BIDEN SCIVOLA SU UNA CHIAZZA DI OLIO DI PALMA - L'INDONESIA STRIZZA L'OCCHIO A PUTIN E METTE IN CRISI IL MERCATO ALIMENTARE CON IL BLOCCO ALL’ESPORTAZIONE DELL'OLIO DI PALMA – IL MERCATO E’ SCONVOLTO: BOOM DEI PREZZI E RISCHI PER L’INTERA FILIERA – L’IRA DI BIDEN DOPO CHE HA SAPUTO CHE GIACARTA HA INVITATO AL G20 TANTO ZELENSKI QUANTO PUTIN…

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Carlo Cambi per “la Verità”

 

olio di palma

Sleepy Joe è scivolato su una chiazza di olio di palma. Sarà necessario che il presidente degli Stati Uniti e con lui i leader della Nato inizino a domandarsi se tutto il mondo sta davvero dalla loro parte. È la seconda volta che l'Occidente si trova spiazzato per una questione apparentemente banale: l'Indonesia, primo produttore al mondo di olio di palma, ha deciso di bloccare l'esportazione. Il mercato degli oli vegetali è sconvolto.

 

Manca già metà dell'olio di semi di girasole che è prodotto dall'Ucraina e che non arriva quest' anno e non arriverà neppure il prossimo perché sotto le bombe è difficile seminare e il tempo per farlo è scemato in questi giorni.

 

Quelli di colza, di soia (è al massimo storico: 2,04 dollari al chilo col future che fa più 70%), di arachidi e di cocco costano ormai più del petrolio. Ufficialmente lo stop all'export deciso da Giacarta è dovuto alla necessità di sostenere e calmierare il mercato interno - ci sono stati aumenti del 40% dopo lo stop al girasole - la verità è però che i Paesi emergenti hanno imparato a usare le loro materie prime come strumenti di pressione.

JOKO WIDODO

 

Appena Joe Biden ha saputo che Joko Vidodo, presidente dell'Indonesia, ha invitato al G20, in programma a Bali il prossimo novembre, tanto Vodoymir Zelenski quanto Vladimir Putin, è andato su tutte le furie e ha inviato una dura reprimenda all'Indonesia: «Putin deve pagare per le conseguenze di quello che ha fatto e sta facendo e - ha tuonato la Casa Bianca - non dovrebbe essere invitato al G20 che quest' anno non può essere business as usual. La Russia non dovrebbe partecipare né pubblicamente né privatamente».

 

La risposta di Giacarta è duplice: da una parte stop all'export di olio di palma che provoca un ulteriore aggravamento della crisi alimentare globale, dall'altra una lunga telefonata tra Vidodo e Putin così definita: «Una conversazione molto positiva. Putin ha augurato successo alla presidenza indonesiana del G20 e ha assicurato che la Russia farà tutto il necessario e tutto il possibile per contribuirvi».

 

PUTIN BIDEN

Il ministro degli esteri cinese, Wang Weibun, ha chiosato: «La Russia è un membro importante del G20 e nessuno ha il diritto di espellere altri Paesi: il G20 è il forum più importante per la cooperazione economica internazionale».

 

Pare che le esportazioni indonesiane verso Mosca e Pechino si mantengano regolari. Per tutto il resto del mondo l'olio di palma è «vietato».

 

Non serviva la sfera di cristallo per sapere che sarebbe andata così. Bastava ricordarsi che l'8 aprile, quando all'Onu si è votato per escludere la Russia dal Consiglio per i diritti umani, l'Indonesia insieme con la Cina e altri 56 Paesi, si è astenuta. Forse Joe Biden non era stato informato? Vidodo non ha affatto intenzione di rispondere «obbedisco» e tra i moniti degli Usa e gli affari con Cina e Russia preferisce i secondi. L'Indonesia produce il 50% di olio di palma (38 milioni di tonnellate) che è il più consumato e copre il 35% del fabbisogno mondiale di oli vegetali.

 

Lo stop di Giacarta per ora riguarda l'oleina raffinata (il 40% dell'export) e dovrebbe durare un mese, ma Vidodo ha fatto sapere che se non si stabilizzano i prezzi - e se Biden, dicono nei corridoi, continua a telefonare - il blocco sarà totale e durerà a lungo.

Quanto basta per mettere a dieta il globo e speculare sul prezzo. Per l'Occidente è un colpo duro per due motivi: la Fao avverte che la crisi alimentare sta diventando una bomba sociale: con aumenti di prezzo dei cibi base di oltre l'8% al mese ci sono interi Paesi alla fame; le Borse sanno che si blocca l'industria.

 

vladimir putin joe biden ginevra

In Italia il contraccolpo è pesante anche se dopo massicce campagne contro questo olio vegetale i consumatori hanno preso le distanze dai prodotti che lo contengono.

Buona parte dell'industria dolciaria, della panificazione e delle conserve è però in allarme. Ci sono riflessi anche sull'industria cosmetica. All'inizio di aprile il ministero per lo Sviluppo economico ha emanato una circolare che consente di non dichiarare in etichetta l'utilizzo di olio di palma perché è diventato indispensabile come sostituto dell'introvabile olio di girasole, passato da 1,47 euro a 2,90 euro al chilo.

 

Ma anche l'olio di palma ormai ha aumenti del 6% a settimana e si è trascinato dietro - come nota Luigi Scordamaglia di Filiera Italia - «tutti gli oli vegetali che hanno rincari medi attorno al 26%». Un'ulteriore spinta all'inflazione alimentare (il carrello della spesa è aumentato del 6% stando alla rilevazione Istat dell'ultimo mese). L'Italia - sostiene la Coldiretti - ha importato 1,46 miliardi di chili di olio di palma, la metà (721 milioni) da Giacarta per un fatturato di 600 milioni di euro. Un'alternativa ci sarebbe: l'olio di oliva che peraltro è cresciuto solo del 5,9% di prezzo. Ma copre appena il 3% del fabbisogno mondiale di oli vegetali.

olio di palma

 

L'Italia, un tempo leader mondiale di produzione, è passata da 600.000 tonnellate a meno di 300.000, con 5,5 milioni di ettari di uliveti in abbandono. Ora farebbero comodo, ma da noi occuparsi di agricoltura non premia.

olio di palma calo del consumo
olio di palma