BRUXELLES DÀ UN VIA LIBERA A METÀ ALL'ACCORDO TRA GIORGIA MELONI ED ERI RAMA – SECONDO LA COMMISSARIA EUROPEA AGLI AFFARI INTERNI, YLVA JOHANSSON, L'ACCORDO TRA ITALIA E ALBANIA PER LA GESTIONE DEI MIGRANTI “NON VIOLA IL DIRITTO COMUNITARIO PERCHÉ NE È AL DI FUORI. SI APPLICA A TUTTI I SOCCORSI EFFETTUATI DA NAVI ITALIANE AL DI FUORI DELLE ACQUE TERRITORIALI ITALIANE E QUINDI EUROPEE” – DIVERSAMENTE, UN SALVATAGGIO IN ACQUE EUROPEE PORTA ALL’APPLICAZIONE DEL REGOLAMENTO DI DUBLINO – E I SALVATAGGI DI GUARDIA COSTIERA E FINANZA IN ACQUE INTERNAZIONALI SONO STATI RARI FINORA...
-Estratto dell’articolo di Alessandra Ziniti per “la Repubblica”
«L’accordo Italia-Albania non viola il diritto comunitario perché ne è al di fuori», annuncia la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson. E nel giorno in cui la Corte Suprema inglese dichiara illegale il piano del premier Sunak per il trasferimento in aereo in Ruanda dei richiedenti asilo, a Roma il governo tira un sospiro di sollievo.
Provando ad ignorare la seconda (e fondamentale) parte del verdetto degli uffici giuridici della Ue, e cioè che il protocollo firmato da Giorgia Meloni ed Edi Rama si pone fuori dal diritto comunitario nella misura in cui — spiega la commissaria europea — «l’intesa sembra applicarsi a tutti i soccorsi effettuati da navi italiane in alto mare, ovvero al di fuori delle acque territoriali italiane e quindi europee ». È questo il fondamento su cui basa la valutazione dell’Europa.
Diversamente, un salvataggio condotto in acque europee porterebbe all’applicazione del diritto di asilo dell’Ue, come previsto dai trattati e dal regolamento di Dublino.
Ed è proprio qui che — di fatto — quello della Ue non si traduce affatto in un via libera all’accordo.
Perché se è vero — come annunciato da Giorgia Meloni — che l’intesa riguarda esclusivamente i migranti che verranno soccorsi da navi militari italiane e portati direttamente in Albania, è altrettanto vero che motovedette e navi della Guardia costiera e della Guardia di finanza operano quasi esclusivamente in acque territoriali italiane e solo in casi di rischio imminente per l’incolumità dei migranti si spingono fuori dalle acque territoriali in una zona che, considerata la rotta principale da Libia e Tunisia, ricade tutt’al più in acque maltesi, dunque ad ogni effetto acque europee.
Di soccorsi “in alto mare”, acque internazionali che si spingono fino al confine con le acque libiche, i mezzi militari italiani non ne fanno dai tempi dell’operazione Mare Nostrum quando le regole di ingaggio erano ben altre e le nostre navi arrivavano fin sotto le coste libiche.
Ma non sono certo queste le circostanze immaginate da Meloni nel mettere a punto l’accordo con l’amico Rama. Accordo che, al momento, si limita ad una cornice che gli uffici legislativi dei ministeri dell’Interno, degli esteri e della Giustizia stanno cercando di riempire con norme in grado di rispondere all’indirizzo politico del governo (ieri riunione interlocutoria a Palazzo Chigi) ma che rischiano di cozzare con il diritto nazionale e con quello internazionale […]
I capigruppo delle opposizioni alla Camera, compatti, hanno inviato una lettera al presidente della Camera Lorenzo Fontana chiedendogli «di compiere tutti i passaggi necessari, affinché l’accordo tra Italia e Albania sia trasmesso alle Camere nelle dovute forme e le prerogative del Parlamento siano compiutamente rispettate».
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In Albania, invece, l’accordo è stato approvato ieri dal governo e passerà alla ratifica del Parlamento. Quanto al decreto Cutro, visto l’ostruzionismo delle opposizioni e i tempi stretti (il provvedimento dovrà essere convertito in legge entro il 4 dicembre), il governo ancora una volta forzerà la mano con un voto di fiducia previsto per il 24 novembe.