BARACK, EVITA LE DECAPPOTTABILI! - OBAMA DOMANI A DALLAS PER I FUNERALI DEI POLIZIOTTI UCCISI DAL CECCHINO NERO. CON LUI, NELLA CITTÀ IN CUI FU ASSASSINATO KENNEDY, CI SARANNO PURE IL VICE BIDEN E L'EX PRESIDENTE W. BUSH - TENSIONE ALTISSIMA: CENTINAIA DI ARRESTI TRA GLI AFROAMERICANI CHE PROTESTANO IN TUTTO IL PAESE


1. DALLAS: OBAMA DOMANI INCONTRERÀ I FAMILIARI DELLE VITTIME

OBAMA BUSH

 (ANSA) - Il presidente Usa Barack Obama domani a Dallas incontrerà in forma privata i familiari dei poliziotti uccisi e feriti dal cecchino afroamericano. Lo rende noto la Casa Bianca. Il presidente si recherà Dallas per partecipare ai funerali delle vittime insieme al vice presidente Joe Biden e all'ex presidente George W. Bush, con la moglie Laura.

 

 

2. PAURA A DALLAS, ARRESTI IN AMERICA OBAMA ALLA PROVA PIÙ DIFFICILE

Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera

 

Sarà una delle prove più difficili della sua presidenza. Domani, nel Meyerson Symphony Center di Dallas, Barack Obama parlerà nella cerimonia interreligiosa, in memoria dei cinque agenti uccisi giovedì 7 luglio. Dovrà tenere insieme la rabbia dei manifestanti afroamericani. Lo spirito di rivalsa, finora contenuto dalle autorità, dei poliziotti di Dallas e non solo.

 

L' amarezza, la disillusione dei «black people» che si sentono dimenticati nelle periferie del Paese. Gli attacchi politici degli avversari che gli rimproverano di aver creato un clima favorevole all' attacco.

obama biden

 

Dallas, la città in cui fu assassinato John Fitzgerald Kennedy, rimanda in automatico alle tensioni razziali degli anni 60. Ma non c' è bisogno di andare così lontano nel tempo: basta e avanza l' America del 2016.

 

Il sindaco Mike Rawlings, partito democratico, e soprattutto il capo della polizia, David Brown, hanno dato disposizioni per riportare Dallas il più possibile alla normalità. Rimangono chiuse ancora alcune strade di downtown, quelle della strage. Le pattuglie sorvegliano con discrezione le vie più affollate, le stazioni ferroviarie, i mall.

 

Ma davanti al commissariato in Lamar Street, dove prestavano servizio le vittime, tra i palloncini blu e le candele, una sottufficiale chiede di non essere citata: «Dopo quello che è successo siamo molto, molto preoccupati per la sicurezza del presidente. Evitiamo anche di parlarne tra di noi, ma è un retropensiero fisso». Poi allarga le mani, come se aprisse una scatola: «C' è una divisione mai vista a Dallas».

 

micah johnson

Sembra così anche in altre città del Paese: l' altra notte sono state arrestate più di 260 persone. A St. Paul, nel Minnesota, dove mercoledì 6 luglio Philando Castile è stato ucciso da un agente, in diretta su Facebook grazie al video girato dalla compagna Diamond Reynolds, un gruppo di manifestanti ha lanciato sassi, petardi, bottiglie, mattoni contro le forze dell' ordine: cinque feriti.

 

A Baton Rouge, in Louisiana, dove martedì 5 luglio gli agenti hanno freddato un altro afroamericano, Alton Sterling, la protesta è terminata con l' arresto di 100 attivisti e di uno dei leader più in vista dell' organizzazione «Black Lives Matter», DeRay Mckesson. Scontri e 19 arresti anche a Chicago. Marce un po' ovunque, a Washington, New York, San Francisco, Miami.

 

patrick zamarripa poliziotto ucciso a dallas

Obama, ieri, ha cominciato a preparare il terreno: «Chiunque sia preoccupato della giustizia e attacca la polizia, sabota la propria causa e se commette un delitto deve essere perseguito. Credo che la gente, negli Stati Uniti, voglia che le relazioni tra la polizia e le comunità migliorino, ma bisogna anche rispettare le frustrazioni che queste comunità sentono».

 

A mezzogiorno nella City Hall di Dallas si ritrovano i più volenterosi, i pontieri della «comunità», mentre sui social si fronteggiano anche le fazioni più estreme. È difficile orientarsi, trovare un punto di osservazione equilibrato.

 

il killer di dallas ammazza un poliziotto

Si può provare mettendosi in macchina, lasciandosi alle spalle le cerimonie ufficiali e viaggiando nelle contraddizioni di Dallas e forse di gran parte dell' America. Primo passaggio: gli attivisti accusano i poliziotti di «profilare» i maschi afroamericani tra i 18 e i 35 anni. Cioè di metterli in cima ai controlli e alla lista degli individui sospetti. Ed è vero.

 

Sono loro che vengono sistematicamente fermati e in 57 casi nel 2015 uccisi anche se disarmati. Ma nel Sud di Dallas, a Dixon e in altri quartieri, è evidente che il traffico di droga è controllato dai giovani afroamericani. Stessa cosa per il mercato clandestino delle armi: serve una pistola, magari un revolver Colt Pyton? I ragazzi neri le vendono a duecento dollari: cinque-sei volte meno che in negozio.

il killer di dallas ammazza un poliziotto

 

Ogni pattuglia di Dallas, e di molte altre metropoli americane, naturalmente sa bene che è così. Ma i leader delle organizzazioni faticano a fare i conti con questa realtà.

il killer di dallas ammazza un poliziotto

Marquita Brown è un' operatrice sociale nelle aree più difficili di Dallas. È un' afroamericana sulla trentina e lavora per «Recharging Lives»: aiuta chi ha bisogno di assistenza sanitaria nella comunità, per esempio i malati di diabete.

 

Ecco il secondo passaggio, come lo spiega Marquita: «Adesso a Dallas tutti sono intorno a quelle macchine a portare i fiori o a parlare. Bene. Dopodiché, se ci sarà tempo, ricordiamoci anche di come vivono i neri in questi quartieri.

Abbandonati, senza alcun tipo di assistenza».

 

Scendendo verso Sudest si allunga una striscia verde di campi da golf, complessi residenziali. È la cosiddetta «gentrificazione», ma di alto livello. Via i vecchi quartieri, via i vecchi insediamenti: spazio alle speculazioni, ai grandi affari. «I prezzi delle case diventano insostenibili, le tasse anche», riassume Marquita Brown. Solo gli afroamericani più ricchi riescono a scavalcare il fossato e restare in città. A tutti gli altri non resta che ritirarsi in un mondo parallelo, carico di rabbia, disillusione, amarezza.

brent thompson poliziotto ucciso a dallas

 

Questa, probabilmente, è la base materiale, sociale, psicologica di quella «divisione» cui si riferiva la sergente di polizia. Con Obama in campo tutto ciò diventa un enorme problema politico. I giornali e le tv americane prendono garbatamente in giro il presidente, sostenendo che da capo militare, «Commander in Chief», è diventato «Consoler in Chief», il grande Consolatore. A Dallas si è capito che non basta più .

 

protestanti anti islam
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strage di dallas