia solo all' esito di questa vicenda giudiziaria e si è protratto per solo 5 mesi. Le ragioni dell' interruzione del rapporto riguardano profili di carattere professionale che sono trasfusi in un carteggio intercorso con il Gruppo Romeo regolarmente consegnato alla Procura di Napoli".
Il fratello ha tutto il diritto di non rispondere. Raffaele Cantone afferma che "mio fratello ha detto alla magistratura tutto quello che aveva da dire e più trasparente di così non poteva essere". Una posizione legittima. Però forse dallo zar dell' Anticorruzione ci si può attendere uno sforzo in più.
Comprendiamo la riservatezza familiare e il riserbo per le indagini però ci chiediamo se queste esigenze non debbano cedere il passo davanti al rispetto del diritto di conoscere i fatti dell' opinione pubblica.
Come può il vertice del sistema dell' Anticorruzione, che ogni giorno chiede ai funzionari pubblici e ai politici di rendicontare tutto per evitare conflitti di interessi, non chiarire con dati e cifre - ai cittadini e non solo ai magistrati - i propri possibili conflitti di interessi familiari?...