ANCHE GIORGIA HA LA SUA “BESTIA” – LA MELONI PER LE EUROPEE NON PREVEDE COMIZI ELETTORALI MA SI AFFIDA A UNA CAMPAGNA AGGRESSIVA ATTRAVERSO SOCIAL E CARTELLONI PUBBLICITARI – A CAPO DELLA COMUNICAZIONE C’È IL DESIGNER GRAFICO, ANDREA MOI: “USIAMO PAROLE COME ‘BORGATARA’ E ‘PESCIAROLA’ PER PROVOCARE LA SINISTRA ELITARIA” – DIVENTANO UN CASO LE “CARD” DI ATREJU CHE DERIDONO I NEMICI DELLA DUCETTA, DA FAZIO A FORMIGLI E SCURATI
-Estratto dell’articolo di Federico Capurso per “La Stampa”
[…] Strano caso di una premier, candidata in tutte le circoscrizioni, che non parteciperà a nessun evento elettorale, neanche un comizio. Saranno le truppe di FdI, per un mese, a ripetere «scrivi Giorgia» agli elettori, senza che Meloni compaia mai al loro fianco.
Eppure, è intorno a lei e al suo governo che lo staff della comunicazione di FdI ha deciso di declinare questa campagna elettorale. La squadra, dallo scorso agosto, è guidata da Andrea Moi, designer grafico assunto dal gruppo di FdI in Senato a inizio legislatura, ma che si avvicina al partito già nel 2010, quando inizia a collaborare per la realizzazione di Atreju, l'evento della giovanile di FdI. È lui «la testa», come la chiamano gli uomini di Meloni, che mette l'ultima parola su ogni messaggio.
Per le Europee, «con lo slogan "L'Italia cambia l'Europa", abbiamo voluto provare a raccontare l'esperienza del governo, portandola in un contesto europeo», spiega Moi parlando con La Stampa. […]
D'altronde anche il governo, in fondo, è un appendice di «Giorgia». Così come le "card" pubblicate sui social con cui si rivendica l'anima «borgatara» della premier. «È una provocazione, ma ha un contenuto politico - spiega Moi -. Usiamo parole come "borgatara, pesciarola, carciofara", usate dalla sinistra elitaria per denigrare Meloni e le spogliamo di quell'accezione negativa, dicendoci fieri di esserlo. Restituiamo dignità a chi viene dalla borgata».
Così si ottiene un doppio effetto: mostrare la sinistra distante dal popolo e, al tempo stesso, Meloni distante dai Palazzi del potere. Perché è quella la paura più forte della premier: essere vista, dopo due anni a Palazzo Chigi, come il nuovo volto della casta.
Si mandano precisi messaggi politici, ma non si fa l'identikit dell'elettore a cui rivolgerli, assicura Moi: «Agli elettori non vogliamo vendere un prodotto, come si farebbe con una strategia di marketing. Parlando di politica si toccano tanti tasti e noi pensiamo non si possa usare quel tipo di comunicazione». Meglio parlare ad un pubblico ampio, di centrodestra, e non solo al tipico elettore di Fratelli d'Italia, già fedele alla leader. D'altronde, secondo numerose previsioni dei flussi elettorali pubblicate in questi mesi, non ci sarà un travaso di voti tra centrosinistra e centrodestra. [...]
"Fai arrabbiare la sinistra, manda in soffitta la sua idea di Europa. Scrivi Giorgia", si legge in un post sui social del partito, con l'immagine di Meloni che campeggia su un piccolo simbolo di FdI.
Si sta vedendo qualcosa di simile anche nella campagna per i social orchestrata da Atreju, con i volti di personaggi della sinistra, in primo piano, e il claim "anche se lui ci rimane male, tu scrivi Giorgia". Non è chiaro, però, chi sia la mente dietro queste card, alcune delle quali sono visibili nella foto sopra. «Sono provocazioni ironiche che fanno parte della dialettica politica», commenta Moi, ma ne prende le distanze: «Vengono da un altro canale, da Atreju, che è slegato da Fratelli d'Italia».
A organizzare Atreju è Gioventù nazionale, la giovanile di FdI, ma il suo presidente, il deputato Fabio Roscani, quando La Stampa gliene chiede conto cade dalle nuvole: «Non saprei dire chi gestisce i social di Atreju».
[...] Moi non è solo. «Dietro ho una squadra forte ed efficace, composta da persone molto competenti nel campo della comunicazione politica». Ma di quante persone ha bisogno la "Bestia" di Fratelli d'Italia? Non si appoggiano a nessuna agenzia di comunicazione esterna, ci sono collaboratori del partito, altri del gruppo alla Camera e in Senato, dove è stato assunto Moi, ma «numeri e nomi non li sveliamo». Un mistero inghiottito, anche questo, dalla grande ombra di «Giorgia».