BERLUSCONI SPACCA IL CENTRODESTRA - “SI AL DIALOGO CON CONTE, SERVE UN TAVOLO PER FAR RIPARTIRE L'ITALIA CHE COINVOLGA LE FORZE MIGLIORI DEL PAESE - RINUNCIARE AI 37 MILIARDI DEL MES, PRATICAMENTE A COSTO ZERO, SAREBBE UNA FOLLIA - UN GOVERNISSIMO GUIDATO DA DRAGHI? I PROFETI LI LASCEREI NELLA BIBBIA, DOVE PERALTRO SI OCCUPAVANO DI COSE PIÙ IMPORTANTI - FORZA ITALIA NON CAVALCA LE FRANGE SGUAIATE DELLA PROTESTA: ESSERE SERI, CONCRETI E RESPONSABILI È NELLA NOSTRA NATURA”
-Ugo Magri per “la Stampa”
Se davvero il premier aprirà un dialogo serio e fattivo con l' opposizione, Forza Italia non si tirerà indietro. Anzi: Silvio Berlusconi è pronto a dare, anche personalmente, un contributo «di idee e di esperienza». Lo considera un gesto doveroso di responsabilità nazionale: «La nostra prima preoccupazione, il nostro primo impegno», annuncia a costo di spiazzare i suoi alleati del centrodestra, «dev' essere quello di contribuire alla stesura del Recovery Fund italiano che andrà presentato alla Commissione europea il più presto possibile».
Giuseppe Conte pare pronto ad ascoltare «suggerimenti» a 360 gradi. È il segnale che lei attendeva?
«Io per primo ho proposto, dall' inizio della pandemia, un rapporto di collaborazione istituzionale fra maggioranza e opposizione. L' ho ribadito fino a ieri facendo mie le sollecitazioni del capo dello Stato e del governatore di Bankitalia. Un tavolo per far ripartire l' Italia, aggiungo, che coinvolga le forze migliori del Paese: non solo la politica, ma l' imprenditoria, l' università, le banche, la cultura, la scienza».
La sua risposta a Conte è un sì?
«Naturalmente, dunque, sono disponibile. Con tre precisazioni. Primo, collaborazione istituzionale non significa convergenza politica. Secondo, l' ascolto non è una concessione che il presidente del Consiglio ci fa; semmai è nell' interesse del Paese e dello stesso governo avvalersi di chi, come noi, ha esperienza e competenza, non solo politica. Qualità queste che nei partiti della maggioranza scarseggiano».
E il terzo paletto?
«Ascoltare l' opposizione non può essere solo un gesto di cortesia formale. Deve tradursi nel concordare concretamente le scelte da fare».
E quindi?
«Quindi se il governo ce lo consentirà davvero, parteciperemo a tutti gli incontri e a tutti i lavori al riguardo. Cercheremo di apportare le proposte più utili che scaturiranno dal nostro buonsenso, dalla nostra competenza, dalle nostre plurime esperienze nel mondo delle imprese, dell' edilizia, delle opere pubbliche, dello sport, della comunicazione e delle relazioni internazionali. Credo di dover ricordare anche due esperienze forse importanti».
Prego, presidente, le rammenti.
«Ventisei anni da imputato in quasi cento processi politici. E poco meno di 10 anni da presidente del Consiglio, cioè il cittadino italiano che è stato al governo per più tempo nella storia della Repubblica».
Ha appena parlato di processi: quali condizioni irrinunciabili lei porrebbe sulla giustizia? E sul fisco?
«Non ci sono condizioni perché lo scenario di cui stiamo parlando non è una trattativa. Credo invece che si tratti dell' unico modo possibile per individuare una strategia condivisa nell' interesse del paese, con l' obiettivo di proporre ed elaborare proposte e progetti realmente innovativi, sulla base delle diverse esperienze e sensibilità. Investire sul futuro dell' Italia per avviarla sulla strada della ripresa, dello sviluppo e della competitività, con il contributo di tutte le energie disponibili e delle migliori esperienze nazionali».
Questo in prospettiva. Ma nel presente?
«Ci sono i problemi di sempre, che pure esigono risposte radicali e di più immediata attuazione. E allora: uno shock fiscale per far ripartire l' economia, con la flat tax e la sospensione di tutte le imposte per quest' anno, è un' esigenza assoluta condivisa dalle categorie produttive. Che poi si debba intervenire sulla giustizia, mi sembra che ormai non lo dica solo Berlusconi; lo dicono la decenza e l' evidenza clamorosa dei fatti emersi in queste settimane».
Se i voti del suo partito fossero decisivi per far cadere il governo o, in alternativa, per garantire alle imprese i miliardi del Mes tenendo Conte a palazzo Chigi, tra le due lei quale sceglierebbe?
«No, guardi, è sbagliato pensare alla politica in questi termini. Noi voteremmo sempre quello che è il bene dell' Italia. Rinunciare ai 37 miliardi del Mes, praticamente a costo zero, sarebbe una follia. Ma quella che lei indica è una falsa alternativa politica: mi pare che una buona parte dei Cinque Stelle rifiuti il Mes. Quindi approvarlo non significherebbe certo consolidare questa maggioranza. Vorrebbe dire piuttosto avvicinarne la fine».
Dietro l' angolo potrebbe ancora esserci un governissimo, magari guidato da Mario Draghi?
«I profeti li lascerei nella Bibbia, dove peraltro si occupavano di cose più importanti.
Se matureranno le condizioni per un governo diverso da questo, le valuteremo con i nostri alleati. Ma un governissimo, con tutti dentro, non credo sia né possibile né desiderabile».
Le è piaciuto come si è svolta la manifestazione del 2 giugno, senza mascherine né distanziamenti?
«In realtà si parla di molte manifestazioni che si sono ordinatamente svolte in tutta Italia, nel pieno rispetto del divieto di assembramento e delle prescrizioni igienico-sanitarie. Un modo sobrio e composto, adatto alla gravità dell' ora, di far sentire la nostra vicinanza all' Italia che soffre. Solo a Roma vi è stato un eccesso di presenze che, del resto, avevo tempestivamente segnalato come possibile rischio, e che ho cercato di scongiurare o contenere fino all' ultimo momento».
Mettiamola così: è una buona idea quella di cavalcare la protesta, comprese le frange più sguaiate?
«Noi siamo un grande partito liberale, cattolico, garantista, europeista. Le sembra che potremmo cavalcare frange sguaiate? Essere seri, concreti e responsabili è nella nostra natura e nella nostra vocazione. In questi mesi lo abbiamo ampiamente dimostrato. Vorrei però aggiungere che queste frange, di cui lei sta parlando, sono del tutto marginali. Non hanno nulla a che fare né con i nostri alleati, né con il centrodestra come lo intendiamo noi: europeo e radicato nei valori dell' Occidente».
Tra i vostri alleati si accendono nuove rivalità. Non sarebbe meglio tornare alla vecchia intuizione del partito unico?
«Quelle che lei definisce rivalità, io le chiamo sana e salutare competizione che giova a tutta l' alleanza. Da liberale, considero la concorrenza una condizione essenziale per la crescita, non certo un problema da risolvere. Il partito unico non avrebbe senso, la nostra è una coalizione plurale. Siamo diversi dai nostri alleati per cultura, per stile, per valori, per collocazione internazionale, per storia personale e politica. La nostra componente è essenziale non solo per vincere ma anche per governare».
Le prossime elezioni presidenziali saranno un passaggio chiave, c' è chi già si prepara. Che caratteristiche dovrebbe avere, secondo lei, chi verrà dopo Sergio Mattarella? Per caso, ha già un nome in serbo?
«Si dice che chi entra Papa in conclave, poi ne esce Cardinale. Pensi cosa succederebbe di un Papa annunciato un anno e mezzo prima, mentre il pontefice regnante è felicemente nel pieno esercizio delle sue funzioni. Il candidato si ritroverebbe addirittura ridotto allo stato laicale... Lo dico, al di là della battuta, per spiegare che ogni discussione sul nome del futuro capo dello Stato oggi non ha senso. Per giunta è irrispettosa verso il presidente Mattarella, che con tanta autorevolezza e responsabilità sta svolgendo il suo alto mandato».