LA “BRIGATA” DELNEVO – LA RETE ESTREMISTA INTORNO ALL’ITALIANO UCCISO IN SIRIA: “ERA LÌ NON PER ROVESCIARE ASSAD MA PER RECLUTARE ALTRI GUERRIGLIERI”


Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"

«Voi non capite, non potete capire». Alla fine tutto si riduce a questo. Al tentativo di trovare spiegazioni razionali per una scelta così forte come quella fatta da Ibrahim Giuliano Delnevo, convertito all'Islam e morto su un campo di battaglia siriano, a migliaia di chilometri di distanza da casa e dal mondo in cui era cresciuto.

Giuliano Ibrahim Delnevo

Umar Andrea Lazzaro nega qualunque possibilità all'interlocutore. Siamo mondi separati, dice, destinati a rimanere tali. È stato l'amico del ragazzo ucciso, con il quale ha condiviso la prima scelta, quella che lui chiama l'abbraccio del Corano. La sua bussola è sempre stata l'odio verso l'America. Ha militato in Forza Nuova, curiosamente la formazione dell'ultradestra con l'impronta di integralismo cattolico più marcata. Ha frequentato il circolo del Fronte Nazionale, una libreria nel centro di Genova. In ultimo, ha scoperto la vocazione islamica. Lazzaro ha preferito restare nella sua Valbisagno, a gestire il suo blog dove si interpreta la dottrina e si forniscono risposte sui comportamenti del buon
musulmano. «A me bastava così».

A Giuliano invece no. Nel 2005, dopo la fine del quarto anno d'istituto tecnico, il fratello maggiore gli aveva trovato un lavoro estivo ai cantieri navali di Ancona. Aveva stretto amicizia con un gruppo di ragazzi musulmani, dove il «capo» era un medico siriano.

Giuliano Ibrahim Delnevo

Al ritorno a Genova, la decisione di convertirsi insieme all'amico. I suoi cambiamenti sono sempre avvenuti in pubblico. Fino alla fine. Venne indagato il primo novembre 2009. Al ritorno da un viaggio a Londra, dove aveva partecipato a un gruppo di studio coranico, aveva dichiarato di voler diventare un combattente dell'Islam. L'accusa nei suoi confronti era quella del reclutamento, anche se non c'è mai stata prova del fatto che la sua attività, soprattutto online, avesse mai fatto proseliti.

MUSULMANI A LONDRA

Senza saperlo, era diventato uno strumento per i magistrati, che attraverso di lui cercavano di ricostruire la rete di estremismo religioso a Genova e dintorni. Era lui a tenere stretti contatti con i più ferventi sostenitori liguri della Jihad. Su questo tema in Procura operano una distinzione di una certa importanza. La scelta di andare a combattere con i ribelli del regime siriano appartiene alla sfera del libero arbitrio. Ma Giuliano, questo si evince dalle sue intercettazioni telefoniche, non era interessato al rovesciamento del regime di Assad, ma alla Jihad.

Musulmani in preghiera nella moschea Merkez di Duisburg in Germania

L'inchiesta dei magistrati era cominciata negli anni del dibattito sull'apertura della nuova moschea a Genova, che tra il 2009 e il 2012 aveva raggiunto toni molto accesi mettendo contro islamici moderati e radicali. Nella primavera dello scorso anno si era fermata, per mancanza di elementi. Tragico paradosso, è stata proprio la partenza di Giuliano per la Siria a riattivare l'inchiesta. Carlo Delnevo, suo padre, racconta che lo scorso inverno raccolse da terra i jeans del figlio nella casa che condividevano nel quartiere del Carmine. Gli aveva raccontato di essere appena tornato da Londra. Dalla tasca cadde una carta d'imbarco per la Turchia.

Musulmani in preghiera davanti al Campidoglio a Washington

Nel novembre del 2012 avviene l'ultima partenza di Giuliano per il Medio Oriente. Il padre lo chiama per sapere se possono vedersi, sono giorni che non sa dov'è. La risposta di Ibrahim è come un secchio di acqua gelata in faccia. «Papà sono ad Antiochia, vado a combattere in Siria». Da allora le conversazioni di Carlo Delnevo con il figlio scandiscono un percorso di guerra. Due mesi fa: «Sono vicino ad Aleppo, ci alleniamo ma non è massacrante». Un mese fa: «L'altro giorno ho visto un caccia con la bandiera siriana». Dieci giugno: «Stanno arrivando, ma io sono forte, e comunque non torno in Italia a fare il mullah». Martedì 11 giugno: «Sono nel campo, vedo i nemici a cento metri». Poi più nulla.

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