Fabio Cavalera per "IL Corriere della Sera"
NO DELLA CHIESA ANGLICANA ALLE DONNE VESCOVO jpegSe il capo della Chiesa d'Inghilterra è una donna, logica vuole (semplificando ovviamente) che una donna possa anche essere vescovo. La regina Elisabetta ha un ruolo simbolico ma è pur sempre la guida (non dottrinale, non pastorale, non teologica) degli anglicani. Eppure da venti anni a questa parte i protestanti inglesi si dividono fra modernizzatori e conservatori e si paralizzano di fronte alla possibilità di concedere all'altra metà del cielo l'accesso al soglio episcopale.
Il dado è finalmente tratto e il Sinodo che si è concluso ieri ha preso una decisione a suo modo storica: nel 2014 le donne potranno essere vescovi e arcivescovi. L'assemblea che si è riunita nella Church House di Londra ha dato il via libera, con 378 voti a favore, 25 astenuti e solo otto irriducibili contrari.
Non che la strada sia stata spianata definitivamente. L'arcivescovo di York, John Sentamu, ha ammonito che non è ancora il caso di «stappare le bottiglie di champagne» perché, nonostante le mediazioni fra le due anime del Sinodo, permangono punti di dissenso e perché manca ancora un ultimo voto formale. Ma il punto di equilibrio trovato e ratificato dall'alzata di mano è di importanza tale che fa gridare di gioia il premier David Cameron, il quale promette di accelerare le regole di accesso alla Camera dei Lord per consentirne la nomina e l'accesso delle donne vescovo.
Hassanal Bolkiah con David Cameron La Chiesa Anglicana confcristAppena un anno fa gli stati generali anglicani si erano avvitati e bloccati sull'orlo di una crisi che sembrava senza soluzione. Con sei voti di maggioranza passò la linea del «fermi tutti».
Il peggio è archiviato. E l'appello di Rosie Harper, cappellana nella diocesi di Buckingham, risuona forte e condiviso: «Qual è la ragione che ci tiene ancorati nel ventunesimo secolo a una discriminazione così evidente e antipatica? Se vogliamo essere seri nella nostra missione, e so che questo è il punto nodale, dobbiamo aprirci al cambiamento, dobbiamo smetterla di essere soprannaturali. Molti giovani sentono il richiamo di Cristo ma vengono respinti dalla Chiesa che abbonda di discriminazioni di ogni sorta. Non abbiamo che una strada davanti, votare per il sì».
Dibattito profondo. Dibattito che l'arcivescovo di Canterbury, favorevole alla riforma, ha indirizzato verso il superamento dei contrasti e dei veti. Non c'è un testo scritto che riassume i punti cardine dell'intesa. C'è invece un pronunciamento solenne di indirizzo: gli anglicani vogliono essere compatti anche nelle loro decisioni più controverse. «Il mondo ci guarda, non possiamo rinchiuderci nel passato» ha esortato Tony Baldry che parla a nome della Chiesa d'Inghilterra nelle sedute dei Lord. Così, ciò che nel 2012 appariva impossibile si trasforma in una assemblea che apre le porte alla riforma.
lord carey Lord CareyUna nota commentatrice del Daily Telegraph , quotidiano di osservanza tory, scrive soddisfatta «di sentirsi fiera di essere anglicana». E alle parole dell'arcivescovo Carey (il quale aveva bollato la consacrazione delle donne vescovo come «l'inizio della estinzione della Chiesa entro una generazione») risponde semplicemente «non mi interessa». E a chi aveva annotato che «le donne rompono l'unità degli anglicani» oggi replica: «le donne uniscono la chiesa anglicana».
ROSIE HARPERIn realtà, aldilà del voto quasi unanime d'indirizzo, resta da vedere quale sarà la forma che prenderà la mediazione. E come si scioglieranno i nodi, a cominciare dal diritto o meno di una comunità di non riconoscere l'autorità episcopale della donna insediata nella diocesi. Ma le due anime si sono impegnate a risolvere il contenzioso e si sono affidate a un gruppo di negoziatori. Fra questi c'è il canonico di Belfast, David Porter, colui che parlando con l'Ira e con i gruppi paramilitari protestanti, favorì gli accordi di pace nell'Irlanda del Nord. Conosce perfettamente l'arte della mediazione. Impossibile che fallisca.
ROSIE HARPER