ASSALTO ALL’ITALICUM – UN AMPIO FRONTE DI COSTITUZIONALISTI, AVVOCATI E ASSOCIAZIONI TENTA LA STRADA GIUDIZIARIA PER STRAVOLGERE LA LEGGE ELETTORALE DI RENZI – PRONTI I RICORSI ALLA CONSULTA E I QUESITI REFERENDARI PER LA CASSAZIONE – I DUBBI DEL DUCETTO DI RIGNANO SULL’ACCETTAZIONE DI QUALCHE MODIFICA


1.BATTAGLIA SULL'ITALICUM PARTE LA VALANGA DI RICORSI "È INCOSTITUZIONALE"

L.Mi. per “la Repubblica

LIBERTA E GIUSTIZIA GUSTAVO ZAGREBELSKY jpeg

 

Contro l' Italicum proprio come avvenne per il Porcellum.


Ricorsi a raffica nei tribunali che puntano diritto alla Consulta, e pure due quesiti referendari in Cassazione. Protagonista della manovra a tenaglia contro la nuova legge elettorale approvata il 4 maggio, ma in vigore solo nel luglio 2016, è il Coordinamento per la democrazia costituzionale. Nato il 24 febbraio, raccoglie costituzionalisti di grido come Gustavo Zagrebelsky, giuristi come Luigi Ferrajoli, avvocati come Felice Besostri, ex parlamentari come Cesare Salvi, Giovanni Russo Spena, Pancho Pardi, associazioni come Libertà e giustizia e Articoli 21, gruppi politici (dalla sinistra del Pd a Sel) e sindacali, che hanno due "nemici" in comune, l' Italicum e la riforma costituzionale.

Felice Besostri Aldo Bozzi Giuseppe Bozzi di spalle Claudio Tani in cassazione


C'è un nome in comune tra la battaglia del Porcellum e quella dell' Italicum, che giovedì sarà ufficialmente presentata alla Camera per dare il via alla campagna di adesioni e ai futuri ricorsi, ed è quello di Felice Besostri, ex deputato dell' Ulivo, avvocato, esperto di sistemi elettorali. Con il collega Aldo Bozzi ha vinto la durissima battaglia contro il Porcellum, bocciato dalla Corte costituzionale a gennaio 2014.Proprio quella sentenza, per Besostri, è il trampolino per attaccare l' Italicum.

 

Perché la nuova legge non rispetterebbe i paletti fissati dalla Corte, dal premio di maggioranza alla lista che supera il 40%, alla soglia per il ballottaggio. Nel mirino dei ricorsi ci saranno anche i capilista bloccati che, come spiegano gli esperti di Coordinamento democrazia costituzionale - acronimo Cdc espropriano i cittadini elettori dalla possibilità di eleggere direttamente chi vogliono.

FELICE BESOSTRI


Era inevitabile che una mossa come quella di Cdc- per ora solo l' annuncio dei ricorsi nei tribunali e i quesiti per i referendum in Cassazione, poi da giovedì la campagna di adesioni, infine i singoli cittadini elettori, gli unici abilitati a farlo, protagonisti dei ricorsi riaprisse lo scontro politico sull' Italicum e le riforme.

 

Da Lima ecco Matteo Renzi pronto a difenderle entrambe perché, «dopo 63 governi in 70 anni di vita repubblicana», sono il passo indispensabile «per dare più certezze e stabilità». A Montecitorio si mostra sicuro il capogruppo Pd Ettore Rosato perché, di fronte a un' iniziativa che definisce «assolutamente rispettabile», il suo partito «non è assolutamente preoccupato per un testo coerente con i principi affermati dalla Consulta nella sentenza sul Porcellum».

Giulietti

 

Convinzione totalmente difforme rispetto a quella di Massimo D' Alema che vede invece «un sistema istituzionale confuso e pericoloso» al punto da «essere preoccupato per il futuro del Paese». D' Alema vede «politiche fatte alla carpe diem, per ottenere un vantaggio immediato secondo un' idea populista e plebiscitaria della politica».

dalema con il suo vino


Sarà pure «una tappa importante della legislatura», come dice la presidente della Camera Laura Boldrini, ma l' Italicum è fortemente divisivo, come dimostrano le reazioni alle mosse di Cdc. Forza Italia rispolvera la sua avversione alla legge. M5S, con Danilo Toninelli e Alessandro Di Battista, rivendica invece la primogenitura dei ricorsi. «Molti provengono dal nostro lavoro» dice Di Battista. E Toninelli accusa la sinistra Pd di volersi appropriare di un' iniziativa non propria: «Minoranza Pd o pagliacci? Considerate le notizie uscite sembra valga di più la seconda. Che si approprino dei ricorsi supera ogni soglia di volgarità».

 

 

2. IL PIANO B DEL PREMIER: LA LEGGE PUO’ CAMBIARE MA DOPO LE COMUNALI

Goffredo De Marchis per “la Repubblica

 

renzi e berlusconi italicum

Matteo Renzi si tiene aperte le due strade. Non esclude la conferma dell' Italicum così come è stato votato appena qualche mese fa. Ma, a prescindere dalle pressioni di Alfano e Verdini, è pronto a immaginare una modifica fondamentale: l' apertura al premio di coalizione o agli apparentamenti al secondo turno. I ricorsi ai tribunali, che a finiranno alla Corte costituzionale, sono però destinati ad accelerare i tempi della decisione.


Deve succedere tutto prima del referendum sulla riforma costituzionale (probabilmente ottobre 2016). Bisogna scegliere per evitare che si saldino le forze contrarie alla legge elettorale e quelle contro la norma Boschi che naturalmente coincidono e puntano al cuore del problema: indebolire Renzi, farlo cadere.


Conterà soprattutto il risultato delle amministrative di primavera. Nel frattempo si scorrono i sondaggi.

ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO DE ROSA RENZI ITALICUM


Il tg di La7 ha diffuso ieri una ricerca secondo cui, con l' Italicum, oggi, al secondo turno Pd e Movimento 5stelle sarebbero divisi da un solo punto: 50,5 e 49,5. Più netto il distacco con il centrodestra tutto unito: 53,5 e 46,5. Numeri molto teorici visto che la legge non è neanche entrata in vigore. Un dato concreto e ponderabile arriverà dal voto per le grandi città (Roma, Milano, Torino, Napoli, Cagliari).


Ma le ipotesi vanno messe ora sul tavolo, altrimenti il pressing interno ed esterno è destinato a salire. I ricorrenti, alla testa dei quali c' è Felice Besostri, sono gli stessi che condussero la battaglia contro il Porcellum. La sentenza sulla legge di Calderoli costrinse già allora a cambiare i piani di Renzi che immaginava un voto anticipato con quel sistema.

calderoli con il serpente

 

Questo era emerso dalle giornate della Leopolda del 2013. Poi è arrivato l' Italicum che per il premier è un nuovo crocevia. Il presidente del gruppo Misto alla Camera Pino Pisicchio ha avuto modo di parlarne con il segretario del Pd e garantisce: «Non bluffa quando dice che non esclude una correzione ». Aspetta il momento giusto per decidere, ma l' attacco dall' esterno rischia di far male. Non a caso Pisicchio spiega: «Sarebbe bene parlarne in aula, non in altre sedi istituzionali».

 

Anche il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi vuole che sia il Parlamento a valutare il provvedimento. Ricorda, il ministro, che «un controllo preventivo sulla costituzionalità dell' Italicum è già previsto nel testo della riforma costituzionale. I parlamentari hanno la possibilità di interpellare direttamente la Consulta».

alessandra moretti maria elena boschi


Dunque, i deputati e i senatori che hanno partecipato al coordinamento di Besostri, come D' Attorre, Fassina, o il Movimento 5 stelle che s'intesta l' idea del procedimento contro la legge possono aspettare l' entrata in vigore del testo Boschi e poi agire nelle aule parlamentari.


Ma è evidente che il tentativo è quello di accerchiare il governo dall' esterno, coinvolgendo i cittadini, alimentando comitati e associazioni, preparando la battaglia fuori da Montecitorio e Palazzo Madama per il no referendario di ottobre. Del resto, il ricorso ha il chiaro scopo di appoggiarsi alla precedente sentenza della Corte. L' Italicum non corregge infatti, secondo gli oppositori, i due punti chiave: quello dei nominati e quello dell’esagerato premio di maggioranza. Una correzione verso la coalizione o gli apparentamenti darebbe qualche certezza in più rispetto al premio maggioritario.

monica maggioni e pino pisicchio

 

Ma c’è un altro tema scivoloso. “Ci vorrebbe una soglia di validazione del risultato del secondo turno. Oggi si prende il premio anche se va a votare una cifra molto inferiore agli aventi diritto - spiega Pisicchio - . Bisognerebbe fissare un tetto di partecipazione, almeno il 50 per cento degli elettori attivi”. E’ un nuovo possibile fronte per Renzi.

 

Forse sono troppi per una legge già approvata. Ma il suo “vedremo” quando si parla di Italicum è sincero, non è tattica. Anche i suoi dissidenti interni non aspettano altro: la coalizione sarebbe un’autostrada per la scissione del Pd e il timore, a quel punto, è che potrebbero appoggiarla anche personalità come Roberto Speranza o Pier Luigi Bersani. Che, non va dimenticato, hanno disertato il voto finale sull’Italicum. 

RENZI MANGIA CON BERSANI