AVVISO AI NAVIGATI: LA PACE È PIÙ VICINA - CI SONO MOLTI SEGNALI CHE CONFERMANO CHE QUALCOSA SI STA MUOVENDO VERSO IL CESSATE IL FUOCO - BIDEN E IL SEGRETARIO DI STATO USA BLINKEN HANNO SMESSO DI INSULTARE PUTIN E STREPITARE CONTRO LA RUSSIA (NIENTE PIÙ "MACELLAIO", "CRIMINALE", ECCETERA) - ORMAI NON PASSA GIORNO SENZA CHE ZELENSKY APRA ALLA TRATTATIVA: OGGI HA DETTO DI ESSERE PRONTO A UN INCONTRO CON PUTIN E L'ONU. NEL FRATTEMPO SI INTENSIFICANO I COLLOQUI TRA LO STATO MAGGIORE AMERICANO E QUELLO RUSSO...
-1 - DAGONEWS
Aguzzate la vista e mettete insieme i pezzi del puzzle: noterete tutti i segnali che confermano che qualcosa si sta muovendo per arrivare al cessate fuoco in Ucraina.
1) Da una settimana Biden ha smesso di insultare Putin. Da "macellaio” a “criminale” fino “dittatore omicida” siamo passati al silenzio. E’ un primo passo per un minimo di distensione anche solo verbale.
2) Da una settimana il segretario di Stato Usa, Antony Blinken non fa dichiarazioni infuocate contro la Russia.
3) Biden ha detto no all’invio all’Ucraina di sistemi missilistici “Mlrs”, in grado potenzialmente di colpire il territorio russo.
4) Zelensky ha smesso di fare dichiarazioni ultimative verso Mosca e si è detto pronto ad accettare l'iniziativa del presidente turco Erdogan di organizzare un incontro a Istanbul con Putin e l'Onu.
Sotto sotto le diplomazie sono a lavoro e qualche risultato iniziano a portarlo a casa. Gli Stati Uniti e la Cina stanno lavorando per mettere a punto quello che sarebbe il primo faccia a faccia tra i capi della Difesa dei due Paesi, Lloyd Austin e Wei Fenghe: i due dovrebbero vedersi a Singapore a margine del Shangri-La Dialogue, conferenza annuale sulla difesa in programma il 10-12 giugno. Non parleranno solo di Taiwan ma anche di Ucraina.
Si intensificano anche i colloqui tra i capi di Stato maggiore russo e americano. Quando il dialogo avrà portato a una seppur vaga convergenza, la patata bollente passerà nelle mani dei rispettivi ministri della Difesa. Il 14 giugno Ursula Von der Leyen e Mario Draghi saranno a Gerusalemme e avranno un incontro con il primo ministro israeliano Bennett sulla questione Ucraina, sull’emergenza alimentare e le trattative di pace.
2 - BIDEN RIDIMENSIONA GLI AIUTI «NON DAREMO MISSILI IN GRADO DI COLPIRE LA RUSSIA»
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
Con una breve frase, Joe Biden ha ridimensionato le aspettative di una svolta nella guerra in Ucraina. «Non manderemo all'Ucraina sistemi missilistici che possano colpire il territorio russo».
Il presidente americano si è fermato a parlare qualche minuto con i reporter, ieri mattina, di ritorno nello Studio Ovale, dopo il viaggio a Uvalde, in Texas. Quella dichiarazione ha galleggiato nel vuoto per tutta la giornata, senza precisazioni o chiarimenti né da parte della Casa Bianca né del Pentagono.
Così a Washington sono rimaste in campo solo le indiscrezioni, le interpretazioni.
Ancora venerdì scorso la Cnn aveva anticipato un'ulteriore mossa del governo Usa: l'invio di batterie di razzi a lungo raggio, i «Multiple Launch Rocket System» (Mlrs). Sono armi che il leader ucraino Volodymyr Zelensky sta chiedendo da settimane agli americani.
L'armata putiniana avanza da est verso il Sud del Paese, preceduta da un fitto fuoco di artiglieria pesante. Può essere fermata, dicono a Kiev, solo rispondendo a tono, con missili che consentano di colpire anche a grande distanza. L'analisi è condivisa dai generali del Pentagono, tanto che ieri ci si aspettava che Biden potesse annunciare il via libera alle operazioni di consegna.
Il Congresso
Il presidente Usa, invece, ha frenato bruscamente, facendo sbandare gli alti gradi militari e irritando il fronte bipartisan del Congresso schierato «al cento per cento» con l'Ucraina. Il Senatore repubblicano Lindsay Graham, per esempio, ha commentato acidamente: «Così non va, l'Amministrazione non può trascinare i piedi».
C'è, però, anche un'altra lettura, condivisa da buona parte dei media americani. Biden, in realtà, non ha bocciato del tutto l'invio degli «Mlrs»: ha solo voluto precisare che saranno esclusi i missili più potenti, quelli con una gittata fino a 300 chilometri e «che possono colpire in territorio russo». Sarebbe, invece, confermato l'invio di versioni con un raggio di azione fino a 70 chilometri. Vedremo a breve se sarà così.
Resta il problema politico di fondo: come assicurare il massimo sostegno alla resistenza ucraina, senza arrivare allo scontro diretto tra Stati Uniti e Russia. È una questione sorta fin dall'inizio del conflitto, quando Biden si rifiutò di istituire una «no fly zone» sui cieli dell'Ucraina «per evitare la terza guerra mondiale». Ora il dilemma tocca l'artiglieria pesante.
L'America, per altro, sta già fornendo gli M777 Howitzer, obici con gittata fino a 40 km.
In teoria, qualsiasi arma potrebbe essere usata per colpire nel territorio nemico: semplicemente dipende da dove viene piazzata. Belgorod, per esempio, la cittadina russa che opera da retrovia per le truppe putiniane dista solo una cinquantina di chilometri dal confine. Sarebbe, dunque, alla portata di qualsiasi sistema «Mlrs».
Le accuse russe
Nello stesso tempo, il presidente Usa non vuole mostrarsi «debole» nei confronti di Mosca. Venerdì scorso, subito dopo le rivelazioni della Cnn , il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha accusato l'Occidente (in sostanza gli Usa) di aver dichiarato «guerra totale» alla Russia. Ieri Dmitri Medvedev, vice presidente del Consiglio di sicurezza e stretto consigliere di Putin, ha accolto con favore la frase di Biden, accompagnandola con una minaccia: «Una decisione ragionevole; in caso di attacchi alle nostre città, noi siamo pronti a colpire i centri decisionali criminali, che sono ben lontani da Kiev».
Biden, ieri, ha risposto con toni duri nel discorso tenuto nel cimitero di Arlington, in occasione del «Memorial Day», il giorno dell'omaggio ai caduti americani. «In Ucraina sono in gioco i valori della democrazia, messi in pericolo dall'aggressione russa: vale sempre la pena combattere e sacrificarsi per difenderli».