1. NELLA RECENTE VISITA ROMANA, IL MINISTRO DEGLI ESTERI TEDESCO HIEKO MAAS HA AVUTO UN INCONTRO RISERVATISSIMO CON ALTE AUTORITÀ ISTITUZIONALI DEL NOSTRO PAESE
2. DURANTE LA CHIACCHIERATA, IL MINISTRO MAAS AVREBBE COMUNICATO UN NO A CARATTERI CUBITALI A UN EVENTUALE APPRODO A PALAZZO CHIGI DI MATTEO SALVINI E DI GIORGIA MELONI
3. SECONDO ANGELA MERKEL, IL LORO SOVRANISMO ANTI-EUROPEISTA RISCHIEREBBE, TRA L’ALTRO, DI FAR SALTARE GLI AIUTI COMUNITARI ALL’ITALIA DEL COVID PER I PROSSIMI ANNI
4. DOMANI LA MERKEL SULLA ''STAMPA'' LANCIA UNA STOCCATA AL PIANO DI VANITY CONTE: IL RECOVERY DA SOLO NON BASTA, DICE. COME A SOTTOLINEARE: O VI PRENDETE IL MES O CIAONE
DAGONEWS
Quattro giorni fa il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Federale tedesca, Hieko Maas, è atterrato a Roma dove ha incontrato il Ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio e compiuto una visita all’ospedale Spallanzani.
Così recitavano le agenzie, omettendo però un incontro riservatissimo con alte autorità istituzionali del nostro paese. Durante il quale Maas ha comunicato un NO a caratteri cubitali a un eventuale approdo a Palazzo Chigi di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni. Alla Merkel, cioè la boss dell’Unione Europea, il loro sovranismo anti-europeista potrebbe, tra l'altro, mettere a rischio gli aiuti comunitari all’Italia del Covid, in agenda nei prossimi anni
2 - SALVINI E IL GIOCO DEL RIMBALZO
Stefano Folli per “la Repubblica”
Nello stallo generale, la destra e la sinistra - pur senza assomigliarsi - hanno qualcosa in comune: si accontentano di poche idee, non rischiano e restano ferme sui temi consolidati. Prendiamo Matteo Salvini. Ha sofferto un evidente calo di consensi dovuto all'incapacità di aggiornare il suo bagaglio politico nei mesi del Covid.
Si era detto con ragione che il successo della Lega sul piano nazionale come "nuova destra" era dovuto in modo esclusivo alla campagna anti-migranti: quando la pandemia ha imposto altre priorità, il partito salviniano è rimasto privo di argomenti, anzi è stato spinto sulla difensiva dalle polemiche sulla sanità in Lombardia.
Negli ultimi giorni qualcosa è cambiato. Salvini appare rincuorato per via dei nuovi sbarchi di migranti e per l'ipotesi, avvalorata anche da fonti indipendenti, che tra i profughi ci sia qualche ammalato in grado di spargere il contagio. Inoltre è scoppiato il caso di Mondragone, una brutta storia suscettibile di portare acqua al mulino leghista.
Questo significa che la Lega sta maturando una proposta di governo nella quale i suoi voti potranno essere pesati e non solo contati? Non proprio. La presenza del Carroccio sulla scena pubblica è quasi sempre di rimbalzo. Il Viminale autorizza uno sbarco? Salvini ribatte rammentando la sua gestione del ministero. Si accende un focolaio di Covid?
La responsabilità è del lassismo della sinistra. Idem per una minaccia all'ordine pubblico nelle strade. Il leader leghista non ha sempre torto sui singoli episodi, ma colpisce il perenne gioco di rimessa. Idem sull'Europa, tema spinoso.
La diffidenza verso la moneta unica rimane costante (benché "per il momento" non si pone il problema dell'Italexit), lo scetticismo verso l'Unione si è persino consolidato - vedi la nomina di Alberto Bagnai come responsabile economico del partito - nella convinzione, purtroppo non immotivata, che le risorse economiche arriveranno in ritardo rispetto ai tempi della nostra crisi.
Tutto questo può servire a vincere le prossime elezioni regionali, dopo l'accordo faticoso con FdI e Forza Italia: dove vincere vorrebbe dire lasciare al centrosinistra solo la Toscana e la Campania. E può servire a recuperare consensi nei sondaggi proiettati verso le futuribili elezioni politiche. Il problema è che su tali basi la destra, pur maggioranza nel Paese (o meglio, minoranza più forte) non sarà in grado di governare.
E forse nemmeno lo vuole. In ogni caso è poco verosimile che l'Italia, in piena recessione e con il debito fuori controllo, possa avere una classe dirigente che si pone in urto frontale con l'Unione. A meno che, certo, la stessa Unione non collassi. Ma anche in questo caso il Paese rischierebbe di essere travolto dalla reazione dei mercati molto prima degli ex partner.
Come è noto, dei tre segmenti in cui si articola la destra, almeno uno - il partito di Berlusconi - non condivide nulla della linea leghista. Renato Brunetta, per citare un nome, si batte da tempo per incrinare la linea "sovranista" e imporre le posizioni di Angela Merkel e del Ppe.
Quanto a Giorgia Meloni, forte del 13-15 per cento dei consensi, non sembra desiderosa di subire la leadership massimalista di Salvini. Il nazionalismo di FdI è più complesso e tenta un aggancio storico con il "gollismo". Il che significa riforma presidenzialista - tutta da immaginare - e comunque un rapporto meno conflittuale con l'Europa. Ma anche qui la strada è lunga.