ANCHE I PARTITINI NEL LORO PICCOLO S’INCAZZANO - LEGA, NCD E UDC FANNO PROVE DI SABOTAGGIO DELLE RIFORME PER IL VERO OBIETTIVO: RISCRIVERE L’ITALICUM ABBASSANDO LE SOGLIE DI SBARRAMENTO


Amedeo La Mattina per “La Stampa

 

PALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICA

In questi giorni il Senato sembra una tonnara che ribolle sotto la fiocina delle riforme costituzionali. I senatori-tonni si agitano perché con le loro mani stanno scrivendo sul portone di Palazzo Madama il cartello «chiuso d’autorità». Si agitano perché quasi nessuno di loro ritornerà a calcare i parquet scricchiolanti dei corridoi damascati e riciclarsi alla Camera sarà quasi impossibile.

 

Scartare dai binari del patto Renzi-Berlusconi ora sembra impossibile ma c’è un sospetto che cresce dentro Forza Italia e riguarda la legge elettorale. Non se ne parla molto. «Adesso dobbiamo concentrarci sulle riforme costituzionali - spiega il ministro Maria Elena Boschi - e immediatamente dopo sulla legge elettorale». Il premier ha riaperto, con poco entusiasmo, al dialogo con i 5 Stelle, dicendo di essere disponibile a incontrare la delegazione grillina la prossima settimana.

 

MATTEO RENZI

Quello che ancora non si dice è che l’Italicum è destinato a cambiare e non è detto che le modifiche che circolano a Palazzo Chigi piaceranno al Cavaliere. Si vogliono abbassare le soglie di sbarramento, quelle percentuali di voti che un partito o una coalizione deve raggiungere per eleggere un certo numero di deputati (i senatori non si eleggeranno più). Sono i piccoli e medi partiti che spingono in questa direzione e sono i loro gruppi al Senato che possono fare la differenza nelle prossime votazioni in aula sulla riforma costituzionale.

 

Ieri Lega e Ncd infatti hanno dato una dimostrazione di ciò che potrebbe succedere senza i loro voti: hanno fermato un emendamento che non garantiva nella composizione del nuovo Senato la rappresentanza proporzionale dei partiti. Era un emendamento, spiega Roberto Calderoli, che avrebbe garantito solo il Pd e Fi: «Ora quel testo è tornato a essere democratico. Qualcuno ha dovuto calare le braghe». Non lo dice, ma questo «qualcuno» è il partito del Cavaliere. «Mentre il ministro Boschi era d’accordo con noi», spiega uno degli uomini che ha trattato per Ncd.

maria elena boschi (2)

 

Silvio Berlusconi Senza Trucco

Ecco l’avviso ai naviganti: andremo avanti, ma sappiate che quando arriverà l’ora della legge elettorale sapremo usare le nostre armi. In fondo è questo il senso delle parole di Renato Schifani quando ricorda che «Ncd ha svolto un ruolo importante di mediazione. Questo ruolo attivo lo svolgeremo anche nell’ambito della legge elettorale. Nessuno pensi - conclude Schifani - che basti un accordo a due per definire le regole del voto».

 

Il vero nodo sono le altre soglie che una lista o una coalizione deve raggiungere per eleggere i propri deputati. Chi non è coalizzato ha di fronte il muro dell’8%. Chi invece lo è deve superare l’asticella del 4,5%. Né la Lega né Ncd più Udc hanno grandi speranze di raggiungere il primo sbarramento: sarebbero costretti ad allearsi con Berlusconi, alle condizioni di Berlusconi. L’obiettivo è portare tutto al 5%, meglio se 4%.

ROBERTO CALDEROLI

 

Sulla legge elettorale ci sarà la madre di tutte le battaglie. C’è chi giura che se n’è cominciato a parlare con la ministra Boschi, la quale qualche apertura sta cominciando a farla. Non le dispiace ad esempio che il voto venga espresso sulla lista e non sulla coalizione (è una proposta del coordinatore Ncd Quagliariello e dei 5 Stelle). Una tale soluzione non piace a Berlusconi che qualche dubbio comincia ad averlo. «Con questo nuovo Senato vincono sempre loro, se poi cambiano l’Italicum è finita», ha detto a chi ci ha parlato ieri.