1. UN ANNO FA VLADIMIR PUTIN ERA UN REIETTO, IL COMPARE DI AMMUCCHIATE LIBERTINE DI BERLUSCONI, L’INVASORE DELLA CRIMEA, IL NUOVO ZAR CHE CERCAVA DI ESPANDERSI A OVEST CREANDO STATI CUSCINETTO A SOVRANITÀ LIMITATA, COLPITO DA SANZIONI SEMPRE PIÙ DURE
2. ADESSO TUTTI LO CERCANO, TUTTI LO VOGLIONO. PUTIN È UN ''MISTER WOLF, UNO CHE RISOLVE I PROBLEMI”, HA SCRITTO IL ''FINANCIAL TIMES''. IL ''GUARDIAN'': “DA PARIA A POWERBROKER”
3. E IL G20 IN TURCHIA PROCLAMA LA RUSSIA GRANDE MADRE DELLA RESISTENZA ALL’ISIS
4. IL VENTO È GIRATO. LO ZAR HA OTTENUTO QUEL CHE VOLEVA. UNO SCACCO PER OBAMA
Stefano Cingolani per “Il Foglio”
Adesso tutti lo cercano, tutti lo vogliono, come Figaro se siete melomani o come il signor Wolf di “Pulp fiction” se siete cinefili. Vladimir Putin è “uno che risolve i problemi”, ha scritto il Financial Times. Il Guardian: “Da paria a powerbroker”.
Un anno fa era un reietto, l’invasore della Crimea, il nuovo zar che cercava di espandersi a ovest creando stati cuscinetto a sovranità limitata, colpito da sanzioni sempre più dure. Aveva rischiato di non partecipare al G20 di Brisbane perché il governo australiano minacciava di non farlo entrare. Poi c’è stato il G8 dove il presidente russo era stato trattato a pesci in faccia, anche da Angela Merkel la quale, pur riluttante, aveva accettato di imporre sanzioni più pesanti.
Ad Antalya in Turchia, invece, il vento è girato. L’immagine di quel tavolino sul quale erano chinati Barack Obama e Putin, attenti a seguire la traduzione degli interpreti, i volti che non nascondevano la tensione del momento, ha mostrato la svolta più di tante dotte analisi. Il capo del Cremlino ha ottenuto quel che voleva, l’inquilino della Casa Bianca è stato costretto a concedergli molto.
Non tutto, chiaro, perché le distanze sono ancora enormi sulla sorte di Assad, sul futuro della Siria, per non parlare dell’Ucraina. Ma la strategia del neo contenimento, lanciata dagli Stati Uniti subito dopo l’annessione della Crimea, è stata un flop. Uno scacco per Obama, per David Cameron che aveva messo a disposizione una forza d’intervento rapido richiesta dalla Polonia e dagli stati baltici, per la Francia e la Nato nel suo insieme.
Con essa sono fallite anche le sanzioni. L’isolamento economico non ha prostrato il paese, non ha sollevato un’ondata di proteste contro Putin. L’Italia, che da più di un decennio coltiva relazioni amichevoli con la Russia di Putin, fa sentire la sua voce. “Sì che possiamo fidarci di Putin”, ha detto ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Mentre la Duma chiedeva a tutti i paesi del mondo di formare una coalizione anti-terrorismo come quella anti Hitler. E Hollande annunciava che il 24 novembre incontrerà Obama, poi Putin.
Non solo Romano Prodi campione ante marcia della nuova Ostpolitik, ma anche Enrico Letta, ex premier, e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che era sembrato un falchetto su Assad e la Siria. Renzi ha fatto di tutto per mettersi in mostra con Putin e la sua resistenza a “mosse avventate” lo ha schierato con la Merkel, anche a costo di deludere François Hollande.
Per non parlare di Matteo Salvini, in cerca di rubli, che proclama la Russia grande madre della resistenza all’islam. Il vicedirettore di Famiglia Cristiana, Fulvio Scaglione, fa discutere dicendo che “non ci crede più nessuno che Putin sia il male assoluto”. Mentre il confindustriale Sole 24 Ore, da venerdì scorso, con una serie di editoriali è tornato a sottolineare il ruolo imprescindibile di Mosca nei prossimi mesi.
Che cosa possa fare in concreto Putin non è chiaro. Si sa che sostiene Assad e potrebbe mollarlo a certe condizioni (quali?). Si sa che appoggia l’Iran, ma fino a un certo punto (quale?). E comunque gli ayatollah sono sotto l’attacco dell’Arabia Saudita non solo in Yemen. Obama vuole che siano i sunniti a sconfiggere lo Stato islamico. Però non ha trovato sunniti in grado di vincere sul terreno.
L’operazione Putin in medio oriente, insomma, è ancora tutta immagine, ma ormai da Londra a Roma, da Parigi a Washington si narra un’altra storia sull’uomo venuto dal freddo e il suo ruolo nella geopolitica. Più consistente il bottino centro-europeo. L’altro ieri la Russia ha proposto di ristrutturare il debito ucraino per 3 miliardi di dollari e Putin si aspetta che il Fondo monetario internazionale faccia da garante.
Kiev ha cercato inutilmente di farsi salvare da Bruxelles, ora verrà ripescata da Mosca. E’ solo l’offerta di migliori condizioni, ma, ancora una volta, è il gesto che conta e il messaggio non poteva essere più chiaro. Un’altra bandierina sul pinnacolo di san Basilio.