AVVISO AI NAVIGATI: GRILLO PREPARA LA CONTEXIT - BEPPEMAO, CHE NON VEDE L'ORA DI PIAZZARE VIRGINIA RAGGI AL VERTICE DEL M5S, LASCIA FILTRARE I SUOI "TIMORI" PER LA TENUTA DEI GRUPPI PARLAMENTARI - “L’ELEVATO DI TORNO” ANNUSA NUOVI STRAPPI UNA VOLTA UFFICIALIZZATE LE NOMINE DELLA NUOVA “SEGRETERIA” - I PARLAMENTARI GRILLOZZI: “DOBBIAMO ANALIZZARE LA SCONFITTA. MA SE CONTE È IN TOUR, COME FACCIAMO AD AFFRONTARE SERIAMENTE QUESTO DISCORSO?”
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1 - M5S: I TIMORI DI GRILLO PER LA TENUTA DEI GRUPPI, PARLAMENTARI VANNO ASCOLTATI
Antonio Atte per Adnkronos
Il crollo dei consensi certificato dalle ultime amministrative, dove il M5S è riuscito a perdere in un colpo solo le roccaforti di Torino e Roma conquistate nel 2016; il malumore sempre più diffuso all'interno dei gruppi parlamentari, con il rischio di nuovi strappi una volta che saranno ufficializzate le nomine della 'segreteria' targata Giuseppe Conte.
Non sfugge a Beppe Grillo il momento delicato che la sua creatura - alle prese con un difficile processo rifondativo - sta attraversando in questa fase convulsa della politica italiana.
Chi ha avuto modo di sondare negli ultimi giorni gli umori del garante pentastellato racconta all'Adnkronos di un Grillo preoccupato per lo stato di salute del Movimento 5 Stelle e in particolare per la tenuta dei gruppi parlamentari: è il momento di stare compatti, il senso del ragionamento del co-fondatore M5S, il quale avrebbe sottolineato la necessità di un maggiore ascolto verso gli eletti e le loro istanze.
"C'è un gruppo di persone pronte ad abbandonare la nave: aspettano solo di capire quali figure sceglierà Conte come 'vice' e come componenti del Consiglio nazionale", assicura una deputata, 'off the records'. La diaspora intanto è già in corso per quanto riguarda i finanziamenti al partito: la campagna di fundraising interna è ferma al palo e non mancano i mugugni per il contratto d'affitto (dal costo di circa 12mila euro al mese) stipulato dai vertici grillini per la nuova, grande sede di Via di Campo Marzio n. 46 a due passi da Montecitorio.
Dopo la scoppola rimediata in occasione dell'ultima tornata elettorale, nei capannelli grillini, soprattutto alla Camera, regna un senso di spaesamento: "E' arrivato il momento di analizzare la sconfitta e di parlare della direzione che vogliamo dare a questo Movimento.
Ma se Conte è in tour, come facciamo ad affrontare seriamente questo discorso?", si chiedono diversi parlamentari M5S chiamando in causa l'ex premier, che anche oggi si trova in Sicilia per sostenere i candidati 5 Stelle alle amministrative. Per il leader del Movimento resta da sciogliere il nodo dei ballottaggi. "Da Conte ci aspettiamo parole chiare su Gualtieri", il tam tam che rimbalza nelle ultime ore tra gli onorevoli 5 Stelle: "Il M5S appoggerà o no il candidato del centrosinistra?".
Interpellato sul tema in Sicilia, Conte ha speso parole d'elogio per il suo ex ministro dell'Economia ma ha anche riconosciuto che la situazione di Roma è "singolare": "Sicuramente Gualtieri è una persona di valore, che può fare bene", ha affermato il giurista di Volturara Appula, precisando però che nella Capitale "non è possibile rimuovere" quei "condizionamenti locali" che hanno visto M5S e Pd su due fronti opposti sia durante i 5 anni di consiliatura Raggi che durante l'ultima campagna elettorale. L'ex inquilino di Palazzo Chigi ha anche bocciato l'ipotesi di un Ulivo 2.0: "Non ce lo vedo affatto il M5S a fare il ramo di un Ulivo... Riproporre vecchie formule adesso non credo abbia molto senso, il contesto è completamente diverso".
Parole che a molti sono sembrate un tentativo di tenere a bada l'ala del Movimento più insofferente all'abbraccio con il Partito democratico. Una compagine che potrebbe trovare nella sindaca uscente Raggi - voluta da Grillo nel nuovo Comitato di garanzia M5S - un punto di riferimento per il futuro. Oggi la prima cittadina capitolina ha ricevuto il candidato del centrodestra Enrico Michetti.
"E' stato un incontro cordiale e collaborativo di carattere istituzionale", ha spiegato Michetti, "il sindaco mi ha illustrato le sue priorità: mobilità, Expo 2030, periferie. Mi ha raccontato cosa è stato fatto, mi ha edotto sulle difficoltà e ha indicato i punti critici".
"Nessuna indicazione di voto, ho già detto che gli elettori non sono mandrie da portare al pascolo", ha rimarcato Raggi dopo l'incontro: "Ho parlato delle priorità per dare una continuità al lavoro fatto" e "mi sembra che l'avvocato Michetti abbia recepito le esigenze, poi dovremo vederlo all'opera". Lunedì 11 ottobre la sindaca vedrà Gualtieri.
2 - CONTE RIPOSIZIONA IL M5S SFIDA AL CENTRO CON CALENDA E SOSTEGNO A GUALTIERI
Ilario Lombardo per “La Stampa”
Non c'è dubbio che ai ballottaggi Giuseppe Conte voterà per Roberto Gualtieri sindaco di Roma. L'unica domanda che rimane senza risposta è quando lo farà. È probabile non subito ed è probabile che si limiterà a dichiarare il voto «da cittadino romano», come ha fatto il leader di Azione Carlo Calenda, e non nelle vesti di presidente del M5S. Il candidato del Pd Gualtieri è stato ministro dell'Economia del suo secondo governo, è una persona che Conte stima, con cui ha affrontato, lavorando spalla a spalla, le sfide finanziarie in Europa.
Ma, come ammette lui stesso, «la situazione di Roma è assolutamente singolare». La lotta feroce tra il Pd e la sindaca uscente Virginia Raggi ha lasciato ferite che appaiono incompatibili con un endorsement di quelli classici, tondi, ufficiali, di partito. E la grillina in queste ore pesanti, piene di rancore e incomprensione, è una presenza ancora troppo ingombrante per Conte.
La scena di lei, lasciata sola, ad ammettere la sconfitta che l'ha fatta precipitare al quarto posto, circondata dai suoi consiglieri, mentre l'ex premier correva a Napoli a prendersi abbracci e flash dell'unico candidato vincente che può rivendicare a suo nome, è stata vissuta male da tanti nel M5S, anche da chi è fedele all'ex premier.
Raggi ha detto che non darà indicazioni e per rafforzare il messaggio di equidistanza ha invitato entrambi gli sfidanti arrivati al secondo turno a prendere un caffè in Campidoglio. Li riceverà rispettando rigorosamente il piazzamento al primo turno: prima il frontman del centrodestra Enrico Michetti e poi Gualtieri.
A Conte non resta che ammettere le difficoltà e ribadire un orientamento di massima: «Roberto è una persona di valore che non voglio sminuire. Una cosa è certa: non penso che il M5s possa avere compatibilità con le politiche della destra, anche su Roma, che sono inadeguate». Non si spinge oltre. L'avvocato deve destreggiarsi in mezzo a un veto che ha preso la forma del risentimento e che rischia di allargarsi anche in Parlamento, dove paura e incertezze tornano a riaffiorare.
Non sfugge a nessuno che il M5S deve recuperare il senso di una identità smarrita, che potrebbe finire stritolata nella coabitazione con il Pd. «Non ce lo vedo il M5s a fare un ramo dell'Ulivo...riproporre vecchie formule adesso non ha molto senso». È la risposta di Conte ai sogni di federazione di Enrico Letta. Eppure anche lui fino a pochi mesi fa coccolava la speranza di essere ancora l'erede di Romano Prodi, alla testa di una coalizione di centrosinistra.
Ma le condizioni sembrano cambiate, stravolte dal voto nelle grandi città che ha svelato le fragilità del M5S. Conte adesso è stretto tra la lealtà al progetto del campo progressista che sta faticosamente cercando di costruire con il segretario del Pd Enrico Letta, i malumori dei parlamentari che gli consigliano di non lasciarsi schiacciare a sinistra e la sfida aperta di Calenda e Matteo Renzi per conquistare uno spazio elettorale moderato, di centro, che pure era nei piani del leader del M5S.
Letta, con il sogno di federatore in tasca, teorizza alleanze tra chi, per ora, non ha intenzione di mollare i guantoni. Renzi profetizza l'estinzione del M5S, mentre Calenda definisce Conte «campione di trasformismo e qualunquismo», dopo essersi beccato dell'«arrogante» per aver subordinato la propria dichiarazione a sostegno di Gualtieri alla garanzia che l'ex ministro non offrirà posti in giunta ai grillini.
Il clima è questo. E non aiuta la serenità del lavoro del presidente del Movimento e dei suoi uomini. Anche a Torino Conte è finito impantanato nelle insofferenze locali. Ma nel capoluogo piemontese sa che gioca a favore degli alleati il cuore di sinistra dei 5 Stelle. Il Pd osserva le difficoltà dell'avvocato senza fargliene una colpa.
La proiezione nazionale della coalizione non viene messa in discussione anche se in Parlamento l'impazienza dei 5 Stelle monta. Anche per garantirsi una maggiore fiducia Conte ha intenzione di nominare l'ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede al posto del mai amato Davide Crippa. I più devoti all'ex premier, come Michele Gubitosa, Gilda Sportiello, Riccardo Ricciardi, spiegano che Napoli sarà il modello da imporre al Pd: autonomia di proposte e convergenze sui candidati. Ma tra tutti gli altri eletti c'è molto meno ottimismo.
Accusano il leader di vivere più di piazze che di strategia. Pretendono chiarezza sui rapporti con il Pd e risposte da Conte sul futuro del M5S: sulla segreteria, la sede, i temi, la linea politica. Molti non soffrono Mario Draghi a Palazzo Chigi ma temono che anche Conte lo voglia al Quirinale. Perché pur di evitare il voto anticipato si troverebbero costretti a sostenere un altro governo.