Enrico Marro per www.corriere.it
L’emergenza coronavirus ci ha fatto toccare con mano quanto la burocrazia ostacoli l’applicazione dei provvedimenti. E siamo tutti d’accordo che la ripartenza dell’economia dovrà poggiare su massicci investimenti per piccole e grandi opere: infrastrutture materiali e immateriali di cui l’Italia ha urgente bisogno.
In questo senso la pandemia e i massicci stanziamenti messi in campo dal governo e dall’Europa possono rappresentare un’occasione unica per ammodernare il Paese e rimettere in moto il sistema economico. A patto però di saperla cogliere.
Ecco perché si attribuisce grande importanza al decreto legge Semplificazioni, la cui bozza è ormai pronta e che potrebbe andare questa settimana all’approvazione del consiglio dei ministri.
Si tratta di una cinquantina di articoli che affrontano i diversi aspetti del problema, conciliando approcci diversi presenti nella maggioranza: i 5 Stelle che puntavano sul modello Genova dei commissariamenti diffusi, il Pd più prudente e contrario allo smantellamento del codice degli appalti.
Alla fine la proposta messa a punto dal governo, tra innovazioni interessanti e riproposizione di vecchi schemi risultati inutili in passato, potrebbe smuovere le acque. Sempre che il consiglio dei ministri prima e il Parlamento poi si diano una mossa nell’approvazione della riforma.
La sindrome della firma e la nuova disciplina dell’abuso d’ufficio
Tra le novità potenzialmente più capaci di sbloccare la situazione ci sono senza dubbio le norme sulle quali ha insistito il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per il superamento della cosiddetta sindrome della firma, che trattiene i funzionari pubblici dal dare il via libera a qualsiasi opera per il timore di finire sotto inchiesta da parte di qualche procura della Repubblica sempre pronta a contestare l’abuso d’ufficio, col rischio di dover rispondere anche di danno erariale alla Corte dei Conti.
In questo senso gli articoli della bozza che circoscrivono l’abuso d’ufficio e la responsabilità erariale ai comportamenti dolosi vanno nella direzione giusta. Così come le norme che velocizzano le procedure in materia di Valutazione di impatto ambientale (Via) e di autorizzazioni da parte degli enti locali.
Queste procedure , come ammette lo stesso governo, oggi possono durare anche 10 anni. Il decreto prevede l’introduzione di poteri sostitutivi del ministero dell’Ambiente, se l’amministrazione competente non provvede, e in ogni caso la fissazione di termini massimi per le autorizzazioni. È prevista inoltre una procedura speciale accelerata per le opere ricomprese nel Programma nazionale integrato Energia e Clima.
Pochi commissari ad hoc
Per velocizzare le prime fasi, quelle dell’appalto, il governo propone che, fino al 31 dicembre 2021, si proceda senza gara ma con l’affidamento diretto per le opere fino a 150mila euro e con la trattativa diretta con almeno 5 operatori per quelle di importo superiore, riservando la gara vera e propria solo a quelle sopra i 5 milioni, ma prevedendo la possibilità di derogare con procedure a trattativa ristretta anche per le opere di rilevanza nazionale individuate dalla presidenza del Consiglio.
Per l’attuazione delle stesse non verranno nominati commissari ad hoc (previsti solo per particolari opere di elevata complessità), ma le amministrazioni competenti potranno esercitare poteri straordinari in deroga a ogni disposizione di legge salvo le norme penali. Vengono inoltre semplificate le procedure di certificazione antimafia, incrociando le informazioni già presenti nelle banche dati della pubblica amministrazione.
Le intenzioni sono tutte lodevoli. Ma non si può non ricordare i precedenti tentativi, tutti falliti, di individuare le infrastrutture prioritarie da realizzare (di recente la viceministra dell’Economia, Laura Castelli, ha detto che ci sono ancora 127 miliardi di euro da spendere) così come le promesse di incrociare le banche dati.
Arriva anche il Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche: «Beneficiari del fondo sono quindi le stazioni appaltanti e le somme sono destinate a finanziarie la prosecuzione delle opere necessarie alla realizzazione dell’infrastruttura. Infine: l’articolo 30 della bozza è dedicato alle misure di semplificazione per la realizzazione della banda larga. Anche qui, non è la prima volta.
Pubblica amministrazione: smart working e autocertificazioni da app
Molte norme riguardano ovviamente la Pa, come quelle che obbligano le amministrazioni pubbliche a favorire lo smart working dei dipendenti: la Pa dovrà sviluppare i propri sistemi con modalità idonee a consentire l’accesso da remoto ai propri dipendenti e favorire così il lavoro agile. Novità anche per le autocertificazioni, che potranno essere compilate dagli utenti direttamente attraverso una app da pc o smartphone. In generale, in tema di identità digitale, domicilio digitale e accesso ai servizi digitali è fatto «obbligo per le amministrazioni di offrire i servizi anche in modalità digitale e su mobile» tramite tramite Spid e Cie (Carta di identità elettronica) e tramite l’AppIo.
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