Enrico Franceschini per ''la Repubblica''
La Gran Bretagna potrà anche uscire dall' Unione Europea, ma intanto nella City entra un pezzo importante della Ue. José Manuel Barroso, ex presidente della Commissione Europea oltre che ex primo ministro portoghese, è stato assunto dalla Goldman Sachs International, la più grande sussidiaria della omonima banca di investimenti, con l' incarico di presidente non esecutivo.
Farà presto le valige per trasferirsi a Londra, dove il suo compito sarà di aiutare la Goldman a navigare le difficili acque della Brexit, con tutte le possibili conseguenze non esclusa, nota il Financial Times, quella di un possibile trasloco in una sede continentale, in modo da non restare fuori dall' Europa. «Farò quello che posso per mitigarne gli effetti negativi », dice Barroso al Ft. Non gratis, ovviamente, sebbene il comunicato non precisi il suo stipendio.
D' altronde il suo caso non è il primo, e non sarà certo l' ultimo, di leader politici prestati alla grande banca americana. O meglio di leader passati dalla Goldman, non per nulla soprannominata a Washington "una porta girevole": si entra da banchieri, si esce per fare politica, si ritorna, si esce di nuovo, o viceversa. Se le banche della City e di Wall Street fossero squadre di calcio, e i politici fossero l' equivalente di Cristiano Ronaldo, l' istituto fondato nel 1869 a New York dal tedesco Marcus Goldman si potrebbe definire il Real Madrid della finanza: nelle sue file hanno "giocato", Romano Prodi, Mario Monti, Mario Draghi, solo per limitarsi agli italiani.
Gli americani prestati dalla Goldman al ministero del Tesoro Usa, alla Fed o ad altre branche dell' amministrazione Usa sono talmente tanti che a Washington viene soprannominata "Government Sachs": tra loro due ex-segretari del Tesoro, Robert Rubin e Henry Paulson, e l' ex-capo di gabinetto della Casa Bianca (ora sindaco di Chicago), Rahm Emannuel, per citare i più recenti. I maligni, del resto, sostengono che la Goldman Sachs "possiede" il governo americano e pure il Congresso, finanziando a colpi di miliardi di dollari le campagne elettorali di candidati alla presidenza, deputati e senatori, traendone vantaggi sotto forma di leggi e decisioni favorevoli.
Ma sarebbe ingiusto prendersela con la Goldman: così fan tutte (sottinteso - le grandi banche). La J.P. Morgan ha dato un contratto da consulente a Tony Blair, e non pare intenzionato a rescinderlo solo perché questa settimana il rapporto Chilcot sulla guerra in Iraq lo ha descritto come un leader fallimentare.
La Morgan Stanley ha assunto l' ex-ministro del Tesoro italiano Domenico Siniscalco come vicepresidente. E se dalle banche si allarga il tiro alle aziende, la "madre di tutti i lobbismi" è il posto dato da Gazprom, gigante energetico della Russia di Putin, all' ex-cancelliere tedesco Gerard Schroeder. Josè Manuel Barroso, insomma, è in buona compagnia.
il presidente dell eurogruppo juncker a destra in una rara foto con mario draghi e mario monti aspx