BORIS NON MANGIA IL PANETTONE - AI PIANI ALTI DEL PARTITO CONSERVATORE BRITANNICO CHIAMANO IL PREMIER “IL TACCHINO RIPIENO CHE CAMMINA”: PRONTO CIOÈ PER ESSERE INFORNATO E SERVITO PER NATALE. JOHNSON NON SI È MAI RIPRESO DAL VIRUS E STA FACENDO SOLO ERRORI. È AI FERRI CORTI PURE CON LA GIOVANE FIDANZATA CARRIE SYMONDS, E GLI ASSEGNI DI MANTENIMENTO AI SEI FIGLI LO STANNO SVENANDO – PRONTO PER LA SUCCESSIONE IL POPOLARISSIMO CANCELLIERE DELLO SCACCHIERE, RISHI SUNAK
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Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera”
Quanto dura Boris? La domanda non è più tabù, i giornali inglesi ormai ne parlano apertamente. Ieri è toccato al Times , che ha pubblicato un ampio editoriale dal titolo inequivocabile: «L'anno prossimo dovrebbe portare un nuovo leader per i conservatori».
Il primo ministro appare esausto, scrive il giornale pur vicino al centro-destra, i suoi deputati sono ribelli e si avvicina il momento in cui appare «in carica ma non al potere». Si «vedono le ferite» e si sente «l'odore del sangue».
La lista dei fallimenti di Johnson è lunga: dunque «deve riconoscere che il 2021 è il momento di lasciare la scena». Perché altrimenti saranno i suoi a farlo fuori: «Sappiamo quanto spietato sia il partito conservatore con i leader considerati scaduti», quindi Boris dovrebbe preparare la sua uscita. In conclusione, i conservatori devono puntare al rinnovamento «nella primavera o nell'estate del prossimo anno».
E' una traiettoria stupefacente per un leader che lo scorso dicembre aveva condotto il suo partito al più grande trionfo dall'epoca della Thatcher: e che sembrava avere davanti a sé un glorioso decennio. Ma da allora, tutto è andato storto: sulla Gran Bretagna (e sul mondo) si è abbattuta la più grave emergenza dalla Seconda guerra mondiale, che ha messo a nudo tutti i limiti di Johnson.
Lui era un leader ottimista per tempi solari, non la guida di un Paese che ogni giorno fa la conta dei morti: lo stile guascone (e un po' cialtrone) poco si addice a una pandemia. D'altra parte, è Boris stesso che sta attraversando un periodo cupissimo: non trova soddisfazione nel fare il primo ministro, ha scoperto che il peso del comando è eccessivo per il suo carattere distratto e confusionario.
Come è stato detto, lui in fondo voleva «essere stato» premier, non «essere» premier. E' in uno stato confusionale aggravato dai problemi personali. Molto si è detto del fatto che dopo il divorzio è finito sul lastrico: e, come fanno notare nel partito, non si era mai visto finora un primo ministro in bancarotta.
Poi c'è il rapporto, non facile, con la giovane fidanzata Carrie Symonds: nonostante le smentite, si rincorrono le voci su una crisi della coppia, alimentate anche dalla sua recente vacanza da sola sul lago di Como. Insomma, dice una fonte vicina ai piani alti dei conservatori, nel partito ormai chiamano Boris «il tacchino ripieno che cammina»: pronto, cioè, per essere apparecchiato per Natale.
Un primo tentativo di deporlo, infatti, potrebbe scattare già prima delle feste. Ma la spallata decisiva i congiurati, che già affilano i coltelli, contano di darla per marzo. E intanto i candidati alla successione prendono posizione: il favorito è il Cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak, diventato il politico britannico di gran lunga più popolare grazie alle decise misure a sostegno dell'economia.
«Ma lui è Bruto - dice una fonte interna - e Bruto non prende il posto di Cesare. Aspettiamo un Augusto che riporti la pace». Una descrizione che porta a Jeremy Hunt, l'affidabile ex ministro degli Esteri che già aveva sfidato Boris l'anno scorso nella corsa alla leadership. Sempre che i Tories non decidano di affidarsi a un leader più giovane, un quarantenne come Tom Tugendhat, ex militare che ha servito in Iraq e in Afghanistan. Il «Johnsonismo», insomma, è finito prima ancora di nascere: siamo entrati in una lenta agonia che potrebbe trovare il suo esito più presto di quanto non ci si aspetti.