BELLA STRONZATA LA RICHIESTA DI MANDATO D’ARRESTO PER NETANYAHU: ORA “BIBI” È DI NUOVO PRIMO NEI SONDAGGI – IL GENERALE BENNY GANTZ SCONTA L’AVER POSTO UN ULTIMATUM AL GOVERNO: SEGNO CHE IL POPOLO ISRAELIANO CONDIVIDE LA GUERRA E I MASSACRI A GAZA. I GENITORI DEGLI OSTAGGI AL VALICO DI KEREM SHALOM SANNO CHE I LORO FIGLI SONO ORMAI MORTI, E NON CHIEDONO PIÙ IL RILASCIO NÉ LO STOP ALLA GUERRA: “DOBBIAMO ELIMINARE HAMAS, DOBBIAMO SCONFIGGERLI. QUESTA BARBARIE RAGGIUNGERÀ ANCHE VOI”…
-
1. ISRAELE, 'IDF OPERA NELLA PARTE CENTRALE DI RAFAH'
(ANSA) - L'Idf, per la prima volta, ha detto che sta operando nella parte centrale di Rafah, nel sud della Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui in quell'area sono stati "localizzati lanciatori di razzi di Hamas, imbocchi di tunnel del terrore e armi" e "smantellato un deposito di armi di Hamas". Nella zona di Rafah inoltre - secondo la stessa fonte - sono state localizzate "numerose armi". Oltre a Rafah l'Idf ha detto che sta continuando ad operare a Jabalya nel nord della Striscia.
2. LA RIMONTA DI NETANYAHU NEI SONDAGGI HAMAS: BASTA BOMBE O NIENTE NEGOZIATI
Estratto dell’articolo di Fabiana Magrì per "la Stampa"
Il sorpasso di Benjamin Netanyahu sul rivale ed ex capo di Stato maggiore Benny Gantz è un sonoro campanello d'allarme per l'opposizione che sta cercando con ogni mezzo consentito di liberarsi del premier in carica più longevo nella storia di Israele.
Dopo un anno di risultati catastrofici, Bibi […] torna a essere la scelta preferita degli intervistati (503 persone) per il ruolo di primo ministro. Nessuno più di lui, nella fotografia scattata dal sondaggio di Canale 12 e trasmessa mercoledì sera, è adatto a guidare il Paese in questo momento. L'ha scelto il 36% del campione contro il 30% che conserva superiore fiducia nel rivale ed ex capo di Stato maggiore, Benny Gantz.
Nel rilevamento condotto a dicembre dalla stessa società, per la stessa emittente televisiva, Gantz era avanti (45%) a Netanyahu (27%). Il mese scorso il divario si era già ridotto. Il leader del partito di centro Unità Nazionale era ancora in vantaggio (35%) sul capo del Likud (29%).
Con il lento recupero, Netanyahu inizia a buttarsi alle spalle i nove mesi di proteste nazionali per il contestato progetto di riforma giudiziaria che hanno preceduto il fallimento di sicurezza dimostrato dall'assalto di Hamas alle comunità israeliane, il 7 ottobre del 2023, e per il quale è accusato di non essersi mai assunto personalmente la responsabilità.
[…] Dal punto di vista di Netanyahu, il risultato del nuovo sondaggio gli dimostra che l'attuale strategia della pressione militare su Gaza l'ha riportato sulla buona strada. Se non verso la «vittoria totale», almeno per la riconquista del gradimento degli israeliani […]. Mentre le speranze di successo per l'obiettivo di riportare a casa gli ostaggi rapiti a Gaza, cadono in un nuovo picco. Hamas ha alzato ulteriormente l'asticella dei negoziati affermando […] che è pronta a raggiungere un «accordo completo» se Israele «fermerà la guerra e l'aggressione contro il popolo di Gaza». Come dire, […] che ora la fine del conflitto non è più uno dei termini della mediazione ma la condizione per tornare al tavolo dei colloqui.
L'interpretazione dei media attribuisce il declino di Gantz all'ultimatum, in scadenza l'8 giugno, con cui il ministro del gabinetto di guerra ha minacciato l'abbandono della coalizione di emergenza a cui aveva aderito all'inizio del conflitto, se il premier non cambierà condotta e visione per il dopoguerra a Gaza.
Un gesto, suggeriscono gli analisti, che porta a galla un'incapacità del leader politico di influenzare la coalizione.
Netanyahu [...] batterebbe tutti i possibili candidati, inclusi il capo dell'opposizione Yair Lapid (37% a 30%) e l'ex ministro della Difesa Avigdor Liberman (36% a 19%) che nei giorni scorsi hanno dato vita a un blocco per far cadere il governo. Un invito esteso a Gantz, il cui partito ieri ha presentato un disegno di legge per sciogliere la Knesset e indire elezioni anticipate […] entro ottobre, simbolicamente a un anno dal massacro che ha segnato il Paese.
Mossa a cui il Likud del premier ha risposto che sarebbe «una ricompensa per Sinwar», [...]
3. FONTI EGITTO, ISRAELE RESPINGE AIUTI A KEREM SHALOM
(ANSA) - Israele avrebbe respinto i camion con gli aiuti per Gaza inviati dall'Egitto al valico di Kerem Shalom in seguito alla ripresa di scontri armati tra Israele e Hamas nell'area e vicino a Rafah sul lato palestinese. Lo riferiscono all'ANSA fonti egiziane della sicurezza, della Mezzaluna rossa e testimoni oculari. Gli addetti del terminal di Rafah sul lato egiziano hanno confermato il ritorno di decine di camion di aiuti umanitari ai magazzini logistici del terminal di Rafah sul lato egiziano.
4. DAVANTI ALLA BOCCA DI GAZA
Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”
Il valico di Kerem Shalom è piuttosto frequentato per essere un posto nel mezzo del nulla che tocca l’Egitto e la Striscia di Gaza. Da qui passa la maggior parte degli aiuti umanitari per i palestinesi, ha la forma di una bocca aperta. Rafah è vicina, se ne sente il rumore ogni tanto, i camion carichi di aiuti arrivano, stazionano, ripartono, vanno verso la Striscia.
Il primo sforzo per rifornire Gaza di cibo inizia qui. Ogni giorno transitano fino a quattrocento camion, alcuni sono aiuti umanitari, altri sono prodotti che vengono venduti dentro alla Striscia e i camionisti, quando si trovano a scegliere cosa portare, se aiuti o beni da vendere, scelgono i secondi: le compagnie private pagano almeno il triplo per il trasporto e, indipendentemente da come Israele decida di far funzionare il valico, cosa consegnare è a discrezione di chi possiede i camion.
Secondo le Nazioni Unite, da quando è incominciata l’operazione a sud della Striscia e Israele ha preso il controllo della parte palestinese del valico di Rafah, la consegna dei beni è diminuita di due terzi, secondo Shimon Friedman, portavoce del Cogat, l’unità che si occupa del coordinamento del valico, il problema è oltre, nel momento in cui Kerem Shalom smette di essere un affare israeliano e diventa una questione dell’Unrwa, ogni sforzo si perde, il tempo passa, le merci rimangono nel vuoto.
A presidiare la punta israeliana del valico ci sono i soldati, che controllano i camion assieme a uomini della sicurezza che rispondono al ministero della Difesa, non hanno insegne, non parlano, uno di loro indica: “Lì, lì, lo tzir filadelfi è lì”. Distrae gli occhi intenti a guardare il fumo di Gaza e mostra l’Egitto e il corridoio che avanza lungo il confine con Israele sotto al quale scorre tutto il non detto tra il Cairo e Gerusalemme: i tunnel scavati da Hamas che arrivano alla Striscia.
Kerem Shalom è lo scontro fra tre mondi che ha provato a farsi incontro, il punto di contatto obbligato fra tre vicini che hanno rinunciato a comprendersi, al massimo si sono avvicinati per convenienza, parlati per necessità.
Ma Kerem Shalom tra i suoi muri alti di cemento armato, sotto a un sole impietoso, tra i razzi di Hamas che volano contro e volano attraverso, tra gli attacchi di Tsahal a Rafah è il posto in cui Israele sa che si misura il suo impegno per sfamare Gaza, qui si sfida l’isolamento internazionale, qui si mostra che Israele è impegnato a mandare cibo, carburante e medicinali nella Striscia.
[…] di là si combatte, c’è Rafah, la città considerata l’ultimo avamposto di quattro battaglioni di Hamas. Alcuni degli ostaggi sono lì, a una manciata di chilometri di distanza e per questo la famiglia di uno di loro ha raggiunto questo punto nel nulla. Hanno portato una torta azzurra, come fosse la festa di un bambino, sopra ci sono due candeline: 2 e 4, Eitan Mor, preso in ostaggio il 7 ottobre compie gli anni.
Quando Hamas ha fatto irruzione in Israele, Eitan lavorava come guardia al Nova Festival, è originario di Kiryat Harba, un insediamento vicino a Hebron, dall’altra parte di Israele rispetto a Kerem Shalom. I suoi parenti vengono al valico quasi ogni giorno. […] Il padre porta un fucile e una cesta con dentro un vasetto di Nutella, dentifricio, spazzolino, una mela, una busta di caffè, carta igienica: “Noi ai palestinesi mandiamo gli aiuti, mio figlio non ha nulla […]”. Non sono qui per fermare i camion, sicuramente non oggi, oggi c’è la torta, c’è il ricordo, ogni tanto gridano “Eitan!”, con una “a” lamentosa, allungata per mandarla fino al di là del valico.
Non sono qui per rivedere il ragazzo, […] chiedono il contrario: di fare tutto senza pensare agli ostaggi, senza pensare al loro figlio. “Dobbiamo eliminare Hamas, un accordo? – domanda il padre stralunato – non possiamo parlare con i terroristi, dobbiamo sconfiggerli. Tutta questa barbarie raggiungerà anche voi, arriverà anche negli altri paesi se non la fermiamo qui”.
Non cede, guarda dritto negli occhi mentre lo dice e dietro alle sue parole vuole spiegare che tra il futuro di suo figlio e quello del suo paese lui ha già scelto ed è talmente sicuro di avere ragione che sente che pure suo figlio la pensa come lui. Anche sua moglie ha scelto tra Eitan e il paese. Eppure quell’Eitaaaan di lamento che si sente ogni tanto è il suo, guarda Gaza e grida “Mazel tov, Eitan, Mazel tov”. La seguono i fratelli, la segue il marito: “Eitaaan, mazel tov”. Alza la torta per il compleanno di un bambino, ha gli stessi colori della bandiera di Israele: loro hanno scelto, dicono.