BRINDISI RIMANDATO - IL MOSTRO SBATTUTO IN PRIMA PAGINA E POI RILASCIATO CON TANTE SCUSE - LA PROVA REGINA? UN ARTICOLETTO SU UN GIORNALE VECCHIO DI 5 ANNI CHE PARLAVA DELLA SCUOLA MORVILLO-FALCONE RITROVATO A CASA DEL SOSPETTO - L’ALIBI DI FERRO DELL’EX UFFICIALE DELL’AERONAUTICA RAFFAELE NICOLI: “ERO DA MIO FIGLIO A BARI, DOVE SONO ARRIVATO IN AEREO DALLA GRECIA” - “SE AVESSI DORMITO A BRINDISI, A QUEST’ORA IL VERO ASSASSINO L’AVREBBE FATTA FRANCA”…


Gian Marco Chiocci per "Il Giornale.it"

ATTENTATO A BRINDISI
ATTENTATO A BRINDISI - LE TELECAMERE SUL CHIOSCO DELL'EDICOLA HANNO PERMESSO DI TRACCIARE L'IDENTIKIT DEL COLPEVOLE

«Il mostro dietro al chiosco della scuola non sono io! E se adesso non mi trovo in galera al posto del vero assassino è solo per una straordinaria coincidenza: quand'è scoppiata la bomba alla scuola mi trovavo lontano da Brindisi».

Ancora trema, il Grande Sospettato. È precipitato all'inferno, ma è tornato a respirare l'aria buona di campagna dove s'è nascosto per sfuggire ai media e alla folla inferocita pronta a linciarlo.

Raffaele Niccoli, padre di tre ragazzi, ufficiale dell'aeronautica militare in pensione, è stato a lungo sospettato di essere il killer di Melissa perché l'apparenza lo incastrava alla perfezione: l'età coincideva, il fisico e il volto pure, quei trascorsi lontanissimi nell'Arma azzurra collegata ai sospetti di vicinanza al Sismi, alle frequentazioni con cittadini mediorientali, alla passione per l'elettronica, sembravano completare il puzzle.

Era troppo perfetto per non essere il mostro, e infatti il mostro non era. Torchiato fino all'alba dagli investigatori, è stato rilasciato con tante scuse. Ma il suo nome è trapelato lo stesso, e la foto che aveva postato su facebook ha fatto il giro del mondo accompagnata a interrogativi che non avevano ragion d'essere.

ATTENTATO A BRINDISI
ATTENTATO A BRINDISI - AGENTI AL LAVORO INTORNO ALL'EDICOLA A POCHE DECINE DI METRI DALLA SCUOLA MORVILLO FALCONE

Grazie ai preziosi consigli del suo avvocato Paolantonio D'Amico, Niccoli non è andato fuori di testa, ha tenuto la barra dritta, ha evitato di finire in pasto all'opinione pubblica anche quando la polizia ha ufficialmente dichiarato che Niccoli era completamente estraneo all'uomo misterioso ripreso nel video.

Il mostro per un giorno affida al proprio legale il resto del suo amaro sfogo. «Sono state le ore più lunghe e drammatiche della mia vita. Credevano davvero fossi io l'autore di quel gesto agghiacciante e vigliacco, un poliziotto pensava di avermi riconosciuto ma non era così».

E com'era allora? Tocca all'avvocato mettere a posto i tasselli mancanti. «In questura, alla visione del video, pensavano davvero che l'attentatore fosse Raffaele. Tant'è che alle otto la Digos si presenta sotto casa e lo blocca». L'interessato racconta di esser rimasto di sasso. Senza parole. Quando inizia la perquisizione a casa contestualmente finisce dritto in questura. Nel corso dell'interrogatorio gli chiedono conto di un foglio di giornale con l'immagine dell'istituto Morvillo rinvenuto in cucina.

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Un indizio devastante? «Macché -sbotta l'avvocato D'Amico - per prima cosa non era un foglio di giornale a se stante bensì una copia di un quotidiano locale, Senza Colonne, del luglio di cinque anni prima, dove a pagina 13 c'era un articolino che dava conto delle pagelle delle studentesse in quell'istituto». Eppoi a scagionarlo definitivamente è stato il riscontro sul suo alibi.

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«Il giorno prima del fermo ero a Bari, dove sono arrivato in aereo dalla Grecia». Dopodiché la Dea Bendata gli ha stampato un bacio in fronte mandandolo a dormire a casa del figlio a Bari. «L'indomani - prosegue l'avvocato -di buon ora si è svegliato ed è partito alla volta di Brindisi dove è arrivato intorno a mezzogiorno, quasi quattro ore dopo l'esplosione».

Se avesse tirato dritto senza fermarsi dal primogenito, a quest'ora l'Italia sarebbe un paese in festa per aver assicurato alle patrie galere un colpevole, che tale però non sarebbe stato.

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«Lo hanno sentito a sommarie informazioni testimoniali fino alle 6 del mattino di domenica - chiosa il legale - e quando hanno fatto tutti i riscontri sull'alibi di Niccoli avendo solo a quel punto contezza che nulla c'entrava con la strage, lo hanno lasciato libero». Lui come altri sospettati poi rilasciati. «Peccato però - conclude D'Amico - che solo il suo di nome sia uscito a quel modo.

ATTENTATO A BRINDISI

Raffaele non ce l'ha con la polizia che giustamente ha scavato in ogni direzione. Ce l'ha con chi gli ha distrutto la vita senza pensare alle conseguenze». Il tempo di concludere la chiacchierata e Niccoli tira un sospiro lungo così. «Ho avuto paura quando mi sono accorto che tutta Brindisi, e l'Italia intera, parlava di me. Sono scappato, mi sono nascosto e ancora adesso faccio fatica a riconquistare un briciolo di serenità. Penso a quella povera ragazza, all'assassino che l'avrebbe fatta franca se anziché dormire a Bari avessi dormito a Brindisi.

Penso alla caccia all'untore da cui mi sono salvato: nella peggior sfortuna sono stato incredibilmente fortunato».