ANGELA CADUTA – LA MERKEL HA PERSO IL TOCCO MAGICO, E NON PER LA TREMARELLA MA PER CONSUNZIONE POLITICA: CINQUE ANNI FA NESSUNO EBBE DA DIRE NIENTE QUANDO MISE IL SUO EMISSARIO FILO-TEDESCO JUNCKER ALLA COMMISSIONE EUROPEA, ORA INVECE IL SUO PIANO È FALLITO – LA BALDANZA DI MACRON E LA RIVOLTA DEL PPE: LA CANCELLIERA È RIMASTA SOLA...
-Mario Ajello per “il Messaggero”
Non c'è più il tocco magico di Angela. E non perché ha la tremarella alle mani, che pure è un dato politico importante nonostante i tedeschi diano poca importanza agli aspetti personali, tra cui la salute, dei loro leader. Il tocco magico della Merkel era quello che, cinque anni fa, quando anche allora bisognava decidere le nomine Ue, le consentì di far accettare da tutti, senza troppe proteste, il suo emissario filo-tedesco nella poltrona più alta di Bruxelles.
Quello stesso Jean-Claude Juncker che ora assiste, come tutti, all'autunno della donna più potente d'Europa la quale imponeva la sua volontà senza mai dare mostra di imporla e decideva da Cancelliera di ferro in guanto di velluto senza che volasse una mosca. Mentre adesso, anche a causa della grave debolezza di Frau Angela che finora impersonava l'Europa e ora ne rappresenta lo sfaldamento, accade addirittura che i pesci piccoli si ribellino all'ex intoccabile. «Hai mancato di rispetto a tutto il Ppe», le ha urlato l'altra sera nella riunione dei popolari il bulgaro Boyko Borisov.
Altri la accusano di avere voluto quella candidatura nonostante Weber fosse un personaggio troppo debole per quel ruolo e insomma di aver sbagliato la prima mossa. Ma anche la seconda. Prima il ceffone su Weber, targato Macron, e Angela sta soffrendo la baldanza del collega francese e rischia di dover soccombere anche se insiste troppo sul tedesco Jens Weidmanm, il falco della Bundesbank, alla guida della Bce.
Poi, altra mossa errata e altro ceffone per «la statista che non sbaglia mai» (così veniva celebrato il suo mito), in ricordo del potere di un tempo confeziona insieme a Macron il pacchetto delle nomine con il socialdemocratico Timmermans al vertice della Commissione, e il risultato è la rivolta del Ppe; nuovi problemi con il presidente francese; la sollevazione dei Paesi del patto di Visegrad con l'aggiunta dell'Italia; e la certificazione del tramonto di una stagione politica che potrebbe essere sintetizzato in una celebre poesia di Rilke, uno degli autori prediletti dalla «mutti» (mammina, soprannome datole dai tedeschi): «Ora chi è solo, lo sarà a lungo».
La solitudine di Angela sta nelle parole con cui molti big del Ppe parlano di lei in queste ore difficilissime del puzzle impazzito nei palazzi di Bruxelles: «Merkel è il passato, e potrebbe uscire di scena prima del previsto». Rispetto al 2021, data ufficiale del suo ritiro, il conto alla rovescia è già cominciato. Ciò che è di colpo diventato vecchio, e nessuno si aspettava questo fenomeno così nettamente o brutalmente, è il Modello Merkel, ossia quello della mediazione depoliticizzata.
Un po' come accade per Kohl, padre politico di Angela, nella seconda metà degli anni 90. Ora perfino la Croazia alza la voce contro di lei. Mentre il premier irlandese Leo Vardkar la liquida così: «Semplicemente come Ppe abbiamo rifiutato il pacchetto di Osaka». Ossia quello che Angela ha messo a punto con i suoi residui partner in Giappone.
Ecco, all'improvviso, a vederla in questi frangenti in cui perfino la Croazia alza la voce contro di lei, la Merkel incarna il passato. «Il vero interrogativo - come ha spiegato l'ex ministro degli Esteri, Joschka Fischer - è se ci sarà una frattura politica prima della fine della legislatura in Germania, con il ritiro forzato della Cancelliera».
LA PARABOLA
Perché non c'è soltanto il tocco magico sparito nelle euro-trattative, c'è anche per Merkel una debolezza interna come mai prima di adesso. I suoi cristiano-democratici continuano a perdere voti, ultimo scivolone di una lunga sequenza quello alle Europee, e i sondaggi danno i verdi primo partito.
Non solo: i bavaresi della Csu, già prima del siluramento di Weber alla guida Ue, sono sul piede di guerra: sui migranti anzitutto, ed è dall'estate 2015, con la decisione di aprire le frontiere tedesche a oltre 1 milione di rifugiati, che la Cancelliera naviga in cattive acque. Quelle di Bruxelles sono così in tempesta che i pugni che la Merkel batte sul tavolo non fanno più il rumore di prima. E sembra che stia affondando la lunga storia di un personaggio che è stato eccezionale.