BRANCOLARE NEL BUIO - RIPRISTINATA L'ELETTRICITà NEL NORD DELL'INDIA, DOPO CHE VENTIDUE STATI DELL'INDIA SONO STATI PROGIONIERI DEL PIÙ GRANDE BLACKOUT DELLA SUA STORIA - 700 MILIONI DI PERSONE DI COLPO NEL PASSATO: NIENTE TRASPORTI, NIENTE INTERNET E CANDELE DAPPERTUTTO - IL GOVERNO INDIANO, PER TUTTA RISPOSTA, HA PROMOSSO IL MINISTRO DELL'ENERGIA - L'INDIA SI BASA QUASI SOLO SUL CARBONE, E A 300 MILIONI DI PERSONE L'ELETTRICITÀ NON È MAI ARRIVATA...


1- INDIA: BLACKOUT; ELETTRICITA' COMPLETAMENTE RIPRISTINATA
(ANSA-AFP) - Sono stati tutti riparati gli impianti elettrici finiti in panne che ieri e l'altro ieri hanno causato un gigantesco blackout nel nord dell'India. Lo rende noto oggi un responsabile della compagnia elettrica nazionale. "L'elettricità è stata completamente ripristinata sulla rete del nord, dell'est e del nordest", afferma S.K.Soonee, direttore della Power System Operation Corporation (Psoc), dopo il guasto senza precedenti che ha lasciato senza corrente elettrica metà del Paese asiatico.

L'elettricità è stata ripristinata del tutto durante la notte, grazie all'intervento degli ingegneri della Pscoc, la compagnia pubblica che gestisce la rete elettrica indiana. Il mega blackout si è avuto alle 13 di ieri ora locale (le 9:30 in Italia) è ha interessato una zona compresa tra la frontiera col Pakistan ed il confine di nordest con la Cina, incluse la capital New Delhi, Calcutta e Lucknow. La corrente è stata ripristinata poco a poco, zona per zona, a partire dal pomeriggio di ieri fino a questa notte. Lunedì già un altro grosso blackout aveva interessato 300 milioni di abitanti nel nord del Paese.

 

 

2- L'INDIA BRANCOLA NEL BUIO

Michele Farina per il "Corriere della Sera"

TRENI FERMI PER IL BLACKOUT IN INDIA

Settecento milioni di indiani sono rimasti senza elettricità. Colpiti dal blackout ventidue Stati. Treni fermi, candele in uffici e negozi, migliaia di aziende paralizzate, Internet fuori uso. In 700 milioni senza elettricità. Treni fermi in mezzo al nulla (con 300 mila passeggeri sopra), centrali spente, torce negli uffici, ventilazione manuale negli ospedali e generatori diesel negli aeroporti, migliaia di aziende bloccate e minatori senza ascensori, Internet fuori uso, cellulari scarichi e barbieri che tagliano i capelli a lume di candela come una volta.

TRENI FERMI PER IL BLACKOUT IN INDIA

Ieri gli indiani hanno fatto un breve quanto scioccante salto nel passato prossimo: mezzo subcontinente off, da est a ovest, dalla frontiera con il Bangladesh al confine con il Pakistan tremila chilometri di linee morte. Con il medagliere olimpico che piange, nel giro di 36 ore l'India ha battuto due volte il record mondiale di blackout elettrico. Quello di lunedì (370 milioni di persone al buio) è stata soltanto una prova tecnica per il grande botto.

Pensare che il ministro dell'Energia Sushilkumar Shinde aveva assicurato: emergenza rientrata. Ieri poco dopo le 13 è stato smentito: a cascata sono andate giù tre delle cinque mega-reti che tengono accesa la terza potenza economica dell'Asia con oltre 100 mila km di (scalcagnate) linee elettriche. Da Calcutta al Rajastan hanno collassato la nord, la nord-est e la est sotto il peso di 46 mila megawatt complessivi nel picco di carico.

BLACKOUT IN INDIA

La sud, rimasta in piedi, ha aiutato le altre (come hanno fatto per il secondo giorno consecutivo le centrali idroelettriche del minuscolo regno del Bhutan). In serata, secondo le autorità, il sistema era ripartito all'80%. Ventun province su 28 sono state coinvolte. Se i numeri assoluti sono inarrivabili (700 milioni di persone sono due volte la popolazione degli Stati Uniti), in percentuale c'è chi ha fatto di peggio (nel super blackout italiano del settembre 2003 rimase al buio per ore e ore il 95% del nostro territorio).

Metà dell'India si è salvata, con la parte tecnologicamente più avanzata che è rimasta accesa. Anche Mumbai, la capitale economica, è stata risparmiata. Mentre quella politica, New Delhi, ha vissuto un'altra giornata di caos spento, con il metrò in tilt, gli ingorghi nelle strade e una pioggia torrenziale che ha peggiorato le cose. Al Nigamboddh Ghat, un centro per la cremazione dei defunti, l'attività non si è fermata ma si è dovuti tornare ai vecchi metodi dei forni a legna. Anche la politica non si è fermata. Anzi si è mossa con celerità: il ministro dell'Energia, dopo il doppio blackout, ha lasciato la poltrona.

Rimozione? No: promozione. Possibile? Questa è l'ineffabile democrazia indiana: nel pieno dell'emergenza il governo ha annunciato un rimpasto (già deciso in precedenza secondo la versione ufficiale) grazie al quale Shinde è passato a dirigere il più importante ministero degli Interni mentre il collega che tiene i rapporti con le grandi corporation, Veerappa Moily, si è visto aggiungere anche la patata bollente (anzi fredda sarebbe meglio dire) dell'Energia.

INDIANI PER STRADA DURANTE IL BLACKOUT

L'India deve muoversi in fretta per risolvere un deficit ormai insostenibile, che minaccia lo sviluppo della undicesima economia mondiale: con i suoi 1,2 miliardi di abitanti sorpasserà presto la Cina (se non altro all'anagrafe) diventando la più popolosa nazione del mondo.

Popolosa sicuro, illuminata non ancora: già per rispondere alla domanda attuale il sistema è sotto del 10%. Bisogna considerare che oltre 300 milioni di indiani oggi non hanno neppure una lampadina da accendere. Vivono in case senza elettricità. Il blackout di ieri ha avuto, se non altro, un certo effetto democratico. La «livella» energetica: tutti al buio, come gli ultimi contadini nei villaggi senza luce. Ma cosa accadrà domani, quando diventeranno anche loro (si spera) classe media con l'aria condizionata? Il piano del governo è aumentare del 44% in cinque anni la produzione di energia. Per migliorare le infrastrutture servono almeno 110 miliardi di dollari.

BLACKOUT india

Il problema immediato ha un nome: carbone. Più della metà della capacità energetica indiana (205 gigawatt) si basa su combustibili fossili (e quasi al 50% sul carbone). Le centrali idroelettriche, che secondo i padri della nazione come il Pundit Nehru dovevano essere «i templi della nuova India», concorrono soltanto per il 12% della produzione mentre il nucleare è fermo al 3%.

Il paradosso è che l'India è al quarto posto per l'estrazione del minerale nero. Eppure non ne estrae a sufficienza per il crescente fabbisogno interno. L'azienda «Coal India Ltd» è il maggior player mondiale con quasi 400 mila dipendenti. Detiene, per legge, il monopolio dell'attività estrattiva. E i monopoli, si sa, spesso non sono sinonimo di efficienza. Poi ci sono i prezzi dell'energia al consumo mantenuti bassi dai politici, i ritardi nell'apertura di nuove miniere dovuti ai (sacrosanti) vincoli ambientali. Energia, ecologia e democrazia non sempre fanno rima. Il doppio blackout dell'estate 2012 servirà a dare una scossa al governo dei rimpasti al buio?