SUI BALNEARI GIORGIA S’È DATA L'OMBRELLONE SUI PIEDI – UNA LUNGA SEQUENZA DI ERRORI E PASTICCI HA PORTATO L'ITALIA A FINIRE NEL MIRINO DELL'UE E LA MELONI A ESSERE SCARICATA DALLA “CASTA” DELLE SPIAGGE – APPENA ARRIVATA AL GOVERNO, LA DUCETTA HA FATTO CARTA STRACCIA DEL DDL CONCORRENZA DEL GOVERNO DRAGHI, E HA PROROGATO LE CONCESSIONI BALNEARI. UNA MOSSA GIUDICATA ILLEGITTIMA DAI TAR E DALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE – LA MAPPATURA DELLE COSTE ITALIANE, CHE DOVEVA DIMOSTRARE L'INUTILITA' DI NUOVE GARE, È STATA BOLLATA COME INATTENDIBILE DALL’UE...
-Estratto dell’articolo di Rosaria Amato per “la Repubblica”
Nel luglio 2022 si è parlato di “svolta epocale” quando è arrivato il ddl Concorrenza del governo Draghi, che chiudeva la serie infinita di proroghe delle concessioni balneari. L’articolo 3 disponeva la scadenza di tutte le concessioni vigenti al 31 dicembre 2023 (salva la necessità di proroghe motivate, al massimo di un anno) e l’obbligo di gara per il 2024.
Gli operatori balneari lo attaccarono subito, gli esponenti del centrodestra fecero a gara per consolarli: «Anche se io avessi voluto accettare la legge Draghi, così com’era, due anni fa, - ha raccontato in un’intervista a Repubblica il presidente del Sib-Confcommercio Antonio Capacchione - sono stato scavalcato da esponenti politici come Giorgia Meloni, o Carlo Fidanza, che ci hanno assicurato che, una volta al governo, avrebbe messo a punto delle norme più avanzate, e soprattutto che non ci sarebbero state le gare».
Il centrodestra vince le elezioni, Giorgia Meloni diventa presidente del Consiglio, i balneari presentano il conto, e ottengono una risposta rapida: con il decreto Milleproroghe viene rinviata di un anno, al 31 dicembre 2024, la scadenza delle concessioni balneari.
In attesa, si spiega, di procedere con un’accurata mappatura del litorale che stabilisca se davvero le spiagge sono una risorsa scarsa oppure, come sostengono le associazioni dei balneari, la direttiva Bolkestein (vigente dall’ormai lontano 2006) si può applicare semplicemente mettendo a bando parti di litorale che al momento sono spiagge libere.
[…] Qualcuno fa notare che la mappatura già esiste (è il Sid, il sistema informativo del Demanio) e che è solo uno stratagemma per prendere tempo. I risultati comunque arrivano anche dalla nuova mappatura: solo il 33 per cento delle coste italiane è oggetto di concessioni mentre il restante 67 per cento è libero.
Dati che non convincono Bruxelles: per arrivare a quel risultato si tiene conto anche dei tratti di costa rocciosa, o di quelli non accessibili, per esempio perché aree portuali.
[…] nel novembre del 2023 la Commissione richiama per l’ennesima volta l’Italia all’applicazione della Bolkestein, contestando ufficialmente i risultati della “mappatura”: oltre all’inclusione di aree non balneabili, anche la mancata considerazione delle situazioni specifiche delle Regioni e dei singoli comuni (in particolare quelli più turistici), «in cui tutte le possibili aree sfruttabili commercialmente potrebbero già essere oggetto di concessioni».
Nel frattempo i tribunali non stanno a guardare. Le sentenze si susseguono a ritmo sostenuto, e ripetono all’infinito gli stessi principi. I Tar giudicano illegittime le proroghe delle concessioni, e affermano che i Comuni devono procedere con le gare. […]
Qualcuno li prende sul serio: tra le prime Regioni a bandire le gare il Veneto, nonostante gli enti locali siano quasi tutti a guida di centrodestra. Nel luglio di quest’anno arriva il boccone più amaro per i balneari: la Corte di Giustizia Ue stabilisce che ai concessionari non è dovuto alcun indennizzo per «le opere non amovibili realizzate nell’area concessa».
Si arriva allo sciopero di due ore di oggi, proclamato da Sib-Confcommercio e Fiba-Confesercenti. Il presidente del Sib invoca l’applicazione della legge Draghi, che almeno prevedeva un indennizzo per i concessionari che non ottenevano il rinnovo, e una forma di prelazione.
Da Bruxelles in questi giorni è arrivata solo una laconica conferma secondo cui «la Commissione europea è in stretto contatto con le autorità italiane per discutere possibili soluzioni». Altrimenti l’Italia finirà davanti alla Corte di Giustizia Ue.