BIDEN HA CAPITO CHE HA RAGIONE MACRON: NON BISOGNA “UMILIARE” LA RUSSIA – IL PRESIDENTE AMERICANO SI È INCAZZATO CON LLOYD AUSTIN E ANTONY BLINKEN, I MINISTRI AMERICANI DI DIFESA E ESTERI, PER I LORO TONI TRIONFALISTICI E BEFFARDI NEI CONFRONTI DI PUTIN (RICORDATE “L’OBIETTIVO È INDEBOLIRE LA RUSSIA?”). MA LO STESSO “SLEEPY JOE” NELLA PRIMA FASE DELLA GUERRA SI È FATTO PRENDERE UN PO’ TROPPO LA MANO A SUON DI “MACELLAIO” E “CRIMINALE”. ORA BASTA: MEGLIO ABBASSARE I TONI E PROVARE AD APRIRE UN DIALOGO CON PUTIN. È L’UNICO MODO PER CERCARE UNA SOLUZIONE RAPIDA AL CONFLITTO

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Alberto Simoni per “la Stampa”

 

tony blinken joe biden

Gli Stati Uniti ribadiscono di non aver intenzione di premere su Zelensky affinché faccia delle concessioni - territoriali in primis - ai russi, e sottolineano che dietro le quinte si lavora alla pianificazione per un conflitto lungo in Ucraina nella consapevolezza che la via negoziale è complicata e ancora non in vista.

 

Il viaggio dei tre tenori europei a Kiev viene osservato e valutato con attenzione alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato dove non si fa mistero che sfumature sull'approccio da tenere con la Russia e con il governo di Kiev ve ne siano.

 

MACRON - DRAGHI - SCHOLZ A KIEV

Ma non tali da spezzare l'unità sull'atteggiamento da tenere nei confronti di Mosca su due temi chiave; il primo è la necessità di continuare ad armare le forze ucraine; l'altro è l'individuazione di un percorso negoziale.

 

Per quanto concerne le armi, Washington ha notato l'accelerazione di Macron che ha dato ordine di aumentare la produzione degli Howitzer modello Caesar entrando in un regime di «economia di guerra». All'indomani della decisione della Casa Bianca di destinare un altro miliardo di armamenti per Kiev è un segnale di condivisione delle decisioni importante. Soprattutto perché viene da un alleato che più volte nel recente passato ha tentato di smarcarsi rispetto al fronte occidentale.

jake sullivan mario draghi

 

Sull'aspetto negoziale il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, ha spiegato invece che consultazioni con Kiev su come potrebbe essere un accordo con la Russia sono in corso. E' una posizione aperturista questa, condivisa dagli europei. Ma i paletti americani sono ancora ben fissati per terra e la realtà - come ha evidenziato lo stesso Draghi - sul terreno dice che «al momento non ci sono margini per la pace».

 

LLOYD AUSTIN WEI FENGHE A SINGAPORE

Un portavoce del Dipartimento di Stato ha spiegato a La Stampa che «la diplomazia richiede che ambo le parti si impegnino in operazioni di de-esclation e non vediamo alcun segnale che Putin sia pronto a fermare l'assalto e le atrocità» in Ucraina.

Pertanto, non resta che perseguire - spiegano le nostre fonti - nel piano di «rafforzare l'Ucraina per renderla il più forte possibile in sede negoziale».

 

IOANNIS - DRAGHI - ZELENSKY - MACRON - SCHOLZ

Una posizione che rimbalza da Kiev dove un alto rappresentante del governo alla Reuters ha detto: «Torneremo ai negoziati solo da una posizione di forza». Si tratta di conquistarla quella posizione. E ciò nelle intenzioni Usa avviene tramite la doppia strada di recapitare armi da una parte e dall'altra aumentare la pressione su Putin.

 

L'ipotesi della vittoria degli ucraini, cui Washington ha ancorato parte della sua retorica (e strategia) fra aprile e maggio, è ormai svanita. Sempre se mai è stata ritenuta veramente possibile. La Nbc ha riferito ieri della seccatura di Biden nei confronti dei toni trionfalistici che Austin e Blinken hanno usato a partire da metà aprile parlando di possibilità di vittoria in Ucraina.

 

lloyd austin antony blinken

Subito dopo l'uscita di Austin - «l'obiettivo è quello di indebolire permanentemente la Russia», disse - e i richiami alla vittoria possibile da parte delle truppe ucraine di Blinken, Biden li ha ammoniti in una conference call a moderare i toni, e ad essere più realistici.

 

La situazione sul terreno è infatti più complessa, meno favorevole oggi di quanto fosse due mesi fa. I russi stanno facendo lenti ma progressive conquiste di terreno. E anche se il capo degli Stati Maggiori, Mark Milley, da Bruxelles ha detto che «il Donbass non è perduto», negli uffici del Pentagono sono preoccupati dalla traiettoria che sta prendendo il conflitto.

 

tony blinken joe biden

Ci si domanda se le forze ucraine siano in grado di tenere testa e se le armi che arrivano riusciranno veramente a contenere l'avanzata russa a Sud e nel Donbass. Ed è in questa chiave che le simulazioni degli strateghi prevedono un conflitto lungo che si possa trascinare nelle pianure del Donbass con l'obiettivo di logorare la determinazione russa. Più che di vincere la guerra.

 

MARK MILLEY, LLOYD AUSTIN E OLEKSIY REZNIKOV A RAMSTEIN

Per questo a Biden servono però non solo armi adatte da consegnare a Kiev ma anche un'opinione pubblica che non gli volti le spalle. E' un tema che comincia a serpeggiare in un Paese dove l'inflazione sta erodendo il potere d'acquisto e dove le elezioni di Midterm si avvicinano e la campagna elettorale, con molti trumpiani possibili neo deputati, diventerà più feroce. Allontanando la battaglia dell'Ucraina dal cuore dell'agenda politica. Su questa potrebbe piombare la storia dei due americani probabilmente nelle mani dei russi. Il Dipartimento di Stato ieri ha riconosciuto di aver perso i contatti con un terzo cittadino Usa. La linea però resta quella di non aprire per ora canali con i russi. Sarebbe riconoscere una partecipazione - pur se indiretta - al conflitto e quindi esattamente l'incubo maggiore per Biden.

IL VIAGGIO IN UCRAINA DI DRAGHI, MACRON E SCHOLZ BY OSHO
lloyd austin volodymyr zelensky antony blinken
SCHOLZ - MACRON - ZELENSKY - DRAGHI
IL CAPO DEL PENTAGONO LLOYD AUSTIN
DRAGHI - ZELENSKY - MACRON - SCHOLZ
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