ARCURI E I SUOI UOMINI SILURATI DALL’EX ILVA - SI È DIMESSO DAL CDA CARLO MAPELLI, PROFESSORE DI INGEGNERIA DEI MATERIALI, TRA I MASSIMI ESPERTI DI SIDERURGIA IN ITALIA NOMINATO PROPRIO IN QUOTA INVITALIA DELL’EX COMMISSARIO STRAORDINARIO PER L’EMERGENZA COVID - HA LASCIATO DOPO MESI DI SOSTANZIALE INATTIVITÀ E MANCANZA DI INCISIVITÀ: AL SUO POSTO È STATA SUBITO NOMINATA TIZIANA DE LUCA, DIRIGENTE DEL MEF...
-Annarita Di Giorgio per “La Verità”
Si è dimesso dal cda d Acciaierie d'Italia holding Carlo Mapelli, professore di Ingegneria dei Materiali, tra i massimi esperti di siderurgia in Italia. Sempre presente in tutte le conferenze sull'acciaio, non si può dire lo stesso per le decisioni della newco tra Invitalia e Arcelor Mittal.
Nominato proprio in quota dell'agenzia pubblica guidata da Domenico Arcuri, si è dimesso dopo mesi di sostanziale inattività e mancanza di incisività. Al suo posto è stata subito nominata, in occasione del cda che si è tenuto ieri, Tiziana De Luca dirigente del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell'Economia e delle Finanze e già presente nel Cda di Dri Italia, la società totalmente controllata da Invitalia con un fondo di 70 milioni, che ha l'obiettivo di realizzare un impianto di produzione del "preridotto" (Direct Reduced Iron), il bene intermedio utilizzato per la carica dei forni elettrici per ridurre la produzione di acciaio a ciclo integrato con il carbon-coke. Già nelle settimane passate Stefano Cao, ex Saipem, era stato sostituito da Ernesto Somma.
Il professor Mapelli, guru nelle conferenze sugli impianti siderurgici ibridi o a gas, da anni segue e propone soluzioni alternative al carbone per Ilva, ma mai si sono concretizzate. Già consulente per il siderurgico di Taranto dei Riva, poi dei commissari della precedente amministrazione straordinaria, criticò aspramente la gara che assegnò ad Arcelor Mittal lo stabilimento, fino a divenirne socio con la nomina in Acciaierie d'Italia.
Ma la sintonia non è mai scoppiata, e a più riprese il professore ha palesato insofferenza per la sua inoperosità. Come pure la difficoltà a continuare a partecipare a conferenze sulla decarbonizzazione dell'acciaio, essendo nel cda di una società che ancora non riesce a farla. A mancare è proprio l'investimento pubblico, scelta che ovviamente segue la mancanza di strategia politica del socio di governo.
Per dirla chiaramente: dei partiti. Solo la settimana scorsa la vice ministro allo Sviluppo, Alessandra Todde, in visita a Taranto per la campagna elettorale con il vice del Movimento Mario Turco, costretta a incontrare i sindacati che le hanno chiesto un confronto, ha detto, testualmente: «il governo Draghi non si occupa di Ilva, e Giorgetti la tiene nel cassetto».
Ieri a Taranto c'era il congresso della Uilm, presente insieme al segretario dei metalmeccanici Palombella anche il Segretario Generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, e nonostante le elezioni amministrative nessun politico si è presentato; cosa mai accaduta nella storia di Ilva e di Taranto. Perché Pd e 5 stelle, in coalizione a Taranto, hanno deciso di sostenere il sindaco anti Ilva.
E a nulla serve da Roma rassicurare Draghi che il governo tiene, se poi si mina sul territorio l'acciaieria di Stato che deve tenere in piedi la siderurgia nazionale in questo momento di crisi degli approvigionamenti.
Domenico Arcuri però non demorde e continua a presidiare i tavoli della trattativa in corso per prorogare il contratto per il closing della vendita tra Adi e l'amministrazione straordinaria, il cui ultimo incontro si è tenuto al Mise alla presenza di Giorgetti tre giorni fa. Ma neppure l'ultimo tentativo di restare in piedi dell'ex commissario all'emergenza Covid, e la presenza del presidente Franco Bernabè, riesce a coprire l'abbandono del governo su Ilva.