AVANTI CON MARINO! (FINO ALL’HARAKIRI) - IL PD FA QUADRATO INTORNO AL SINDACO-CICLISTA PUR DI NON TORNARE A VOTARE MA QUANTO SI PUÒ RESISTERE IN UNA CITTÀ ALLO SBANDO DOVE IL GRADIMENTO DI MARINO È AL 20% E IL PD IN CALO?


Ernesto Menicucci per il “Corriere della Sera - Roma”

 

IGNAZIO MARINO VERSIONE NERONE

Poi, però, c’è anche un non detto. Ed è quello che, sempre più vorticosamente, «gira» per i corridoi del Nazareno: «Resistere, sì. Ma per quanto?». E ancora: «Che succede se emergono fatti nuovi, oppure altri indagati?». È quella la grande paura. Perché è vero che, dal punto di vista del Pd, «andare al voto oggi significa consegnare Roma a Cinque Stelle». Ma è anche vero, ragionano intorno a Renzi, che «un altro anno, o due, in queste condizioni non lo teniamo».

 

Anche perché i sondaggi su Marino non è che siano molto ottimistici: il sindaco è dato intorno al 20%, il partito in calo. E i romani, in molti quartieri, non sono contenti di molte cose: trasporti, rifiuti, strade, decoro, gestione del capitolo rom/immigrati. Così, sottovoce, qualcuno comincia anche ad adombrare un «piano B»: aspettare la relazione del prefetto Gabrielli, convincere Marino a dimettersi, magari facendogli balenare la possibilità di una ricandidatura.

IGNAZIO MARINO

 

Tanto, poi, le elezioni non si terrebbero prima di maggio-giugno 2016: un’era geologica, in politica. E, in un anno, il Pd avrebbe il tempo di ricostituire i suoi quadri, uscendo dal commissariamento-Orfini, fare tabula rasa della vecchia classe dirigente, trovare un valido candidato sindaco (oggi qualcuno lancia il nome di Roberto Giachetti, già capo di Gabinetto al Comune con Rutelli sindaco).

 

Molto, però, dipenderà da cosa altro c’è nelle carte dell’inchiesta. Finora, infatti, Marino ha tentato un’operazione mediatica: lui e la sua giunta sono stati «argini» del malaffare, se c’era qualche problema era nel consiglio. Tattica dalla doppia insidia. Nel Pd si chiedono: «Quali sono le azioni messe in campo dalla giunta, prima di dicembre 2014, per fare argine?».

 

Ignazio Marino con una delle 16 coppie di cui oggi ha trascritto il matrimonio contratto all’estero

Secondo, lo «scollamento» coi consiglieri comunali. Tra i democrat, in particolare, siamo al tutti contro tutti. La Serracchiani sostiene che «il partito aveva fatto dimettere il capogruppo», alludendo a Mafia Capitale? E Francesco D’Ausilio replica: «Le mie dimissioni sono arrivate prima. E il capogruppo di cui si parla nelle carte non sono io».

 

MATTEO ORFINI

E chi allora? Dopo di lui l’incarico è toccato prima a Giulia Tempesta (orfiniana), poi a Fabrizio Panecaldo (renziano). Insomma, altra benzina sul fuoco. Come quella della riunione di ieri, che doveva stabilire i lavori d’aula. All’uscita, sotto la Lupa dell’entrata di Sisto IV, Marco Pomarici (Lega), che aveva appena finito di litigare con Gemma Azuni (Sel), urla: «Il sindaco non viene in aula per il consiglio comunale, capito? È uno scandalo, ci siamo rotti le p....».

 

Fabrizio Ghera, Fdi, scrive «a tutti i consiglieri, per invitarli a dimettersi e raggiungere le 25 firme necessarie allo scioglimento del Comune». Una quindicina potrebbero starci. La maggioranza è sfilacciata, Sel in grande imbarazzo: «Se Marino continua a dire che in Assemblea Capitolina siamo tutti corrotti, dobbiamo prendere le distanze...». Oggi il consiglio con le surroghe degli arrestati, quello straordinario in settimana. Nel Pd entra Liliana Mannocchi, legata a Marco Di Stefano. Cecilia Fannunza rinuncia: tocca a Luigina Di Liegro, nipote del fondatore della Caritas.

SERRACCHIANI A BALLAR

 

Al posto di Caprari va Daniele Parrucci, al posto di Tredicine tocca ad Alessandro Cochi (andrà con Fdi) anche lui però indagato in Mafia Capitale. Il tema, ora, diventa anche quello degli atti del Comune. Onorato ha chiesto di «fermare» la delibera sulla vendita del Patrimonio (quella scritta da Buzzi, Pedetti e la dirigente Di Giovine) e di aprire una commissione d’inchiesta. E quando Panecaldo ha citato, tra le urgenze, la mozione sulle Olimpiadi, la risposta è stata il silenzio tombale. Una mozione bipartisan, in questo clima, chi la firma?

 

 

ROBERTO GIACHETTI DURANTE LO SCIOPERO DELLA FAME