ANCHE FORMICA, NEL SUO PICCOLO, S'INCAZZA - ''LA VIA DEDICATA A CRAXI? METTE A POSTO LA COSCIENZA MA NON RISOLVE NIENTE. BETTINO FU SACRIFICATO PER SALVARE LE ISTITUZIONI, ERA L'ANELLO DEBOLE. MA LE ÉLITE NON HANNO SAPUTO FARE DI MEGLIO CHE BUTTARSI SULLA TENUTA DEL VINCOLO ESTERO, CIOÈ L'EUROPA. COSÌ È NATO IL SOVRANISMO. AH, DIMENTICAVO: ALL'ESTERO LE ÉLITE CI HANNO PORTATO ANCHE I SOLDI" - TANTO SALA SI È GIÀ PENTITO DELL'IDEA DI VIA CRAXI, ORA SI PARLA DI UNA TARGA
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1. RINO FORMICA E VIA BETTINO CRAXI: "BETTINO FU SACRIFICATO PER RISPARMIARE LE ISTITUZIONI"
Goffredo De Marchis per ''la Repubblica''
"Via Bettino Craxi a Milano? Secondo me è una scorciatoia semplificatrice e consolatoria. Mette a posto la coscienza e non risolve". Infatti il sindaco Beppe Sala, ora che si avvicina il ventennale della morte del leader socialista (gennaio), preferisce una riabilitazione per evitare nuovi scontri ideologici. Ha ragione lui? Rino Formica, storico dirigente del Psi, più volte ministro, della proposta di Sala si interessa fino a un certo punto. Nonostante i 92 anni guarda al futuro e lo vede nero. Perché l'Italia, da Tangentopoli in poi, ha buttato un quarto di secolo imboccando una via senza ritorno.
Formica, ripartiamo dall'omaggio a Craxi. Con buon senso il figlio Bobo propone, anziché la via, una targa: "Qui visse il primo milanese presidente del Consiglio". Senza fronzoli. Si può fare?
"Vogliamo proprio avere una targa? Allora facciamola e scriviamoci sopra quel brano del discorso fatto al congresso di Bari, nel 1991. È il vero testamento politico di Bettino, non il famoso intervento alla Camera sui finanziamenti ai partiti".
Cosa disse Craxi a Bari?
"Citò Giovanni Spadolini che a sua volta aveva ripreso parole di Ugo La Malfa. "Io potrei fare il populista, mettermi alla testa di una rivolta, prendere altri 3-4 milioni di voti grazie alla crisi del sistema. Ma non posso farlo. Perché sono figlio di questo sistema". Craxi chiosò: "La penso esattamente allo stesso modo"".
Però non si fece da parte. Dovettero scattare le inchieste.
"La crisi arrivò non per colpa del pool di Milano. I giudici cercarono un capro espiatorio. Craxi e il Psi erano l'anello debole del sistema politico. Furono sacrificati. Ma sa una cosa? Quel sacrificio poteva anche essere utile perché ha risparmiato le istituzioni. Era un prezzo che qualcuno doveva pagare da risarcire poi, tra un secolo, con un bel libro di storia. Senonché il sacrificio è stato inutile".
Ai socialisti la Seconda repubblica non è mai andata giù. Perché siete spariti?
"Nel 92-94 si rompe il rapporto tra le istituzioni, i partiti e l'elettorato. Cosa ha di differente quella crisi dalla situazione attuale? Che allora, da parte di gruppi ostili, si abbatte un simbolo non avendo la forza di abbattere il sistema. I nuovisti infatti non intaccano le istituzioni. Il che significa che tutti i partiti della Prima repubblica, di governo e di opposizione, avevano costruito un'Italia solida. Se abbiamo retto per 25 anni lo dobbiamo ai vecchi non ai nuovi che diventano parassiti delle istituzioni. Avrebbero dovuto cambiarle loro ma senza il sangue popolare dei corpi intermedi le istituzioni deperiscono, rinsecchiscono. Fanno la fine degli ulivi attaccati dalla xylella".
I nuovi sono scadenti, i partiti non esistono più, i corpi intermedi nemmeno. Chi ci pensa a salvare il sistema?
"Partire dalla fine è sempre sbagliato. Come diceva Sciascia, la memoria serve perché è necessario "cavare". Dentro quel "cavo" ci siamo noi oggi, quello che stiamo vivendo ora. Non si guarda mai al fondo della vicenda storica, all'esaurirsi del miracolo di un equilibrio dei poteri come lo abbiamo conosciuto. Bisognerebbe ritrovarlo o costruirne uno diverso. Ma lo sfasciume di questi 25 anni ha fatto solo danni. Le élite non hanno saputo fare di meglio che buttarsi sulla tenuta del vincolo estero, cioè l'Europa. Così è nato il sovranismo. Ah, dimenticavo: all'estero le élite ci hanno portato anche i soldi".
C'è una speranza?
"Partire dal piccolo per andare al grande. Ricominciare dai territori. I consigli comunali tornino ad essere quelli che noi vedemmo nascere nel '45 e nel '48: fucine politiche. I corpi dello Stato adesso sono frantumati. Purtroppo nella frantumazione prevale la tutela della struttura autonoma. Penso a voi dell'informazione. Difendete la libertà di stampa, lottate per salari decenti: giusto. Ma dovete anche comportarvi come organo della ricostruzione delle istituzioni. Penso alla magistratura.
Renzi adesso dice che è perseguitato ma è stato premier per tre anni, aveva tutto il tempo per stabilire un nuovo equilibrio. È successa una cosa enorme: si sono dovuti dimettere il procuratore generale della Cassazione e 5 consiglieri del Csm che è guidato dal capo dello Stato. Dove si è aperta una riflessione? Silenzio. Per molto meno pesci piccoli della Prima Repubblica sono stati inguaiati perché non potevano non sapere. Ci avviamo a un'ulteriore degenerazione che alla fine si chiamerà guerra civile, altro che riduzione del numero dei parlamentari".
]Il capo dello Stato doveva agire diversamente?
"Ce l'ho col sistema, non con lui. Semmai Mattarella corre il rischio di diventare nei prossimi mesi il bersaglio del rigurgito nazionalista che c'è. Ha visto l'insistenza di Salvini per incontrarlo? Cosa ha in mente, l'applicazione dell'articolo 90, la messa in stato di accusa per alto tradimento? L'attacco adesso sarà direttamente alle istituzioni. E vuole che se la prendano con la Casellati o Fico? Non mi sembrano bocconcini appetibili. Punteranno dritto al Quirinale".
«UNA DEDICA SAREBBE DIVISIVA» SALA, CRAXI E LA LITE SULLA MEMORIA
Dal ''Corriere della Sera - Cronaca di Milano''
Vent' anni non bastano. Bettino Craxi continua a dividere. A Milano più che altrove. E chi aveva letto le parole di Beppe Sala come un' apertura all' ingresso del nome del leader socialista nella toponomastica della sua città natale dovrà ricredersi. «Intitolargli una via - precisa il sindaco - rischierebbe di riproporre, più che altro, vecchie contrapposizioni». Cosa che in effetti non ha tardato ad avverarsi.
Anche all' interno della stessa famiglia dell' ex presidente del Consiglio. Da una parte Stefania s' è infatti scagliata contro Sala accusandolo di «ipocrisia». «Dice che una via a Craxi riaprirebbe contrapposizioni. È vero - attacca la figlia -.Ma solo a sinistra. Nella sua maggioranza. Non altrove».
Dall' altra Bobo, che prova invece a placare gli animi definendosi «allergico alla toponomastica», che davvero potrebbe «rinnovare antichi rancori», e preferirebbe allora una più sobria targa «storica» in uno dei luoghi della città legati all' azione politica del padre.
Quell' invito dell' altro giorno ad affrontare la questione Craxi affinché non s'«ignorasse» il ventennale alle porte è diventato subito un caso.
Tanto che il mattino dopo Sala preferisce chiarire il suo appello. «Mettere ancora gli uni contro gli altri ha poco senso - scrive sui social network - meglio capire se c' è spazio per riconciliarci con il nostro passato e fra di noi». La sua idea non era dedicargli una strada o una piazza, prosegue, semmai «fare i conti con la complessità di una storia che, nel bene e nel male, ha significato molto».
Un dibattito, quindi - magari proprio in quell' aula di Palazzo Marino che ha visto i primi passi del Craxi politico - per rimuovere quell' ostacolo che impedisce alla Milano riformista di partecipare al dibattito internazionale sulla possibilità di un socialismo rinnovato. «Mi dispiace che Stefania Craxi pensi che il non dedicare una via al padre sia un modo per sfuggire il tema - spiegherà Sala in serata -: è assolutamente il contrario. Dopodiché, io sono interessato a una riflessione: oggi c' è un' attenzione mondiale sul tema di un nuovo socialismo, dagli Usa all' Europa. La mia impressione è che da noi non si abbia il coraggio d' affrontare la cosa perché non si vuole fare i conti con la memoria di Craxi».
Il mondo politico intanto si schiera. «Condivido il fatto che ci può essere un' occasione di riflessione pubblica - dice Pierfrancesco Majorino, a margine della prima delle due giorni della sua rete dedicata ai diritti Casa Comune - poi per quello che riguarda l' intitolazione della via ero contrario prima e non ho cambiato idea». È tutto il Pd a giudicare prematura l' idea di dedicargli una via. «Penso che l' apporto politico di Craxi alla città di Milano sia stato molto importante. È giusto partire da questo, piuttosto che intitolare una via», commenta la segretaria cittadina dem Silvia Roggiani.
Sul fronte opposto c' è Forza Italia, che giudica un «dietrofront» le parole del sindaco.
«Ci eravamo illusi», protesta il consigliere regionale azzurro Gianluca Comazzi, secondo il quale «oscurare il ricordo di uno statista come Bettino Craxi in una ricorrenza così importante resterà una macchia nella storia amministrativa della città».
Concorda Mariastella Gelmini: «L' intitolazione di una strada non rischia di "riproporre vecchie contrapposizioni", ma semmai aiuterebbe a superarle e a riconoscere la statura di un politico che ha rappresentato molto per Milano e per l' Italia». Infine, i Cinque stelle, che definiscono «surreale» la discussione: «Invece di avviare inutili e surreali dibattiti - è l' invito che arriva dal consigliere comunale pentastellato Simone Sollazzo - Sala si occupi dei tanti problemi che i milanesi vivono quotidianamente».