PER ASPERA AD ASTRA(ZENECA) – VI RICORDATE QUANDO SPERANZA SI VANTAVA DELL’INTESA RAGGIUNTA CON LA MULTINAZIONALE PER “L’APPROVVIGIONAMENTO FINO A 400 MILIONI DI DOSI DI VACCINO”, CON CONTE CHE DICEVA CHE L’ITALIA ERA IN PRIMA LINEA? IL MINISTRO DELLA SALUTE VIENE SBUGIARDATO DALLA “BILD”: IL GIORNALE TEDESCO HA PUBBLICATO UNA LETTERA CON CUI LUI E TRE OMOLOGHI AMMETTEVANO IL FLOP DELLE TRATTATIVE E LE AFFIDAVANO A BRUXELLES…
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Antonio Grizzuti per “La Verità”
Quella pubblicata lunedì in esclusiva dalla Bild non rappresenta solamente la lettera del «disastro europeo del vaccino», come l'ha definita il tabloid tedesco, ma anche la prova provata delle sparate del ministro della Salute, Roberto Speranza.
La missiva scovata dai giornalisti del quotidiano berlinese aggiunge infatti nuovi e, per certi versi, eclatanti particolari alla vicenda del fantomatico contratto per l'acquisto del vaccino Astrazeneca.
Un accordo più volte sbandierato - anche in Parlamento - dal numero uno di Lungotevere Ripa. Trattandosi di una vicenda complessa, conviene fare un passo indietro. Precisamente al 13 giugno 2020, giorno nel quale, dalla lussuosa cornice di Villa Pamphilj, Roberto Speranza annuncia festoso: «Insieme ai ministri della Salute di Germania, Francia e Olanda, dopo aver lanciato nei giorni scorsi l'alleanza per il vaccino, ho sottoscritto un contratto con Astrazeneca per l'approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi di vaccino da destinare a tutta la popolazione europea».
Nella durissima battaglia contro il coronavirus, l'orgoglio tricolore poteva dirsi salvo, perché il nostro Paese era capofila nell'Ue per aggiudicarsi le fiale dell'agognatissimo siero. Celebrando l'avvenimento, il premier, Giuseppe Conte, dichiarava in quell'occasione che «con questa notizia oggi dimostriamo che vogliamo essere in prima linea nell'approvvigionamento di un vaccino, nella ricerca e nelle terapie che allo stato risultano essere più promettenti».
Noi, che agli annunci trionfali siamo abituati tanto quanto ai «pacchi» che di solito nascondono, decidiamo di vederci chiaro e, a fine giugno, inviamo una richiesta di accesso agli atti al ministero della Salute. Passati due lunghi mesi, arriva una risposta che ci lascia a dir poco a bocca aperta: «Si segnala che lo scrivente ministero non ha sottoscritto alcun contratto con la società Astrazeneca».
Come si spiegano gli annunci in pompa magna della premiata ditta Speranza & Conte? Qualche riga più in basso il dirigente firmatario della risposta, Mauro Dionisio (poi assegnato ad altro incarico, ma sicuramente si tratta di una coincidenza), fornisce la spiegazione: «Stante l'importanza di procedere con un negoziato multiplo (in assenza di sufficienti certezze su efficacia e sicurezza di alcuno dei candidati vaccini) l'Italia, e gli altri Paesi partner, hanno ritenuto opportuno di far confluire il negoziato a suo tempo avviato con Astrazeneca con gli altri appena avviati dalla Commissione europea cui è, pertanto, attualmente affidata la totale gestione delle interlocuzioni».
Ecco perché nell'apprendere la notizia della lettera pubblicata dal tedesco Bild, i lettori della Verità non saranno sicuramente sorpresi. La resa totale e incondizionata della sedicente «alleanza per un vaccino inclusivo» nei confronti di Bruxelles aveva trovato spazio su queste pagine già diversi mesi fa.
Nel tentativo di mettere una pezza, il giorno successivo alla pubblicazione del nostro scoop, Lungotevere Ripa inviò l'ultima di 11 pagine, nella quale si riconoscono le firme dei quattro ministri e di Derek Seaborn, vicepresidente operativo di Astrazeneca per la Svezia.
Sfortunatamente, non essendoci stato fornito il resto del documento, non abbiamo idea di cosa abbiano sottoscritto i firmatari. C'è qualcosa, però, nella missiva, che, se possibile, rende ancora più imbarazzanti le dichiarazioni di Roberto Speranza.
Non va dimenticato, infatti, che lo stesso ha tirato nuovamente in ballo il suddetto contratto in Senato per ben due volte, vale a dire il 6 agosto e il 2 settembre dell'anno appena passato. «I partner dell'alleanza per un vaccino inclusivo non hanno ancora avviato i negoziati con Astrazeneca per un accordo sul pagamento», si legge in fondo alla lettera pubblicata lunedì da Bild, «saremmo lieti se la Commissione potesse portare avanti questi negoziati».
Non serve essere esperti di diritto privato per capire che un contratto di acquisto senza un'intesa sul prezzo in realtà equivale poco più che a carta straccia. Quando i ministri della Salute di Germania, Francia, Paesi Bassi e Italia hanno consegnato nelle mani di Ursula von der Leyen le delicatissime trattative per l'acquisto dei vaccini, in realtà i rapporti con Astrazeneca erano di fatto fermi ai preliminari.
E allora di che contratto parlava Roberto Speranza? Perché nei mesi a venire, ripetutamente e per giunta in sede istituzionale, il ministro ha brandito quelle pagine senza che queste, di fatto, possedessero alcun valore legale? Non per niente, rispondendo al nostro quotidiano ad agosto, lo stesso ministero aveva specificato che l'Italia, insieme agli altri Paesi, aveva semplicemente «avviato contatti» con la casa farmaceutica, «senza addivenire alla stipula di un contratto vincolante».
Non è dato sapere cosa sia successo nella manciata di giorni che vanno della firma dell'accordo «fantasma» tra i membri dell'alleanza e il subentro della Commissione nei negoziati. Qualcuno ipotizza che Bruxelles, seccata dalla fuga in avanti, abbia prontamente richiamato all'ordine i quattro.
È ciò che pensano oggi in Germania, dove la lettera è stata giudicata «umiliante» e dal tono «sottomesso». Rimane un fatto, e cioè che dopo sei mesi dall'approvazione della strategia promossa da Bruxelles, l'Unione europea è a corto di vaccini. Solo un farmaco (sui sei per i quali è stato stipulato un contratto) risulta finora autorizzato dall'Ema, e anche considerando il vaccino sviluppato da Moderna, mancano comunque all'appello 1,5 miliardi di dosi. E su questa «Waterloo dei vaccini» c'è anche la firma di Roberto Speranza.