1. PIOVONO BOMBE SU RENZI! A PALAZZO CHIGI TEMONO UN 'COMPLOTTO' COME QUELLO CHE HA CACCIATO BERLUSCONI NEL 2011. DOPO IL DURO INTERVENTO DI MONTI, UN SENATORE PD: ''SE HA MANDANTI INTERNAZIONALI PER APRIRE A QUALCUN ALTRO, STAVOLTA GLI ANDRÀ MALE''
2. IL 'PROFESSOR BILDERBERG', FINORA SILENTE, TORNA A COLPIRE. GLI EDITORIALI DI 'FINANCIAL TIMES', 'NEW YORK TIMES' E 'FRANKFURTER ALLGEMEINE' MARCANO L'OSTILITÀ DEI PAESI AMICI
3. PESSIMI SEGNALI SUL GOVERNO: L'OCSE TAGLIA LE STIME SUL PIL 2016 (SOLO +1%), LA CORTE DEI CONTI AVVERTE CHE ''IL QUADRO È CAMBIATO BRUSCAMENTE, LA FASE È DELICATA''
4. I MAGISTRATI CONTABILI AVVERTONO IL BULLETTO FIORENTINO: ''I MARGINI DI FLESSIBILITÀ EUROPEI SONO STATI INTERAMENTE UTILIZZATI''. LUI MINACCIA: ''METTEREMO IL VETO A BRUXELLES SUL TETTO AI TITOLI DI STATO NEI BILANCI DELLE BANCHE''. E' L'INIZIO DELLA FINE?
1.SOSPETTI A PALAZZO: MANDANTE ESTERO PER UN NUOVO GOVERNO
Estratto dall'articolo di Fabio Martini per ''La Stampa''
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Anche se oggi i rapporti tra i due non sono più quelli di una volta, Giorgio Napolitano e Mario Monti sono stati i protagonisti di una delle operazioni politiche più controverse degli ultimi anni: il «dimissionamento» forzato di Silvio Berlusconi nel novembre del 2011. In quella occasione in tanti ipotizzarono un «concorso» internazionale (da Obama alla Merkel) nella rimozione della «mina» Berlusconi, sta di fatto che ieri sera, quando si era concluso lo scontro in aula tra Renzi e Monti, un senatore renziano ha sussurrato: «Se il professor Monti ha mandanti internazionali per aprire la strada a qualcun altro, stavolta gli andrà male».
A palazzo Chigi qualche sospetto comincia a serpeggiare su possibili movimenti ostili dalle parti di Berlino, Bruxelles, Londra e Washington, un sospetto avvalorato degli editoriali decisamente critici con Renzi, usciti negli ultimi venti giorni su testate come Financial Times, Frankfurter Allgemeine, New York Times.
2.CORTE DEI CONTI: IL QUADRO E' CAMBIATO BRUSCAMENTE, FASE DELICATA
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Il 2015 'si era aperto con prospettive straordinariamente favorevoli per le economie europee', proprio 'un anno fa, in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario'. Ma 'il quadro e' cambiato, piuttosto bruscamente, fin dall'estate scorsa, generando nuovamente incertezza sul futuro'.
Lo dice il presidente della Corte dei conti, Raffaele Squitieri, aprendo l'Anno giudiziario 2016. 'Un'incertezza che si' e' accentuata in queste ultime settimane per i timori del ripetersi di scenari che sembravano superati di forti tensioni sui mercati. In una fase cosi' delicata per il nostro Paese - aggiunge - e' fondamentale fornire impulso alla crescita e all'occupazione, pur nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica'. Come e' importante 'rinsaldare la fiducia nello Stato e la credibilita' del Paese'.
3.OCSE: RIVEDE AL RIBASSO STIME PIL ITALIA, +1% IN 2016
(ANSA) - L'Ocse rivede al ribasso le sue stime per il Pil italiano per il 2016, prevedendo una crescita all'1%, 0,4 punti percentuali in meno rispetto all'outlook di novembre. Confermata invece la stima di +1,4% per il 2017.
4.C.CONTI,USATA TUTTA LA FLESSIBILITÀ,DEFICIT CALA MENO
(ANSA) - "I margini di flessibilità acquisiti in sede europea sono interamente utilizzati nella manovra di finanza pubblica per il 2016" e "in tal modo si mantiene il profilo discendente del deficit nei conti pubblici che, tuttavia, assume una cadenza più rallentata". Lo osserva il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri all'inaugurazione dell'Anno giudiziario.
5.MATTEO FURIOSO MINACCIA I SUOI RENZI A PALAZZO MADAMA DOPO LA PRIMA GRANDE SCONFITTA - POI SI SFOGA SU MONTI: «NON PRENDO LEZIONI DA TE SUI CONTI»
Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
Quando ieri pomeriggio poco dopo le tre e mezza Matteo Renzi è entrato nell' aula di quel Senato che il giorno prima gli si era ribellato sulle unioni civili, ha avuto occhi, sorrisi e abbracci per una sola persona: Denis Verdini, che lo stava aspettando nel banco in prima fila a fianco dell' ingresso.
Appena chiusa la replica nel dibattito in corso sul consiglio europeo Renzi scuro in volto se ne è subito uscito senza attendere il voto sulle mozioni. Ma ancora una volta si è fermato davanti ai primi banchi all' ingresso, fermato dal verdiniano Lucio Barani, quello che porta sempre un garofano rosso all' occhiello. Il cattivo umore ancora una volta è cambiato: sorrisi, battute e ammiccamenti proseguiti dietro le quinte.
Ah, non ci fosse Denis con la sua truppa, la giornata più nera da quando Renzi è arrivato a palazzo Chigi sarebbe sembrata eterna. Brucia, e quanto brucia quella sconfitta che ora rischia di mandare all' aria la legge. Si vede tutta la delusione disegnata sul volto, e anche la rabbia. Nelle dichiarazioni pubbliche certo, tutta verso il Movimento 5 stelle.
Ma il premier sa bene che non poteva poggiare sul nemico storico, e che anzi la storia dal 2013 ad oggi rendeva chiarissimo come gli accordi del Pd con i grillini siano quasi sempre naufragati. La rabbia quindi è verso altri. Anche qui plasticamente evidente nella giornata di ieri. Chi ha gestito l' iter della legge sulle unioni civili? Il capogruppo Pd, Luigi Zanda, naturalmente. E poi Monica Cirinnà, da cui prende il nome quella legge. E nel governo Maria Elena Boschi.
Sarà stato un caso ma il ministro delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento ieri non sedeva - caso raro - a fianco di Renzi nei banchi del governo. Non ci sono stati conciliaboli, né sguardi di intesa. La Cirinnà evitata. Zanda ignorato. L' unica del Pd chiamata al banco del premier è stata Anna Finocchiaro, cui Renzi ha chiesto tutti i consigli possibili per venire fuori dall' impasse.
Poi via tutti. E la rabbia del premier che trapelava anche nei confronti del gruppo dei senatori Pd. Filtravano minacce, indiscrezioni su un richiamo all' ordine senza se e senza ma che dovrebbe arrivare domenica.
Ma quella di Renzi ieri non sembrava proprio la giornata giusta. Anche le rituali comunicazioni sul consiglio europeo che si apre oggi sono andate di traverso al premier. Eppure - ed è raro - il discorso all' aula del Senato non è stato solo zuppo di slogan ed enunciazioni di principio. Renzi ha detto parole dure sulla crisi delle banche, e ha pure annunciato una battaglia contro il resto d' Europa sulle nuove regole che si vorrebbero introdurre.
«Oggi ci rendiamo conto che il vero tema delle banche in Europa è una questione enorme che riguarda la prima banca tedesca, oltre che la seconda banca tedesca», ha attaccato Renzi, aggiungendo: «Il dato di fatto è che, anziché preoccuparci dei titoli di Stato italiani o di altri Paesi che vengono acquistati dalle banche, bisogna avere la forza di dire che nella pancia delle banche, di molte realtà del credito europeo, c' è un eccesso di derivati, di titoli tossici».
Poi l' annuncio: «Noi metteremo il veto su qualsiasi tentativo che vuole andare a dare un tetto alla presenza di titoli di Stato nel portafoglio delle banche». Il premier pensava di raccogliere applausi bipartisan. E invece gli è toccata la doccia gelata che gli ha riservato Mario Monti: «Temo», ha spiegato l' ex premier, «e glielo dico con il dispiacere di chi ha pensato che anche sul piano europeo il suo governo potesse dare un contributo significativo, che lei rischi di far fare dei passi indietro importanti sia allo spirito di comunità in Europa, sia al contratto su cui ogni comunità si basa.
Questo secondo me sta facendo correre grossi rischi all' Italia e all' Europa. Lei ama l' Italia, ma la amiamo un po' anche noi. Non faccia al nostro Paese il torto di presentarlo come tradizionalmente e storicamente soggiogato all' Unione europea». E ha aggiunto che Bettino Craxi e Giulio Andreotti erano più statisti dell' attuale premier italiano.
Renzi non ha affatto gradito, e ha replicato acido: «Segnalo al professor Monti ciò su cui non sono d' accordo con lui, cioè l' impianto e l' approccio che egli ha avuto nel giudicare l' Italia e gli italiani. Quando lei ha lasciato il governo, presidente Monti c' erano 475 decreti del suo governo che dovevano essere attuati; ne abbiamo attuati circa 345.
E il deficit nel 2011 era al 3,9 per cento; nel 2012 era al 3 per cento; ed ora è, secondo noi, al 2,4 per cento e, secondo la Commissione, al 2,5 per cento. In ogni caso, è comunque il deficit più basso che mai un governo della Repubblica abbia avuto negli ultimi dieci anni. Quindi, sul tema del rispetto delle regole io non accetto lezioni, perché lo considero un valore».