ANCHE L’EUROSCETTICO BAGNAI ELOGIA L’EX NEMICO DRAGHI: “CON LUI E’ POSSIBILE DIALOGARE. DA PARTE NOSTRA NON CI SONO PRECLUSIONI, PREGIUDIZI SUL NOME, MA DESIDERIAMO CHE CI SIA CONSENTITO DI PORTARE AVANTI ALCUNI PROGETTI - L'HO CRITICATO SULLE BANCHE MA È PRAGMATICO COME NOI. IL SUO ARRIVO ERA UNO SCENARIO AMPIAMENTE ANTICIPATO”
-Ame.Lam. per “la Stampa”
Alberto Bagnai è sempre stato considerato un euroscettico, l' esponente leghista più critico nei confronti dell' euro, ma oggi il senatore responsabile economico del Carroccio dice che con «Draghi è possibile dialogare».
Nessun imbarazzo a sostenere eventualmente un governo guidato da uno dei massimi esponenti dell' establishment europeo che avete sempre combattuto? Lei lo ha criticato duramente diverse volte, ha detto che certe scelte come presidente della Bce erano sbagliate...
«Continuo a pensare che nel 2018 fosse improprio da parte sua sollevare allarmi sulla tenuta del sistema bancario italiano, tanto più che questo era sotto la sua vigilanza. Ma sulle sue scelte e soprattutto sulle sue analisi di politica economica, a partire dal famoso discorso di Jackson Hole nel 2014, non ho mai trovato nulla da obiettare. Guardi, io sono un pragmatico. Cosa significa essere europeista?
C'è un solo modo per considerare l'Europa? Non ho mai visto nessuno chiamarsi "antartidista". Alcuni hanno fatto di un'espressione geografica un' ideologia. L'Unione Europea è un progetto politico e in quanto tale speriamo sia soggetto a diritto di critica. Noi rivendichiamo questo diritto. Confrontiamoci sui fatti. A mio avviso ad esempio la risposta dell' Unione europea alla pandemia non è stata all' altezza della gravità».
La Lega viene accusata di chiusura al dialogo, di opposizione ideologica al progetto europeo. Che cosa risponde a queste critiche?
«In Europa dialoghiamo con tutti e siamo abituati a cercare soluzioni concrete, confrontandoci sui problemi concreti. Mi faccia dire che se i cittadini non percepissero i problemi sollevati dalla Lega, questa non sarebbe il primo partito, in ulteriore crescita nei sondaggi».
Insisto, quindi nessun imbarazzo?
«L'unico imbarazzo in certe sedi lo provo nel confrontarmi con i dilettanti. Io sono economista come Draghi, lui con un' esperienza istituzionale e di mercato infinitamente più elevata, ma veniamo dalla stessa scuola e abbiamo una lingua comune. È imbarazzante trovarsi a parlare con persone che parlano in termini di fede o di sogno. Sinceramente, non sono Freud: il "sogno europeo" non so interpretarlo».
Poi c'è la politica. Che governo immaginate? Tutti tecnici o un mix tecnici-politici?
«Per me la distinzione tra tecnica e politica è un artificio retorico. Quando si prendono provvedimenti che incidono sulla vita delle persone o si decide come utilizzare le risorse del Recovery fund, alla base c'è sempre una scelta politica tout court. Non ho mai creduto all' idea di Monti di governare l' economia con la tecnica. Abbiamo visto come è finita con l'austerità: recessione per sette trimestri consecutivi, poi toccammo il fondo e cominciammo a risalire piano piano».
Se l'aspettava che arrivasse Mario Draghi?
«Era uno scenario ampiamente anticipato».
Lo sosterrete o no?
«Da parte nostra non ci sono preclusioni, pregiudizi sul nome, ma desideriamo che ci sia consentito di portare avanti alcuni progetti, a partire dal ripristino della legalità costituzionale. Basta con la stagione dei Dpcm. Credo che Draghi, uomo delle istituzioni, ci sostenga in questa esigenza, che significa anche consentire quanto prima ai cittadini di esprimersi con il voto, dopo avere messo in sicurezza alcune questioni come i ristori, il piano vaccinale e la gestione degli aiuti europei contenuti nel Recovery Plan, da scrivere bene. A questo aggiungiamo l' esigenza urgente di riaprire rapidamente i cantieri delle opere pubbliche strategiche».