BARACK E BURATTINI – COME VOLEVASI DIMOSTRARE OBAMA È ATTIVISSIMO IN QUESTI GIORNI: IL SUO FANTASMA SPUNTA DA TUTTE LE PARTI NEI DIBATTITI E LUI HA INVIATO UNA MAIL AI MILITANTI DEMOCRATICI PER CONVINCERLI A EVITARE DIVISIONI. CHE, TRADOTTO, SIGNIFICA SPINGERE A MANETTA SUI CANDIDATI PIÙ MODERATI E ISOLARE SANDERS – OGGI LE PRIMARIE IN SOUTH CARLINA, BIDEN SPERA DI RISOLLEVARSI CON I VOTI DEGLI AFROAMERICANI
-1 – I BIG DEMOCRATICI SONO DISPERATI: AVEVANO PUNTATO MOLTO SU BLOOMBERG, CHE AL PRIMO DIBATTITO È STATO FATTO A PEZZI. SANDERS GALOPPA, OBAMA VUOLE COINVOLGERE CLINTON (BILL, PERCHÉ HILLARY ORMAI FA SOLO PERDERE VOTI) PER SPINGERE I CANDIDATI MODERATI
2 – «VOGLIONO DIVIDERCI» OBAMA IN CAMPO PER COMPATTARE I DEM
Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”
«Questa elezione sarà la più importante di qualsiasi altra nella nostra vita. E lo dico avendo corso due volte per la presidenza... Dobbiamo compattarci per portare un democratico alla Casa Bianca... Impegnarsi per l' unità del partito non è sempre facile... Ma la posta in gioco è troppo alta per consentire alle divisioni e all' odio di vincere. P.s. Più andremo avanti nel cammino delle primarie e più ci saranno delle forze che cercheranno di dividerci. Non dobbiamo consentire che questo accada. Grazie per la vostra partecipazione». Firmato: Barack Obama.
Questo è un estratto della mail che l' ex presidente ha mandato ai militanti democratici, giovedì 27 febbraio. Due giorni prima delle primarie in South Carolina e del Super martedì, il 3 marzo, con 14 Stati chiamati alle urne, compresi California e Texas. Da mesi Obama sfugge ai radar dei media americani. Si muove nelle retrovie, mettendosi a disposizione dell' organismo centrale del partito, il Democratic National Committee, promuovendo la raccolta di piccole donazioni, da 7 a 100 dollari.
Oppure concentrandosi su temi di struttura, come il cosiddetto «gerrymandering», il contestato sistema per disegnare i collegi elettorali favorendo candidati altrimenti minoritari sul territorio. Una tecnica, sostengono i democratici, usata storicamente dalle amministrazioni repubblicane locali.
Nonostante il basso profilo, però, Barack spunta un po' da tutte le parti nello scontro tra i pretendenti. Il suo vice di allora, Joe Biden, lo evoca continuamente nei dibattiti televisivi e nei comizi. All' inizio lo citava per condividerne l' eredità politica: l' Obamacare, la lotta al climate change, la protezione dei dreamers , i figli dei migranti irregolari, e così via. Ma da ultimo Biden lo usa come una specie di amuleto per bloccare gli avversari. Innanzitutto contro Bernie Sanders, accusato di aver tramato nel 2011-2012 per sabotarne la rielezione.
Certo, secondo le stime la comunità black vale circa la metà della base democratica in South Carolina. Obama resta la figura più popolare tra gli afroamericani e non solo. Ecco allora che tutti i concorrenti si sono dovuti adeguare alla linea: «Perché non possiamo non dirci obamiani».
Lo ha fatto Michael Bloomberg alluvionando le tv con spot in cui si vede mentre parla con Barack, stringe la mano a Barack e così via. Lo stesso Sanders ha smentito di aver mai voluto danneggiare la riconferma del primo presidente afroamericano, anche se i filmati dell' epoca lo smentiscono con chiarezza. Persino Pete Buttigieg, pur presentandosi con una proposta «che deve guardare avanti e non indietro», si è allineato. L' ex sindaco di South Bend ha scritto ai suoi supporter: «Domani (oggi per chi legge ndr ) ospiteremo una town hall virtuale con Ryann Richardson, Miss Black America, e Reggie Love, ex assistente speciale del presidente Barack Obama».
A Washington si discute da mesi sul «fattore Obama».
Nell' autunno scorso il leader virtuale del partito aveva dato un' indicazione precisa: «L' americano medio non pensa che noi dobbiamo smantellare completamente il sistema e rifarlo da capo. Questo è ancora un Paese che è poco rivoluzionario ed è invece attratto dal miglioramento progressivo». Era, ovviamente, uno stop a Sanders. Ma non ha funzionato. E ora che sono concrete le possibilità che il senatore «socialista democratico» possa conquistare la nomination, Obama cerca di salvare «l' unità» della base. Anche se non sarà «facile».
3 – LA RINCORSA DI BIDEN ALLA CASA BIANCA APPESA AL VOTO DEGLI AFROAMERICANI
Da “la Stampa”
Le signore della «Reckoning Crew» non hanno dubbi: o Biden, o niente. «Il sostegno di Joe tra gli afroamericani - spiega Bernice Scott, leader di questo gruppo di attiviste nere - è innegabile e incrollabile. Durante la campagna ha ricevuto colpi da tutte le parti, eppure ha resistito e ne è uscito più forte. Ha dimostrato che è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno, per battere Trump a novembre».
Quindi Bernice aggiunge: «In precedenza noi avevamo appoggiato Kamala Harris, perché credevamo fosse importante avere la sua voce in questa corsa. Quando lei si è ritirata, ci siamo convinte che era venuto il momento di unire le nostre forze per sostenere l' unico candidato che può sconfiggere Trump, e aggiustare tutto ciò che lui ha rotto dal primo giorno di servizio nella Casa Bianca. Joe saprà costruire sulla storia che aveva già fatto con Barack Obama, quando era il suo vice».
Reckoning significa la resa dei conti, in termini biblici è il momento in cui Dio chiede agli esseri umani di dimostrare come hanno seguito i suoi precetti sulla Terra. È una buona metafora per spiegare cosa c' è in gioco nelle primarie di oggi in South Carolina, ultima occasione per Biden di sopravvivere e sperare di ottenere la nomination democratica.
La «Reckoning Crew» raccoglie attiviste nere della Richland County, la contea della capitale dello stato Columbia, che era stata determinante per le vittorie di Obama nel 2008 e Hillary nel 2016. Lo sarà ancora oggi, non solo per assegnare il primo stato del sud, ma anche per dare un segnale concreto sulle intenzioni degli afroamericani, che a novembre saranno decisivi per il candidato democratico. Nel 2016 il 61% dell' elettorato della South Carolina era nero, e alle primarie l' 86% scelse Clinton, contro il 16% di Sanders.
Fu l' inizio della netta scelta di campo degli afroamericani, che aiutarono Hillary ad ottenere la nomination, ma non a battere Trump, perché a novembre non andarono a votare con la stessa determinazione per lei. Nel 2008 l' elettorato afroamericano rappresentava il 19% dei votanti democratici nelle primarie a livello nazionale, mentre quest' anno salirà a circa il 25%. Il dato aiuta a capire il loro peso determinante non solo per la scelta del candidato, ma anche per la possibilità di sconfiggere il capo della Casa Bianca.
Biden conta di vincere grazie al rapporto con la comunità nera coltivato nella sua carriera, e rivendicando di essere stato per otto anni il vice di Obama. In più ha ottenuto l' appoggio del deputato locale Jim Clyburn, che è il nero più alto in grado al Congresso e ha la forza di muovere l' elettorato afroamericano nel proprio stato. Ha bisogno del successo per sopravvivere, e anche per ricevere una spinta in vista del Super Martedì del 3 marzo.
Le sconfitte in Iowa e New Hampshire lo hanno danneggiato tra i bianchi, mentre in Nevada ha dimostrato di non aver la maggioranza tra gli ispanici. Queste sconfitte hanno fatto sorgere dubbi sulla sua eleggibilità a novembre anche tra gli afroamericani. Perciò è sceso nei sondaggi, mentre tra i suoi avversari sono saliti Tom Steyer e Sanders. Il primo perché ha speso parecchi milioni di dollari per farsi pubblicità in South Carolina. Il secondo perché le vittorie nelle primarie iniziali gli hanno dato spinta, stavolta ha curato meglio il rapporto con le minoranze, e alcuni aspetti del suo programma come la sanità pubblica e l' accesso all' istruzione interessano anche agli afroamericani.
Nelle ultime settimane, diversi sondaggi hanno suonato campanelli d' allarme per Biden. Un rilevamento nazionale fatto dalla Reuters dopo il New Hampshire ha notato una diminuzione del 10% della popolarità dell' ex vice presidente tra i neri, e un aumento del 7% per Sanders, passato così avanti con il 26% dei consensi contro il 23%. L' ultimo sondaggio, pubblicato giovedì dalla Monmouth University, ha riacceso l' animo dell' ex vice presidente. Secondo questo rilevamento, in South Carolina Joe ha accumulato 20 punti di vantaggio su Sanders, 36% a 16%, mentre tra i neri ha il 45%, contro il 17% di Steyer e il 13% di Bernie. Biden ha assolutamente bisogno che le cose stiano davvero così, tra le signore della «Reckoning Crew» nella Richland County, in South Carolina, e in generale tra gli afroamericani, se vuole conservare qualche speranza di conquistare la Casa Bianca.