ATREJU TRA LA "FESTA DELL'UNITÀ DEI BEI TEMPI" E LA SAGRA DELLA PAJATA – MATTIOLI SCATENATO SULLA FESTA DI FRATELLI D’ITALIA: “LA PRESENTAZIONE A RETI UNIFICATE HA SCATENATO POLEMICHE PER QUALCHE SERVIZIO PIÙ DA EIAR CHE DA RAI. CI SARANNO ANCHE GLI ALLEATI, CHE SEMBRANO I FARDELLI DEI FRATELLI, INSOMMA TAJANI E SALVINI. ALTRO NOME CHE SCOTTA È QUELLO DI SANTIAGO ABASCAL, CAUDILLO DI VOX, IL QUALE HA PROMESSO CHE VERRÀ IL GIORNO IN CUI IL PREMIER SANCHEZ “SARÀ APPESO PER I PIEDI”, UNA FINE CHE AGLI EX MISSINI EVOCA RICORDI SPIACEVOLI…”
-Alberto Mattioli per “la Stampa”- Estratti
Che ressa, che affollamento, che folla: roba da metropolitana di Pechino all'ora di punta. E che varietà, anche: Elon Musk e Luciano Spalletti, politici e cuochi, giornalisti e sportivi, parroci e poliziotti, intellettuali e imprenditori, più il governo al gran completo, tutta la maggioranza e anche un bel pezzo di opposizione.
Niente Schlein e Conte, però: invitata ma non pervenuta la prima, nemmeno invitato il secondo. A parte queste assenze, un cartellone da festa dell'Unità dei bei tempi.
E invece, segno dei tempi nuovi, è il programma di Atreju, la festa di Fratelli d'Italia, molto cara a Giorgia Meloni perché fondata da lei nel remoto 1998(...)
Titolo: "Bentornato orgoglio italiano", da oggi a domenica nei giardini di Castel Sant'Angelo, a Roma, dopo una presentazione a reti unificate che ha scatenato polemiche per qualche servizio pubblico più da Eiar che da Rai («Surtout pas trop de zèle», ammoniva già Talleyrand).
Il colpaccio, ovvio, è la presenza di Musk, patron di Tesla e di X, il fu Twitter, personaggio globale e globalmente assai discusso, per usare un eufemismo. A Meloni però Musk piace: l'aveva già ricevuto con tutti gli onori a Chigi il 15 giugno scorso.
Su di lui gli organizzatori hanno giocato una bella partita di comunicazione, prima annunciando un misterioso "mister X" e poi svelando che mister X è il padrone di X. Lo stesso Musk ha confermato la sua presenza sui social e per celebrarla i Fratelli hanno rispolverato il latino: «Sic itur ad astra».
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Atreju, del resto, non è il nome di qualche piatto tipico tipo la pajata, ma del protagonista della "Storia infinita" di Michael Ende, sempre in zona tolkeniana. La Fondatrice chiuderà domenica a mezzogiorno.
Prima, si esibiranno gli alleati, che date la rissa intergovernativa di questi giorni sembrano semmai i fardelli dei Fratelli, insomma Tajani e Salvini. Altro nome che scotta è quello di Santiago Abascal, caudillo di Vox, il partito spagnolo di destra (molto destra). Abascal è al centro di una rissa mediatica perché lunedì ha promesso che verrà il giorno in cui il premier Sanchez «sarà appeso per i piedi», una fine che non è politicamente corretto augurare a nessuno e che in particolare agli ex missini evoca ricordi spiacevoli.
A seguito dell'invito ad Abascal, ha rinunciato al suo il verde Angelo Bonelli. L'ineffabile Giovanni Donzelli spiega serafico di «non aver letto» le sparate di Abascal e che in ogni caso «non ci intromettiamo negli affari interni degli altri Paesi». Gli amici conservatori europei sono presenti, ma per la verità non arrivano da Paesi di primissimo piano: Cipro, Croazia, Romania, Lituania. Ci sarà, e viene da dire naturalmente data la frequenza dei suoi incontri con Meloni, il premier albanese, Edi Rama.
Il cast rappresenta un bell'esempio di questa destra più inclusiva di sempre (il potere, certo, aiuta).
Si va dal parroco anticamorra di Caivano, Maurizio Patriciello, al ct della Nazionale Luciano Spalletti, dal campione di nuoto Gregorio Paltrinieri allo chef Gianfranco Vissani, già dalemiano, da Flavio Briatore ad Arrigo Cipriani, che dibattono di "Italia stupor mundi" con Daniela Santanché, e qui davvero siamo "open to meraviglia".
E poi: il vignettista Federico Palmaroli in arte "Osho", uno de i pochi a destra che facciano ridere, intendo intenzionalmente (tema della chiacchierata: "Er pugno se fa con la destra o con la sinistra?"), Matteo Renzi che parla, guarda caso, di giustizia con il ministro Carlo Nordio, il suo discusso sottosegretario Andrea Delmastro e Giulia Bongiorno, più qualche oppositore o ex tale scelto per competenza, tipo Marco Minniti sull'immigrazione, Luciano Violante sulle riforme istituzionali, Cesare Damiano sul lavoro, Luigi Marattin sul fisco e così via.
La discussione sulla cultura si svolge fra Gennaro Sangiuliano e i dirigenti e/o consiglieri nominati da lui, come Pietrangelo Buttafuoco, Alessandro Giuli, Beatrice Venezi, Giampaolo Rossi: per ringraziare, forse bastava la solita cassa di champagne. E invece segue dibattito, con l'aggravante di Federico Mollicone e Hoara Borselli. (...)